Barbara Turchetta, Laura Mori ed Elisa Ranucci, Il mondo in italiano. Varietà e usi internazionali della lingua, Roma-Bari, Laterza, 2007, 158 pp.
Barbara Turchetta e le sue collaboratrici si sono poste l’obiettivo di studiare “quelle forme di italiano nel mondo per così dire ‘divergenti’ dalla varietà di lingua di riferimento in Italia” (p. 1). Hanno dunque esplorato l’italiano come lingua: seconda in Europa e nel mondo, cioè l’italiano delle comunità emigrate; ufficiale e di lavoro nelle istituzioni comunitarie; della legislazione europea; appresa dai non italiani. Le ultime tre parti non riguardano strettamente gli argomenti che qui di solito sviluppiamo, la prima invece è strettamente attinente alle nostre ricerche. Al proposito il primo capitolo, redatto da Turchetta, segue le comunità diasporiche fra Otto e Novecento e mostra come esse si muovano da una scarsa competenza nell’italiano, poco utilizzato nei luoghi di partenza, a una forte e progressiva alfabetizzazione prodotta proprio dell’emigrazione. Il radicamento in molti paesi europei ed americani porta all’affermazione nel gruppo immigrato della lingua locale e sottopone l’italiano a una serie di pressioni, che non soltanto lo trasformano in lingua seconda, ma gli impongono alcuni mutamenti. Il saggio è dunque concluso da un’accurata analisi dei meccanismi di mistilinguismo e di pidginizzazione, condivisi non soltanto dalle succitate comunità, ma anche dalle esperienze coloniali/migratorie nel Corno d’Africa.