If the Sidewalks of These Streets Could Talk

Altri modenesi – Temi e rappresentazioni per un atlante della mobilità migratoria a Modena

Antonio Canovi, Nora Sigman, Altri modenesi – Temi e rappresentazioni per un atlante della mobilità migratoria a Modena, Torino, EGA, 2005, 222 p.

 

 Questo volume offre allo stesso tempo un numero impressionante di informazioni, una riflessione, sia pure implicita, sullo studio globale dei fenomeni migratori e alcuni suggerimenti molto interessanti per lavori futuri.
Questi ultimi nascono in primo luogo dal carattere locale, provinciale, modenese del volume, malgrado i dati regionali o nazionali e malgrado l’ampiezza obbligatoriamente mondiale di qualsiasi studio dell’emigrazione italiana e, oggi, sull’immigrazione in Italia. Si possono immaginare pubblicazioni dello stesso tipo per altre o per tutte le altre province italiane, in modo da ottenere un quadro completo e di procedere a comparazioni sempre più illuminanti perché estremamente precise. Altri spunti possono sorgere dalla frustrazione per i limiti imposti dal lavoro editoriale, che impone una selezione delle informazioni perché l’oggetto globale è troppo vasto, o anche per qualche sbavatura dovuta al carattere pionieristico del lavoro.
Queste considerazioni rinviano a una riflessione sullo studio delle migrazioni. Di fatto il volume propone un approccio globale nel suo oggetto e pluridisciplinare nella sua pratica. Le migrazioni studiate sono sia quelle dalla provincia di Modena sia quelle verso la provincia di Modena; e queste ultime sono a loro volta tra comuni, cioè interne all’Italia, oppure internazionali e transoceaniche. Tutto ciò permette di non separare le tradizioni della mobilità e la recente trasformazione dell’Italia in paese di immigrazione: i modenesi in Francia o nel Cile e i ganesi, albanesi o pachistani a Nonantola, Montecreto o Carpi, lasciando pure spazio sia per gli emigrati sorvegliati dalla polizia politica di Mussolini (e dei governi precedenti) e ai volontari nella Spagna repubblicana, sia per le partenze del 1936 verso l’impero coloniale, per i lavoratori forniti alla Germania di Hitler, persino per i fuoriusciti repubblichini del 1945. Tutto ciò permette inoltre di comparare su una durata abbastanza lunga spostamenti più o meno ampi e più o meno definitivi al livello del comune (e persino, ma di sfuggita, della frazione): ne consegue, per esempio, la sottolineatura degli effetti dello sviluppo dei distretti industriali nel periodo successivo al 1970. La pluridisciplinarità si mostra nella volontà di associare la storia e la geografia moltiplicando le carte geografiche, cosa che facilita molto le comparazioni e ha un notevole valore euristico. È quanto sanno, per lo meno in teoria, i paesi nei quali le due discipline sono tradizionalmente abbinate, ma può apparire nuovo quando per gli storici la consorella disciplinare è la filosofia, con grande vantaggio per la storia delle idee.
I risultati di questa operazione sono molto interessanti: una quantità di dati e di analisi non soltanto dei due autori principali, ma anche di una decina di altri collaboratori. Così uno studio sulla mobilità dal 1861 al 1991 presenta in una serie di istantanee cronologicamente concatenate l’evoluzione in ogni comune dei residenti, dei migranti temporanei, di coloro che si sono trasferiti all’estero. Sei momenti di svolta sono identificati e corrispondono a comportamenti globali nettamente differenziati: per esempio, la tendenza a emigrare soprattutto in Argentina nel 1886-1895; l’importanza dell’ondata di partenze nel 1947-1951; la spinta verso la Svizzera nel 1959-1963, pur se la Francia resta anche allora la destinazione principale. Sono egualmente studiate le destinazioni, le professioni o per lo meno la ripartizione tra agricoltori e non-agricoltori, le naturalizzazioni degli emigrati in Francia, gli effetti delle migrazioni antiche sui gemellaggi e gli accordi tra città, i gruppi nazionali presenti nel 2003, la suddivisione sessuale (le donne oscillano tra il 40 e il 46%), il ruolo dei bambini e dei giovani delle differenti province della regione nei vari livelli d’insegnamenti, ecc. Si aggiungono altre informazioni generali assai utili per comprendere i fenomeni trattati: per esempio le variazioni della definizione legale di emigrato a seconda delle epoche, e una serie di microstorie che ci portano dalla Polonia al Cile e da Cordoba a Carqueiranne. Testimonianze, lettere, documenti amministrativi, discorsi, canzoni, ecc., compongono un mosaico aperto, che comprende le esperienze nelle miniere di Cherry (Illinois 1909), Dawson (New Mexico 1913) o Marcinelle (Belgio 1956) o l’azione di Angelo Donati contro l’antisemitismo nella Francia della Seconda guerra mondiale.
In conclusione ci sono certamente degli elementi da riprendere, delle precisazioni da aggiungere, delle carte da ridisegnare: per esempio, la rete delle agenzie consolari e dei consolati italiani nel 1886-1891 e nel 1903-1905 produce delle carte troppo vuote. Inoltre il reperimento basato su piccoli drappelli nazionali dice poco, è scarsamente comprensibile e troppo impreciso. Ma domandare ancora di più prova che quanto offerto – e che già costituisce un grosso apporto – è di grande interesse: riguardo alla carte lo sforzo iniziale è già notevole e si può sperare che questa prova farà scuola. L’augurio è dunque che questo Atlante ispiri lavori futuri, che la formula sia messa ancora più a punto, sviluppata ed estesa.