L’immigration dans les textes. France 1789-2002
Janine Ponty, L’immigration dans les textes. France 1789-2002, Paris, Belin, 2003, 416 pp.
Archivio Storico dell'Emigrazione Italiana
Janine Ponty, L’immigration dans les textes. France 1789-2002, Paris, Belin, 2003, 416 pp.
Judith Rainhorn, Paris, New-York : des migrants italiens, années 1880- années 1930, Paris, CNRS éditions, 2005, 234 pp. Per quanto, a causa degli imperativi editoriali, costituisca una versione molto ridotta di una tesi di dottorato,
Continue readingPresenze in terra straniera. Esiti letterari in età moderna e contemporanea, a cura di Graziella Pagliano, Napoli, Liguori, 2005, 156 pp.
Arturo Giovannitti, , a cura di Martino Marazzi, Isernia, Cosmo Iannone, 2005, 380 pp.
L’accresciuta attenzione per tutti i risvolti culturali dell’emigrazione italiana ha ultimamente favorito un enorme recupero della letteratura italiana d’ambito migratorio. La raccolta poetica di Giovannitti Parole e sangue, uscita originalmente nel 1938 e oggi curata per il pubblico italiano da Martino Marazzi, ci permette di riscoprire un personaggio molto interessante: pastore protestante dopo la traversata oceanica, quindi agitatore sindacale e leader socialista, nonché oratore e giornalista, infine combattente antifascista, ma anche poeta, uomo di teatro e romanziere. E soprattutto, per quanto qui ci riguarda, autore politico e letterario in due lingue, anzi bilingue: con fenomeni di auto-traduzione e di elaborazione parallela nelle due lingue, che rendono quanto meno curiosa un’operazione per altro destinata al fallimento letterario, come da tempo lo stesso Marazzi ricorda (cfr. il suo Misteri di Little Italy, Milano, Franco Angeli Editore, 2001, pp. 87-90).
Gianni Paoletti, John Fante. Storie di un italoamericano, Foligno, Editoriale Umbra, 2004, 195 pp.
Sara Antonelli, Anna Scacchi, Anna Scannavini, , a cura di Anna Scacchi, Roma, Donzelli, 2005, 280 pp.
Per quanto l’insediamento italo-statunitense sia ormai di vecchia data, alcuni recenti studi offrono importanti elementi per comprendere la questione della sua integrazione. La riflessione di Antonelli, Scacchi e Scannavini sviscera il problema della lingua (gli Stati Uniti sono un paese anglofono o plurilingue e che spazio vi hanno e vi hanno avuto gli idiomi degli immigrati). Al proposito Scacchi ricorda nel primo capitolo come Henry Louis Mencken, innocentista nell’affaire Sacco e Vanzetti e autore di uno dei primi voluminosi trattati sull’anglo-americano, abbia scritto che i due anarchici erano stati condannati soltanto perché parlavano male l’inglese: in caso contrario, qualsiasi giudice avrebbe immediatamente capito l’assurdità delle accuse rivolte loro. Paoletti ricostruisce invece un caso di studio letterario nel sesto quaderno del Museo Regionale dell’Emigrazione di Gualdo Tadino: le difficoltà incontrate da John Fante nel venire a patti con la sua nuova patria e con la famiglia e il gruppo d’immigrati nel quale era cresciuto.
Dominic Candeloro, Chicago’s Italians. Immigrants, Ethnics, Americans, Charleston, SC, Arcadia, 2003, 160 pp.