Lo scorso 22 giugno, Peter D’Agostino, Assistant Professor of History and Catholic Studies alla University of Illinois di Chicago, è stato assalito brutalmente da ignoti a pochi isolati dalla sua abitazione di Oak Park, un sobborgo di Chicago. D’Agostino è morto poco dopo in seguito alle ferite riportate all’aggressione, dovuta probabilmente ad un tentativo di rapina. Lascia la moglie Mary, anch’essa docente di storia, e la figlia Rita di appena un anno e mezzo. La notizia ha provocato vivo sgomento nella comunità scientifica italiana e americana e fra i colleghi di D’Agostino, fra i quali era stimato non solo per le sue qualità accademiche, ma anche per la sua umanità e gentilezza.
Originario di New York, D’Agostino si era laureato nel 1984 in Religious Studies alla Brown University di Providence, Rhode Island, conseguendo in seguito prima un master (1987), poi il Ph.D. in History of Christianity (1993) presso la University of Chicago. Specializzato in storia religiosa americana, storia del cattolicesimo e storia d’Italia, nel 1994-1995 è stato Visiting Assistant Professor alla University of Illinois di Chicago, dal 1995 al 2001 Assistant and Associate Professor of Religious Studies and History allo Stonehill College di North Easton, Massachusetts, per poi passare definitivamente alla University of Illinois, dove insegnava dal 2001.
Attivissimo ricercatore d’archivio negli Stati Uniti e in Italia (dove si recava periodicamente e di cui conosceva bene la lingua), nel corso della sua carriera ha ottenuto vari riconoscimenti dalla University of Chicago, ma ha conseguito anche premi come il Giovanni Agnelli Foundation Italian American Studies Fellowship for Dissertation Research in the Social Sciences (1990-1991), un Agnelli Grant in Aid for Doctoral Research dell’Immigration History Research Center di Minneapolis (1991) e il Fulbright Junior Faculty Researh Fellow in Modern Italian History (1996).
Recensore di volumi e autore di voci di dizionario (D’Agostino 2000a, 2001), D’Agostino ha approfondito temi di storia ecclesiastica (D’Agostino 1997/98, 2000b, 2003), interessandosi anche alla vita religiosa degli italiani di New York (D’Agostino 1999) e al ruolo dei sacerdoti cattolici italiani negli Stati Uniti (D’Agostino 1993) rispetto all’ethnicity e al nazionalismo del gruppo etnico italo-americano (D’Agostino 1994, 1997a) e al fascismo italiano (D’Agostino 1997b, 1998). Inoltre, lo storico italoamericano ha svolto un’interessante analisi inerente le influenze dell’antropologia criminale italiana di Lombroso, Ferri e Niceforo sul nativismo xenofobo anglosassone che negli anni Venti portò negli Stati Uniti all’approvazione di leggi anti-immigratorie (D’Agostino 2002).
Gli anni di studio dedicati a queste tematiche hanno trovato coronamento nella pubblicazione di Rome in America. Transnational Catholic Ideology from the Risorgimento to Fascism (Chapel Hill, NC – Londra, University of North Carolina Press, 2004), premiato con il Frank S. and Elizabeth D. Brewer Prize of the American Society of Church History. Il volume, scritto con un stile narrativo lineare e chiaro, si basa su una impressionante documentazione archivistica che D’Agostino ha visionato nell’arco di tredici anni di ricerche svolte fra archivi e biblioteche italiane e americane (ben trentaquattro); ottimo anche il controllo della letteratura italiana, spesso invece trascurata, a causa di deficienze linguistiche, da molti autori americani che si occupano di temi di storia d’Italia.
Periodizzando in tre fasi storiche (1848-1914; 1914-29; 1929-40) D’Agostino si prefigge di smentire una diffusa convinzione della storiografia americana per la quale i rapporti fra l’Italia unita e la Santa Sede fino alla Seconda guerra mondiale siano stati meri accadimenti della storia italiana ed europea, privi di ripercussioni su quella statunitense. Tracciandone le origini nei moti rivoluzionari del 1848, che portarono al momentaneo allontanamento del Papa da Roma e all’istituzione della Repubblica romana, D’Agostino sottolinea invece come la «questione romana», ovvero la disputa fra Italia e Santa Sede riguardo la temporalità del potere papale, rappresentasse un costante motivo di interesse per i cattolici nel mondo, specialmente per quelli americani, per i quali, indipendentemente dalla classe sociale o dall’etnia, Roma e il Papato erano i miti su cui si fondava la propria «comunità immaginata». Il volume di D’Agostino ci dice come per i cattolici americani proprio la «questione romana» rappresentasse l’elemento fondante di una un’identità americana ma alternativa a quella protestante e liberale, che plaudiva all’Italia liberale e alle sue politiche anti-papiste. Scoppiata nel 1861 con l’unificazione italiana e aggravatasi nel 1870 con la presa di Roma da parte delle truppe del Regno d’Italia, fino alla Prima guerra mondiale per la Santa Sede la «questione romana» fu un problema da affrontare con la massima intransigenza, negando la legittimazione dello Stato italiano e vietando ai cattolici la partecipazione elettorale (divieto, però, parzialmente rimosso nel 1905 e nel 1919). La Santa Sede trovò sempre l’incondizionato sostegno dei cattolici americani, che fecero del «neoguelfismo» (cioè la dottrina che propugnava un’Italia unita governata dal Pontefice) la propria base ideologica. L’intransigenza della Santa Sede impose, però, ai cattolici americani una ridefinizione della propria identità, quando nel 1864 Pio XI condannò apertamente la modernità e il liberalismo, contravvenendo così a principi propri della Costituzione americana: non potendo venir meno alla identità statunitense, i cattolici assunsero il teorema dell’arcivescovo di Baltimora Martin J. Spalding, secondo il quale negli Stati Uniti si era affermato un liberalismo benevolo ed «eccezionale» rispetto a quello corrotto e viziato degli «infedeli» europei. Anche per la comunità di immigrati italiani negli Stati Uniti, in prevalenza cattolici, si posero problemi di identità, a causa del loro legame di cittadinanza con lo Stato italiano e spirituale con la Santa Sede. Tale dualismo si manifestò in occasione delle dispute riguardanti l’opportunità o meno di rendere omaggio nelle Little Italies ai sovrani d’Italia Vittorio Emanuele II e Umberto I (scomparsi rispettivamente nel 1878 e nel 1900), oppure di festeggiare l’anniversario della presa di Roma.
Nel dopoguerra, l’attenuazione dei toni sulla «questione romana» da parte della Santa Sede trovò un immediato seguito fra i cattolici americani, i quali avevano dimostrato la loro forza di lobby politica sostenendo attivamente la Santa Sede nel proprio progetto (poi fallito) di giocare un ruolo di rilievo alla Conferenza di Pace di Parigi del 1919. L’ammorbidimento papale ebbe i suoi rivolti anche nelle comunità italo-americane, dove i sacerdoti cattolici giunsero a compromessi con il nazionalismo dell’Order Sons of Italy in America, cioè la principale organizzazione etnica italiana negli Stati Uniti, che a sua volta abbandonò il proprio anti-clericalismo per considerare i sacerdoti cattolici una risorsa per l’affermazione dell’italianità oltre oceano. Questa convergenza fra nazionalismo e religiosità si realizzò definitivamente con l’ascesa al potere di Mussolini e, soprattutto, dopo la definitiva risoluzione della «questione romana» con la firma nel 1929 dei Patti Lateranensi, che riconoscevano la temporalità del potere papale sul territorio vaticano. La firma dei Patti rappresentò per il mondo cattolico americano il momento di maggiore consenso nei confronti dello Stato italiano, al punto che furono quasi del tutto assenti voci antifasciste. Tale avvicinamento comportò, invece, un’accentuazione dell’ostilità degli americani non cattolici, che videro nel legame fra il Papa e Mussolini un’inaccettabile ritorno al passato. Al contrario, per il gruppo italo-americano i Patti Lateranensi rappresentarono la definitiva realizzazione di un’identità basata su patria e religione. Inoltre, attraverso i propri consoli il regime fascista acquisì una crescente capacità di condizionamento del mondo cattolico, sia di lingua inglese che italiana, ottenendo i servigi dei sacerdoti per la consacrazione dell’Italia mussoliniana sia in campo propagandistico che ritualistico. Nelle Little Italies fascismo, Santa Sede e clero americano collaborarono per preservare unità, ordine e disciplina. In ogni caso il fascismo cercò di non alienarsi mai il mondo protestante, mediando costantemente ed evitando motivi di scontro. Il secondo dopoguerra ha aperto una nuova fase storica: il Papa ha continuato a conservare la sua funzione di «mito transnazionale» per il mondo cattolico, ma la sua immagine si è ormai svincolata dall’identità dello Stato italiano.
Recentemente Peter D’Agostino stava lavorando a un nuovo progetto che aveva come obiettivo lo studio dei consolati italiani negli Stati Uniti dall’Unità fino alla Seconda Guerra Mondiale. In estate contava di recarsi presso i National Archives and Records Administration II di College Park, in Maryland, per svolgere un’approfondita ricerca archivistica. Un folle, purtroppo, ha impedito che questo progetto venisse mai realizzato.
Ciao Peter
Bibliografia di Peter R. D’Agostino
2004 | Rome in America. Transnational Catholic Ideology from the Risorgimento to Fascism, Chapel Hill, NC – Londra, University of North Carolina Press. |
2003 | Othodoxy or Decorum? Missionary Discourse, Religious Representations, and Historical Knowledge, «Church History» (72), 4. |
2002 | Craniums, Criminals, and the ‘Cursed Race’: Italian Antropology in U.S. Racial Thought, «Comparative Studies of Society and History» (44), 2. |
2001 | Bozena Salava, in Women Building Chicago, 1790-1990. A Biographical Dictionary, a cura di Rima Luin Schultz – Adele Hast, Bloomington, IN, Indiana University Press. |
2000a | The Italian Apostolate, in Italian American History and Culture. An Enciclopedia, a cura di Salvatore J. Lagumina, New York, Garland. |
2000b | Catholic Planning for a Multicultural Metropolis, 1982-1996, in Public Religion and Urban Transformation, a cura di Lowell W. Livezey, New York, New York University Press. |
1999 | The Religious Life of Italians in New York City, in The Italians of New York City. Five Centuries of Struggle and Achievement, a cura di Philip V. Cannistraro, Milano, Mondadori. |
1998 | The Triad of Roman Authority: Fascism, the Vatican, and Italian Religious Clergy in the Italian Emigrant Church, «Journal of American Ethnic History » (17), 3. |
1997/98 | The Crisis of Authority in American Catholicism: Urban Schools and Cultural Conflict, «Records of the American Catholic Historical Association of Philadelphia», autunno/inverno. |
1997a | The Scalabrini Fathers, the Italian Emigrant Church and Ethnic Nationalism in America, «Religion and American Culture. A Journal of Interpretation » (7), 1. |
1997b | Fascist Trasmission Belts’ or Episcopal Advisors? Italian Consuls and American Catholicism in the 1930s, «Cushwa Center for the Study of American Catholicism: Working Paper Series», primavera |
1994 | Italian Ethnicity and Religious Priests in the American Church: the Servites, 1870-1940, «Catholic Historical Review» (LXXX), 4. |
1993 | When Friars Become Missionaries: An Interpretative Review of Scholarship on Italian Servites in Chicago, «Studi Storici dell’Ordine dei Servi di Maria». |