Negli ultimi anni, la storiografia sull’immigrazione italiana in Australia si è arricchita di una prospettiva d’indagine di ambito regionale, quando non addirittura provinciale, come nel caso dei lavori di Adriano Boncompagni (The World Is Just Like a Village. Globalization and Transnationalism of Italian Migrants from Tuscany in Western Australia, Fucecchio, European Press Academic Publishing, 2001; From Lucca to the “Bush”. Lucchesi in Western Australia in the 1920s & 1930s, in Italian Americans. A Retrospective on the Twentieth Century, a cura di Paola Alessandra Sensi-Isolani e Anthony Julian Tamburri, Chicago Heights, IL, American Italian Historical Association, 2001, pp. 179-99). Inserendosi in questo filone di ricerca, attraverso una ricca messe di dati statistici e di racconti di vita, lo studio di Loretta Baldassar e Ros Pesman – versione inglese di una precedente monografia pubblicata in italiano (I veneti in Australia. Sfide di storia contemporanea, Venezia, ANEA, 2004) – ricostruisce la presenza veneta in Australia sia da un punto di vista storico sia nella loro dimensione antropologica.
In relazione a tali approcci disciplinari, il volume può essere di fatto diviso in due parti. La prima, dovuta essenzialmente a Pesman, esamina le diverse fasi dell’emigrazione veneta, dal suo carattere sporadico e numericamente poco rilevante nella prima metà dell’Ottocento alla sua sostanziale cessazione nel corso degli anni Settanta del Novecento dopo aver raggiunto un livello di massa nel quarto di secolo successivo alla fine della seconda guerra mondiale. In particolare, vengono messe in rilievo le dinamiche della catena migratoria su base familiare e di villaggio, il prevalere delle destinazioni rurali fino a tutti gli anni Cinquanta dello scorso secolo, i principali settori d’impiego (all’inizio concentrati nell’ambito dell’agricoltura, delle miniere e delle costruzioni), i pregiudizi e le discriminazioni subite, che culminarono con gli internamenti durante la seconda guerra mondiale, nonché le articolazioni e gli sviluppi nel tempo delle attività sociali e culturali nelle diverse comunità. Come tale, malgrado il prolungato prevalere di rivalità campanilistiche e di una marcata accentuazione della presa di distanza dagli italiani provenienti dal Meridione, l’emigrazione veneta non ha presentato caratteristiche particolarmente differenti rispetto a quella da altre regioni italiane, fatta eccezione per un più elevato numero di rimpatri grazie alle opportunità venutesi a creare nelle province d’origine grazie al “miracolo economico” del Veneto negli anni Settanta del Novecento.
Trattandosi di un’emigrazione relativamente recente rispetto ai flussi orientatisi verso altri stati, le problematiche più interessanti affrontate sono quelle connesse alla transizione – tuttora in corso – dalla prima alle generazioni successive. A questi aspetti sono dedicati i capitoli di taglio antropologico, dovuti a Baldassar, che costituiscono la seconda parte del volume.
Baldassar si sofferma in particolare su due questioni. Da un lato, esamina l’invecchiamento della popolazione nata in Italia e la necessità di prestarle assistenza a fronte di ostacoli quali l’aspirazione degli immigrati a trascorrere i loro ultimi anni di vita nelle proprie case anziché in pensionati o ospizi, il loro desiderio che a occuparsi di loro siano i propri familiari e non personale specializzato esterno nonché le difficoltà di avvalersi di strutture assistenziali pubbliche per la scarsa conoscenza non soltanto dell’inglese ma perfino della lingua italiana da parte degli italo-australiani anziani. Dall’altra, Baldassar analizza la trasformazione dell’identità etnica e la fitta trama dei contatti transnazionali che si sono venuti a determinare tra le comunità venete in Australia e la terra natale dei loro membri. Se, da una parte, le seconde e le terze generazioni hanno sviluppato la consapevolezza della propria italianità a partire dall’originario senso di appartenenza locale dei loro genitori e si sono progressivamente assimilate con la società d’acquisizione, dall’altra la possibilità di compiere frequenti visite nel luogo d’origine dopo l’abbattimento dei tempi e dei costi del trasporto aereo (una tematica già affrontata da Baldassar stessa in Visits Home. Migration Experiences between Italy and Australia, Melbourne, Melbourne University Press, 2001), il potenziamento dell’associazionismo su base regionale e dei rapporti con l’Australia da parte della Regione Veneto e la quasi quotidianità dei contatti con i parenti rimasti in Italia con la diffusione di internet hanno consentito la sopravvivenza di un senso regionale dell’appartenenza.
A complicare ulteriormente la complessità del processo di rinegoziazione dell’identità stanno le difficoltà incontrate dagli italo-australiani che hanno fatto ritorno in patria. Sviluppando a un quarto di secolo di distanza alcune osservazioni di Stephanie L. Thompson (Australia through Italian Eyes. A Study of Settlers Returning from Australia to Italy, Melbourne, Oxford University Press, 1980) sui problemi dei riadattamento e del reinserimento, Baldassar presenta alcuni casi in cui i rimpatriati sono divenuti oggetto di una vera e proprio emarginazione sociale da parte dei loro conterranei mai immigrati, che ha talvolta raggiunto livelli di un ostracismo così forte da provocare un nuovo trasferimento in Australia. Tali dinamiche, a giudizio delle autrici, verrebbero a delineare nelle nuove generazioni la compresenza di una tripla identità – veneta, italiana e australiana – a ciascuna delle quali i singoli individui ricorrerebbero a seconda delle diverse necessità nel contesto della propria esistenza transnazionale.
Da questo punto di vista, però, emerge uno dei pochissimi limiti dello studio di Baldassar e Pesman. Il transnazionalismo dei veneto-australiani è colto solo nelle relazioni bilaterali tra terra d’origine e paese d’acquisizione. Vengono, invece, trascurati i rapporti della popolazione australiana di ascendenza veneta con parenti e conoscenti emigrati dalla loro regione natale in altri stati del globo. Nel complesso, comunque, Baldassar e Pesman hanno condotto una ricerca di ampia portata. Il costante confronto con alcune teorie elaborate per altri contesti geografici come le Americhe fa assumere a From Paesani to Global Italians un rilievo non soltanto per l’esperienza migratoria veneta in particolare, ma anche per la storia dell’emigrazione italiana in generale.