L’emigrazione siciliana*
Ti lassu Sicilia bedda mia
Iu parru sulu la lingua to,
e partu e vaju assai luntanu
unni si parra sulu amiricanu
(Franco Trincale, Sicilia a Brooklyn, in Lettera al papà lontano, musicassetta Fonola, s.d.)
Semo arivati qui in una cità che si chiama Nuova iorca ed è più grande di tutta la Siggilia che fa spavento tanta è la popolazione nelle strate. Uno si perde. Ma cci sono molti nostri paesani che pare di essere a Rabato e si fa tanto di cuore sentendo il nostro linguaggio
(Luigi Capuana, Gli “Americani” di Ràbbato, Torino, Einaudi, 1974, p. 38)
Nell’ultimo ventennio del Novecento l’emigrazione siciliana è stata raccontata in numerose testimonianze letterarie. Essa aveva già avuto riscontro nella letteratura di viaggio o nelle pagine di Pirandello2, nonché aveva da tempo trovato un proprio spazio nella canzone folklorica: si pensi ai versi di Trincale qui posti in epigrafe, nonché a Lu trenu de lu suli, la ballata di Ignazio Buttitta in memoria di Salvatore Scordo sepolto dalle macerie di Marcinelle3. Dopo il 1980, però, sono apparsi quadretti della vita quotidiana dei migranti, che danno voce proprio a questi ultimi4. In particolare nel 1991 è stata pubblicata La spartenza di Tommaso Bordonaro, dirompente diario di un contadino che ripercorre, tra le altre cose, la propria esperienza negli Stati Uniti5. In seguito la voglia di esprimersi in prima persona ha trovato la via del web: così racconti di singoli, talvolta corredati da foto o da altri materiali, sono apparsi da soli o sono stati inseriti nei dibattiti e nelle raccolte storico-documentarie di associazioni quali Sicilia mondo (http://www.siciliamondo.it/).
Agli inizi del Duemila il settore tra memorialistica e letteratura si è arricchito anche di pagine giornalistiche. Non tutte sono scritte da autori siciliani, né tutte sono imperniate sulla presenza siciliana. Tutte, però, ne ricordano qualche aspetto: la fondazione di città nordamericane che si chiamano Palermo, la colonia siciliana di Brooklyn, i siciliani negli Stati Uniti durante gli anni del proibizionismo e del gangsterismo, l’emigrazione illegale di operai e camerieri siciliani verso gli Stati Uniti alla fine del Novecento6. Inoltre è uscito un romanzo in bilico tra invenzione ed esperienza, che descrive giorno dopo giorno un anno di un laureato siciliano emigrato a Padova7.
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