Carol Lynn McKibben, Beyond Cannery Row. Sicilian Women, Immigration, and Community in Monterey, California, 1915-1999, Urbana, University of Illinois Press, 2006, X-159 pp.
Una corrente storiografica ben consolidata ritiene da tempo che il senso di appartenenza delle minoranze etniche rappresenti una costruzione socio-culturale soggetta a un processo continuo di rielaborazione e di negoziazione [Kathleen N. Conzen et al., The Invention of Ethnicity, “Journal of American Ethnic History”, 12, 1 (1992), pp. 3-41]. Sulla scia di questa assodata interpretazione, il conciso studio di Carol Lynn McKibben ricostruisce come, nell’arco di quasi un secolo, i siciliani trasferitisi a Monterey in California abbiano reinventato la propria identità attraverso una combinazione deliberata di etnia, tradizione ittica, cattolicesimo e senso della comunità nel contesto della trasformazione della loro città d’adozione prima in un importante centro dell’industria dell’inscatolamento delle sardine all’inizio del Novecento e poi in una rilevante destinazione turistica nella seconda metà del secolo. In questa maniera, una volta superate le originarie rivalità campanilistiche sviluppate nella terra d’origine, gli immigrati da Isola della Femmina, San Vito Lo Capo e Marettimo giunsero a pensare a se stessi come pescatori siciliani e mantennero questa consapevolezza anche dopo il tramonto e la definitiva scomparsa delle attività ittiche a Monterey.
Nel dispiegarsi di questo processo, l’autrice attribuisce un ruolo considerevole alla popolazione femminile. Le donne non costituirono solo l’elemento di forza del nucleo di insediamento siciliano perché, in assenza degli uomini impegnati in mare nella pesca per periodi relativamente prolungati, si trovarono spesso a gestire le finanze e gli investimenti immobiliari delle rispettive famiglie. Promossero anche il superamento del campanilismo e il rafforzamento dell’identità siciliana attraverso una molteplicità di strategie: incentivarono i matrimoni tra immigrati di villaggi diversi e scoraggiarono le unioni con chi era originario dell’Italia continentale o di altre nazioni, mantennero vivi i rapporti con l’isola natale, dettero vita a gruppi di recita del rosario e a feste religiose incentrate sulla venerazione di Santa Rosalia (patrona di Palermo e della pesca), costituirono un gruppo regionale separato all’interno dell’industria conserviera e ne frenarono l’americanizzazione, ostacolando la sindacalizzazione delle maestranze siciliane a fronte del fatto che l’adesione al movimento sindacale si è spesso configurata come un fattore di assimilazione delle minoranze etniche [Lizabeth Cohen, Making a New Deal, New York, Cambridge University Press, 1990]. Soprattutto le donne furono responsabili della stabilizzazione della comunità siciliana e della sua saldatura con il contesto urbano perché molte di loro contrastarono con successo i progetti di trasferimento in altre località alla ricerca del pesce, in seguito alla progressiva scomparsa dei branchi di sardine dalla baia di Monterey dopo il 1948, e stimolarono la riconversione degli investimenti dei siciliani in attività commerciali legate alla valorizzazione della memoria storica della città come centro ittico per fini turistici.
Attraverso tali argomentazioni, McKibben si colloca all’interno di un altro filone emergente negli studi in materia di emigrazione: quello che enfatizza l’autodeterminazione femminile, soprattutto nelle scelte economiche, in situazioni in cui l’elemento maschile della comunità si caratterizza per la propria assenza [cfr., per esempio, Linda Reeder, Women in White. Migration and the Transformation of Rural Italian Women, Sicily 1880-1920, Toronto, University of Toronto Press, 2003]. L’esperienza di Monterey diviene per l’autrice un esempio paradigmatico del ruolo preminente delle donne non soltanto nelle società di pescatori ma addirittura negli insediamenti etnici in generale che trascende il caso specifico dei siciliani a Monterey. La ricerca di McKibben da ipotesi e studio descrittivo di quanto avvenuto in una realtà definita nello spazio e nel tempo assurge così quasi alla funzione di modello prescrittivo delle dinamiche orientate al consolidamento del senso dell’etnia nelle comunità di immigrati. Non a caso, la ricerca si apre con l’affermazione categorica che quanto ci si appresta a leggere “dimostra che nei gruppi etnici le donne devono avere un ruolo nella creazione dell’identità e della comunità se si vuole che la migrazione diventi un insediamento di persone che si considerano legate tra loro da fattori etnici e occupazionali” (p. 2).
A questa lettura talvolta militante delle vicende della comunità di Monterey in chiave di genere, da parte di un’autrice che ne è essa stessa una componente (McKibben discende da una famiglia di pescatori siciliani da parte di madre), non corrisponde sempre un’adeguata padronanza metodologica. McKibben si affida in larga misura a una serie di interviste, pur cercando di bilanciarne la prospettiva attraverso l’esame di fonti giornalistiche, censimenti e documentazione fiscale relativa alle proprietà immobiliari. Tuttavia, nel ricorso alle fonti orali, la sua preoccupazione quasi esclusiva risiede nell’appurare la veridicità storica delle affermazioni dei suoi informatori, come se l’autrice fosse inconsapevole di una riflessione storiografica quasi ventennale su come la distorsione dei ricordi sia di per sé rivelatrice del senso dell’identità dell’intervistato e su come non solo quest’ultimo ma anche l’intervistatore siano entrambi gli artefici della narrazione [Alessandro Portelli, The Death of Luigi Trastulli and Other Stories. Form and Meaning in Oral History, Albany, State University of New York Press, 1991]. Viene pertanto spontaneo chiedersi in quale misura l’intento di McKibben di valorizzazione sociale delle donne siciliane a Monterey abbia finito per condizionare le narrative alle quali il volume attinge in misura così copiosa.
Comunque, nonostante il loro uso in larga parte convenzionale, con i loro resoconti in prima persona le fonti orali assicurano al libro una esposizione vivace e accattivante. Inoltre, malgrado la sinteticità della trattazione, McKibben contribuisce ad ampliare le conoscenze sulla presenza italiana in California attraverso l’esame di una comunità che è rimasta a lungo in ombra negli studi a beneficio degli insediamenti a San Francisco e Los Angeles.