Su questa rivista abbiamo più volte segnalato l’importanza degli archivi ecclesiastici per lo studio dei movimenti emigratori. Un recente volume corrobora con le sue indicazioni questa petizione di principio.
Olivier Poncet insegna all’École Nationale de Chartes di Parigi, dopo aver trascorso alcuni anni a Roma come borsista dell’École Française e aver lavorato agli Archivi Nazionali francesi. Negli ultimi anni si è imposto come uno dei grandi esperti di storia vaticana: si veda il suo Les entreprises éditoriales liées aux Archives du Sainte-Siège. Histoire et bibliographie, Rome, Collection de l’École Française de Rome, 2003, nonché Offices et Papauté (XIVe-XVIIe siècle). Charges, hommes, destins, a cura sua e di Armand Jamme, Roma, Collection de l’École Française de Rome, 2005. In questo settore non si è limitato soltanto all’età moderna (il settore storiografico dal quale proviene, cfr. Pomponne de Bellièvre (1529-1607), un homme d’État au temps des guerres de Religion, Paris, École des Chartes, 1998), ma ha approfondito i rapporti tra Francia e Santa Sede sull’arco di più secoli, come dimostra l’importantissimo saggio Grammaire et diplomatie sous la Troisième république. La querelle du nobis nominavit entre la France et le Saint-Siège (1871-1903), “Mélanges de l’École française de Rome. Italie et Méditerranée”, 109 (1997), pp. 895-945.
L’interesse per l’Ottocento ha portato Poncet ad ordinare le carte vaticane della Nunziatura di Francia, grazie anche all’illuminata politica di padre Sergio Pagano, il dinamico prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano. Il volume che ne è venuto fuori diverrà ovviamente un punto fermo per coloro che si occupano delle relazioni tra i due stati, ma è anche ricchissimo d’informazioni sull’emigrazione italiana in Francia.
Il nunzio a Parigi doveva infatti documentare la presenza di “sovversivi” provenienti dallo Stato della Chiesa nella capitale francese e doveva tenerne informata la polizia pontificia. Inoltre, di concerto con la Segreteria di Stato vaticana, si preoccupava persino di coloro che avevano trovato rifugio in altri capitali europee: vi è uno scambio assai interessante sull’accoglienza a Londra di un nutrito manipolo di patrioti italiani, nutriti di sentimenti anti-austriaci e anti-papalini (Arch. Segr. Vat., Arch. Nunz. Parigi, 84, ff. 598-605). Infine il prelato non monitorava soltanto i comportamenti dei sudditi pontifici all’estero, ma concedeva, rinnovava e controllava i loro passaporti. Abbiamo così un quadro abbastanza completo dell’emigrazione e del turismo in Francia di cittadini della Chiesa (Arch. Segr. Vat., Arch. Nunz. Parigi, 131, 135-137) e qui e là troviamo anche curiose storie sulle paradossali carriere di truffatori che per decenni si spacciavano quali membri di importanti famiglie aristocratiche romane, oppure parenti stretti di cardinali in piena ascesa, e a tale titolo turlupinavano non soltanto poveri vescovi, ma anche scaltriti amministratori dello stato francese (per il caso di un sedicente principe Massimo, in precedenza presentatosi anche come membro della famiglia Altieri, cfr. Arch. Segr. Vat., Arch. Nunz. Parigi, 84, ff. 566-595).
Un capitolo particolare di questa documentazione è quello relativo all’Oeuvre de l’assistance des pauvres Italiens à Paris. Un fascicolo raccolto agli inizi del 1900 (Arch. Segr. Vat., Arch. Nunz. Parigi, 331, ff. 255-339) ci permette infatti di seguire non soltanto l’evolversi delle opere assistenziali per gli immigrati italiani nella Parigi del secondo Ottocento, ma anche la loro dislocazione geografica. Scopriamo così dove gli immigrati erano attestati, che rapporti avevano con la Chiesa cattolica, come questa contribuisse alla loro educazione religiosa e alla loro sociabilità.
I dati sull’emigrazione italiana sono quelli che maggiormente interessano questa rivista, ma è necessario aggiungere che grazie all’ottima guida di Poncet è anche possibile seguire lo sviluppo dell’emigrazione francese e tedesca nel Nord America. In particolare un dossier del 1854 (Arch. Segr. Vat., Arch. Nunz. Parigi, 111, ff. 542-546 e 646-647) mostra come ordini religiosi, diocesi, dicasteri romani e persino società private a fini di lucro pensassero a regolamentare i flussi verso gli Stati Uniti e il Canada, cercando di salvaguardare la fede cattolica degli emigranti. In conclusione l’ultima fatica di Poncet si rivela una vera manna per gli studiosi delle migrazioni.