Il suo iniziale interesse nel campo migratorio è sollecitato dal timore per i pericoli connessi all’emigrazione in Europa. Nel 1900, al Congresso della Carità di Berlino, porta “il grido di dolore” dell’Italia che si arricchisce grazie alle rimesse degli emigranti, ma che vede minacciate la propria fede religiosa e il proprio patriottismo4. Nel testo del 1904 dichiara che non si può arrestare il movimento migratorio, ma che bisogna studiarne le dinamiche per poterle dirigere a buon fine5. La riflessione sulla diaspora italiana lo porta a sviluppare una concezione positiva dei flussi migratori, che definisce “una pagina gloriosa” della storia italiana6. A suo parere, l’emigrazione costituisce una forma di scambio della manodopera, che ristabilisce l’equilibrio tra domanda e offerta ed ha effetti benefici sull’economia di una nazione. Grazie alle rimesse degli emigranti il governo italiano ha potuto finanziare le opere pubbliche; inoltre in Lombardia e in Piemonte i proventi del lavoro all’estero hanno favorito lo sviluppo della piccola proprietà agricola e della piccola industria7.
Nel 1904 Pisani è preoccupato per l’irreligiosità indotta dalla permanenza all’estero; pochi anni dopo inizia a temere il non ritorno degli emigranti. Si è infatti convinto che l’emigrazione è sana quando non preveda un trasferimento duraturo. Però, l’emigrante non rientra soltanto se ha fallito nel suo scopo o se non sa come investire in Italia i suoi guadagni: i due casi gli appaiono tipici della nuova emigrazione meridionale. Invita quindi il governo a combattere l’ignoranza degli emigranti, causa di ogni fallimento, e a favorire il rientro con l’offerta di piccoli lotti ricavati dagl’improduttivi latifondi del Mezzogiorno8. Pisani non ha comunque fiducia nel governo italiano e ritiene che la Chiesa debba farsi carico dell’assistenza agli emigranti anche dal punto di vista civile9. Nell’asserire l’urgenza dell’intervento su un terreno che forse non compete alla Chiesa, Pisani si sente confortato da quanto ha visto in Germania: qui infatti è divenuto strenuo assertore dell’azione cattolica nella società e nella politica ad imitazione del Zentrum tedesco. Sempre in Germania si è convinto dell’importanza della propaganda, anche ai livelli apparentemente più infimi: i cattolici devono a suo parere imporsi proprio su questo campo10.
Il problema dell’emigrazione senza ritorno e quello del sostegno degli emigranti portano Pisani a varcare l’oceano, seguendo le rotte della diaspora meridionale. La prima volta è un’esperienza brevissima: dopo una visita alle diocesi del Sud, si imbarca a Palermo e il 20 luglio è a New York, dove si trattiene meno di una settimana. Al rientro è preso da un vortice di incontri e di proposte. Nel settembre partecipa al convegno fiorentino per la fondazione dell’Unione Popolare; subito dopo è ospitato quattro giorni da Pasquale Villari, molto interessato alle sue pubblicazioni. Nel frattempo (forse sin dalla primavera) Bonomelli e Schiaparelli gli chiedono di impegnarsi maggiormente e soprattutto in modo più ufficiale nell’Opera di Assistenza. Per il momento è, però, soprattutto interessato a tornare nel Nord America e si muove in tal senso. Una volta organizzato il nuovo viaggio ha un incontro riservato con Pio X (4 giugno 1908), che gli affida un’indagine sugli emigranti italiani in Europa e in America. In occasione di questo soggiorno romano si reca anche al Regio Commissariato per l’Emigrazione, dove ottiene pieno appoggio per la missione nell’America Settentrionale11.
Confortato da queste credenziali, il 9 luglio 1908 parte da Genova per New York, dove è ospitato da Gherardo Ferrante, vicario dell’arcivescovo per gli emigrati. Si reca quindi a Boston dallo scalabriniano Vittorio Gregori e infine arriva a Montréal il 27 luglio. Qui è stato preceduto, come abbiamo visto, dalla lettera di Merry del Val. Il 30 luglio 1908 Sbarretti lo raccomanda a Joseph-Thomas Duhamel, arcivescovo di Ottawa, e il giorno seguente invia, allo stesso scopo, una circolare a tutto l’episcopato canadese. Pisani sfrutta sapientemente questa raccomandazione, come attesta la lettera scritta il 2 agosto per ringraziare il delegato. Tra l’altro riesce ad incontrare Wilfrid Laurier, primo ministro del Canada, e a farsi intervistare dal giornalista Omer Héroux, nonostante il timore di quest’ultimo che l’immigrazione possa relegare in secondo piano i franco-canadesi12. L’articolo del periodista quebecchese costituisce una summa del pensiero di Pisani e testimonia la sintonia tra il suo cattolicesimo imbevuto di patriottismo e l’ultramontanismo franco-canadese, altrettanto nazionalista.
Nell’intervista Pisani illustra i pericoli dell’emigrazione temporanea e dimostra come gli emigranti ignoranti si facciano sfruttare dai propri connazionali negli Stati Uniti. Per quanto concerne lo specifico canadese, fornisce alcune cifre sull’entità della presenza italiana in Canada: ricorda come a Québec gli italiani non siano più di 80, ma che a Montréal arrivano alle 10.000 unità durante l’inverno. Riconosce che in questa massa si nascondono avventurieri e delinquenti, ma afferma che essi provengono soprattutto dagli Stati Uniti, dove sono stati corrotti. Gli italiani emigrati direttamente in Canada sarebbero invece tutti di buona indole, ma avrebbero bisogno del sostegno di un clero che parli la loro lingua. In particolare sacerdoti italiani potrebbero sconsigliare i propri connazionali dal cadere nella trappola dell’emigrazione nelle grandi città. Conclude riportando il consiglio datogli da Laurier, durante il prima citato incontro, di pubblicizzare la colonizzazione agricola dell’ovest canadese tra i futuri emigranti dell’Italia settentrionale.
Lo stesso Pisani descrive la chiacchierata con Laurier in un rapporto inviato a Sbarretti dopo il ritorno in Italia. La visita è stata organizzata su insistenza del delegato e Alfred A. Sinnott, suo segretario, ha accompagnato il sacerdote. Il primo ministro si è dichiarato interessato all’immigrazione italiana, ma ha precisato che per l’ovest canadese sono “desiderabili di preferenza gli operai dell’Italia superiore” e ha espresso giudizi negativi sui meridionali immigrati a Montréal. Infine ha invitato il piemontese a visitare l’ovest.
Pisani decide di seguire il consiglio. Il 3 agosto Sbarretti scrive a Patrick Fergus McEvay, arcivescovo di Toronto, per raccomandargli il viaggiatore, che si deve fermare in quella città, prima di proseguire per il Manitoba. In realtà il delegato accarezza da settimane l’idea di mandare Pisani a Toronto, dove da alcuni anni la comunità italiana chiede una parrocchia nazionale. A Toronto il vercellese tiene conferenze, concede interviste e si adopera per i connazionali13. Il 4 agosto l’arcivescovo comunica a Sbarretti che il rettore della chiesa di St. Patrick è disposto a cedere agli italiani il vecchio edificio della sua parrocchia. Il 22 agosto riscrive che John T. Kidd, il segretario diocesano, e Pisani hanno già messo in piedi la parrocchia italiana14.
Nel frattempo Pisani ha già visto l’ovest canadese ed è tornato in Italia, da dove ringrazia Sbarretti il 30 novembre 1908. Con l’occasione invia 19 pagine dattiloscritte intitolate Per l’assistenza religiosa degli italiani nel Canada. Relazione del sac. Pietro Pisani, professore nel seminario arcivescovile di Vercelli. In questa relazione dichiara di essere stato mandato a Toronto con il compito di organizzare la colonia italiana e descrive la sua esperienza15. Aggiunge di aver obbedito a Sbarretti, ma di aver voluto prima visitare Montréal, dove ha assistito alla festa nazionale italiana nella parrocchia della Madonna della Difesa16. Il suo soggiorno a Toronto è iniziato il 12 agosto, quando ha incontrato l’arcivescovo che gli ha detto di volere due sacerdoti italiani: uno per i 6.000 immigrati che abitano nella città e l’altro per i 18.000 che risiedono nell’Ontario. Pisani e il già citato Kidd hanno quindi visitato le famiglie italiane che si trovano da più tempo a Toronto. In pochi giorni hanno così guadagnato l’assenso dei “principali membri della colonia”; d’altronde il terreno è stato preparato da alcuni sacerdoti di Toronto che parlano l’italiano avendo studiato a Roma o a Genova.
Nel rapporto Pisani aggiunge alcune considerazioni sulle condizioni della comunità italiana dell’Ontario. In primo luogo sottolinea la necessità di una scuola cattolica per i figli degli italiani, dato che i loro padri non vogliono mandarli nelle scuole pubbliche. Afferma quindi che bisogna rafforzare l’opera di propaganda contro l’infiltrazione protestante e che serve più di un sacerdote italiano. Gli immigrati dispersi nelle città e nei sobborghi dell’Ontario sono infatti 15.000, la gran parte a Toronto e in altri centri urbani: per esempio, Hamilton ospita 1.000 italiani, London 1.000, Fort William 1.200, North Bay 700, Parry Sound 500, Sault St. Mary 400, Copper Cliff 300, Stratford 250, Peterborough 200, Guelph 150, Cobalt 100, Gold 100, Brembant 100, St. Catherine 100, Victoria Mine 150, Brace Bridge 98.
Una parte degli italiani dell’Ontario è dispersa in centri molto piccoli o ha trovato impiego “nei lavori di sterro lungo le ferrovie”. Gli sterratori non sono assistiti spiritualmente e spesso non sono neanche presi in considerazione dal clero locale. A tal proposito Pisani riporta la lettera di un sacerdote franco-canadese nella quale si afferma che è inutile operare tra gli italiani: essi infatti vanno in chiesa solamente per i battesimi, le nozze e i funerali. Secondo Pisani la presenza di un prete italiano risolverebbe questa situazione, come gli ha confermato Adélard Langevin, arcivescovo di Saint-Boniface nel Manitoba. A Winnipeg, in quest’ultima provincia canadese, già nel 1905 è venuto dagli Stati Uniti un sacerdote italiano, ma non si è potuto fare niente. Gli italiani sarebbero stati felici di avere la loro chiesa o un servizio speciale “come i tedeschi, come i francesi, come i ruteni, come gli irlandesi, come tutte insomma le altre nazionalità, di cui è amalgamata la popolazione di Winnipeg” e hanno aperto una sottoscrizione, ma quel sacerdote ha abbandonato l’abito talare17. La colonia è perciò molto sfiduciata, ma Pisani ha avuto ottimi contatti e sarebbe addirittura rimasto a Winnipeg, se non fosse dovuto rientrare a Vercelli.
Pisani conclude il suo rapporto con alcune valutazioni generali. In Canada il numero degli italiani oscilla a suo parere tra i 30 e i 35.000, quasi la metà dei quali vive nell’Ontario. Altri 6.000 risedono a Montréal, 1.000 a Winnipeg, mentre i restanti sono dispersi. Questo numero, stante la buona disposizione del governo canadese, potrebbe raddoppiare in un anno. Secondo Pisani occorrono quindi numerosi sacerdoti italiani: la comunità italiana non può infatti essere seguita dal clero di altra nazionalità. “La massima parte dei nostri emigrati, permanenti o temporanei, nel Canada, provengono dalle provincie meridionali o settentrionali d’Italia, dove si parlano dialetti duri e pressoché incomprensibili agli stessi sacerdoti italiani: e dei nostri emigrati oltre i quarant’anni, in gran numero analfabeti, la maggior parte – specialmente le donne (l’elemento più accessibile al sacerdote) – non parlano che dialetto”. Inoltre gli emigrati non sanno spiegarsi perché in Nord America i fedeli debbano concorrere alle spese della parrocchia e quindi disertano la messa. Per recuperarli bisogna avviare un’opera di convincimento diffuso, che per il momento può essere affidata a qualche religioso dell’ordine degli oblati di Maria Immacolata, purché di origine italiana. In un secondo tempo si deve creare un “recapito centrale” per l’assistenza degli italiani con una sede almeno a Toronto e un’altra a Montréal.
La corrispondenza di Pisani con il Canada non si interrompe dopo l’invio del rapporto. Il 23 gennaio 1909 il vercellese scrive a Sinnott, rispondendo a una lettera di Sbarretti che, però, in quel momento si trova in Italia, e manda un ritaglio di giornale18 e un volantino del Circolo Mandolinistico Albarese di Genova relativi a due sue conferenze sulle possibilità offerte dal Canada all’emigrazione italiana. Invia inoltre una circolare del dicembre 1908 dell’ Associazione nazionale per i missionari italiani e un formulario della neonata Italica Gens, una federazione di congregazioni religiose e associazioni laiche che si interessano agli emigrati italiani in America19. Nell’aprile del 1909 Sbarretti risponde al rapporto di Pisani, sottolineando che sarebbe necessario un intervento delle autorità religiose e civili italiane e che, in attesa, si può intervenire in Canada con i pochi mezzi a disposizione.
Il sacerdote piemontese, che nel frattempo ha fatto pervenire un invito per la sua conferenza “Nel paese dell’avvenire (Tre mesi al Canada)”, organizzata dal comitato veneziano della Lega antischiavista delle Signore italiane, ringrazia Sbarretti il 18 maggio 1909. In questa lettera asserisce di aver discusso con il cardinale Merry del Val del futuro dell’Italica Gens. Racconta inoltre che McEvay gli ha scritto sulla parrocchia italiana di Toronto e aggiunge di seguire con interesse l’attività della Canadian Catholic Church Extension Society, impegnata a trovare sacerdoti per i vari gruppi di emigrati. Afferma infine di voler creare a Winnipeg e a Toronto un segretariato per l’immigrazione italiana. Anche in seguito continua a farsi vivo e il 1° luglio trasmette una circolare dell’Italica Gens.
In effetti Pisani è ormai implicato nell’elaborazione di una risposta cattolica alla questione migratoria. Non appena rientrato dal primo viaggio canadese ha prontamente aderito all’Italica Gens. Inoltre dal 19 al 23 gennaio 1909 si è recato a Roma per risolvere alcuni problemi della nuova organizzazione e ottenerle l’approvazione del cardinale Merry del Val. Sempre per Italica Gens si è recato agli inizi di marzo a Genova, dove ha contattato don Pietro Maldotti, ivi inviato nel 1894 da Giambattista Scalabrini per assistere gli emigrati in partenza, e don Gian Giacomo Coccolo, che assiste i partenti verso il Sud America. Alla fine di maggio è stato di nuovo a Roma assieme a Schiaparelli: ha avuto un lungo colloquio con il cardinal Gaetano De Lai, segretario della Concistoriale, assai dubbioso nei riguardi della nuova associazione, e rinfrescato le relazioni col Regio Commissariato per l’Emigrazione. Grazie a questa serie d’incontri è stato ufficialmente aperto a Torino il segreteriato generale di Italica Gens e Pisani ne è diventato il responsabile.
Il 18 giugno 1909 il sacerdote incontra a Milano il cardinal Andrea Ferrari, presidente della consulta dell’Opera di Assistenza, e concertano una strategia di lunga durata a proposito dell’emigrazione temporanea. Dal 5 al 9 luglio è a Roma e propone a Pio X e De Lai di fondare un collegio romano per la formazione dei missionari che devono assistere gli emigranti. Nel frattempo prepara il terzo viaggio transoceanico, promosso da Italica Gens e fortemente voluto da Schiaparelli. Questa volta si imbarca a Le Havre, facendo tappa a Parigi. Il 24 luglio è a New York, dove ottiene l’appoggio dell’arcivescovo Farley e quindi inizia un fitto programma di incontri statunitensi e canadesi.
Il già ricordato Diario di Pisani registra il tourbillon di date e di appuntamenti20. A New York lavora sino al 3 agosto per istituire l’Italica Gens statunitense. Il 4 e 5 agosto è a Filadelfia. Dal 6 all’8 si reca a Washington, dove incontra il delegato apostolico Diomede Falconio “cordiale, ma molto riservato”. Il 9 è a Wilmington, nella Carolina del Nord, per visitare una vicina “colonia”, cioè comunità, italiana. Il 12 è di nuovo a Washington e Falconio gli consegna “una bella lettera a favore dell’Italica Gens indirizzata ai vescovi degli S.U.”. Dal 14 al 15 è per la seconda volta a Filadelfia; il 16 è ad Atlantic City e il 17 visita una “colonia” italiana. Dal 18 al 27 agosto è di nuovo a New York. Il 28 è a Buffalo, nello stato di New York, per incontrare un suo antico studente, don Quaglia.
Lo stesso giorno scrive a Sbarretti chiedendogli un incontro a Ottawa. Si appresta infatti a visitare la comunità di Toronto (dove resta dal 29 agosto al 7 settembre) e avrebbe piacere di rivedere il delegato in Canada. Il piacere è evidentemente reciproco, perché Sbarretti lo invita alla delegazione, dove lo ospita dal 7 al 10 settembre. A Ottawa rincontra Laurier, che gli promette l’aiuto del governo per un tentativo di colonizzazione agricola dell’Ovest. Dall’11 al 15 settembre è a Montréal dal gesuita Ludovico Caramello e tratta con l’arcivescovo Paul Bruchési e il console italiano dell’assistenza “religiosa e civile” agli immigrati. Il 16 e il 17 è a Québec, il 18 di nuovo a Toronto, il 19 a Hamilton, dove incontra padre Bonomi. Il 21 ripassa per Buffalo, il 22 è a Cleveland e il 23 a Detroit. Il 24 arriva a Chicago, dove è ospite per sei giorni di Francis C. Kelly (presidente della Church Extension Society statunitense). A Chicago si trattiene ancora più a lungo, fino al 6 ottobre, visitando tutte le comunità italiane.
Il 7 ottobre è a Kenosha nel Wisconsin, l’8 a Milwaukee, il 9 a St. Paul, quindi fa tappa a Minneapolis e il 12 è a Spokane, dopo essere passato di volata nelle Praterie canadesi. Dal 13 al 17 è a Seattle, ospite del gesuita padre Filippi, poi si reca il 18 e il 19 a Victoria e Vancouver nel Canada. Il 20 è di ritorno a Seattle e il 21 a Portland, stato di Washington, ospite di un altro gesuita italiano. Dal 23 al 28 scende a San Francisco, visita quindi il gesuita Ottavio Villa e il 30 e 31 ottobre incontra madre Francesca Cabrini a Los Angeles. Il 3 novembre è a Salt Lake City. Dal 4 all’8 a Denver, dove visita la casa religiosa fondata da madre Cabrini. Dal 9 al 10 è a Omaha. Dall’11 al 15 di nuovo a Chicago, poi il 16 a Kansas City. Il 17 e il 18 a Tontitown, dove visita “la colonia italiana di P. Bandini, proposta a modello da molti giornali americani che propagandano lo sfollamento delle grandi città congestionate dagli Italiani”. Dal 19 al 21 ritorna a St. Louis; il 22 è a Spring Valley, il 23 a Chicago, il 24 a Pittsburgh, dal 25 al 28 a Washington. Il 28 incontra a Baltimora il cardinale Gibbons, “una figura di santo vegliardo indimenticabile”. Il 29 e il 30 novembre è a New York e a Brooklyn. Il 2 dicembre s’imbarca finalmente per Le Havre. L’11 e 12 è a Parigi e il 12 a Vercelli. A questo punto commenta, giustamente: “Deo Gratias!”.
Il viaggio non è stato soltanto lungo e faticoso, ma l’ha obbligato a raccogliere informazioni per il Vaticano su questioni lontane dalla sua competenza. Per esempio, il 20 novembre si è rifatto vivo con Sbarretti da St. Louis e gli ha chiesto chiarimenti sul primo Concilio plenario della chiesa cattolica canadese. Quattro giorni dopo Sbarretti gli ha fornito le informazioni richieste21. In ogni caso la massa di dati raccolti è parzialmente messa a frutto anche per lo studio dell’emigrazione. Alla fine dell’anno Pisani pubblica infatti un libro sul Canada, che esalta come meta ideale della diaspora italiana2222. Il futuro dell’emigrazione risiede a suo parere nell’emigrazione agricola e l’ovest canadese offre vasti spazi da colonizzare23. Nel suo libro, dopo un’introduzione storico-geografica su tutto il Dominion, amplia quanto già scritto nel rapporto a Sbarretti. Tuttavia riduce le cifre sull’emigrazione, indicando un totale di 20.000 immigrati: 6.000 a Montréal e altrettanti a Toronto, 1.200 a Ottawa, 1.000 a Winnipeg (e sin qui concorda con quanto ha scritto a Sbarretti) e gli altri divisi fra Hamilton, Quebec, Calgary e le miniere dell’Ontario e della Colombia Britannica (delle quali non ha parlato nel suo rapporto).
In Il Canada presente e futuro descrive l’evoluzione storica dell’immigrazione italiana “La maggior parte dei nostri connazionali colà stabiliti vi andarono all’epoca della costruzione della ferrovia canadese del Pacifico come venditori di frutta e legumi. Col migliorare degli affari, al carro subentrò la baracca ed a questa il negozio”24. Segue un quadro delle principali comunità. Quella di Montréal è curata dai padri Ludovico Caramello e Leonardo Mazziotta, quest’ultimo in particolare è molto lodato, ma dipende dalla carità pubblica e dall’arcivescovo per l’assistenza religiosa e scolastica. Inoltre è in mano ai banchisti, che gestiscono i risparmi degli immigrati e anche il mercato del lavoro: Pisani si dilunga su queste figure, ma in generale e senza fare nomi. Infine è meta di emigrazione clandestina, “di qui i fasti della malavita e del coltello, gli episodi della Mano Nera, che hanno reso tristemente famosa la colonia di Montréal in tutto il Canada”25.
A Ottawa la colonia è secondo Pisani molto più tranquilla ed è composta da 110 famiglie seguite amorevolmente da padre Fortunato da Malta. Toronto gli appare la migliore colonia, con 50 anni di storia e numerose famiglie benestanti. Gli emigranti provengono soprattutto dalla Sicilia, dal napoletano e dalla Toscana, ma anche dalla Lombardia e dal Veneto. Sottolinea il ruolo degli italiani nel commercio e ricorda che vi è anche chi importa generi alimentari italiani per tutto il Canada, nonché un panificio, il proprietario del quale possiede pure un pastificio a St. Catherine. E non finisce qui: Pisani elenca ancora orchestre, associazioni, scuole, il corso libero d’italiano all’università e persino i tentativi di fondare giornali e riviste italiani. Nel resto dell’Ontario la situazione è a suo parere meno brillante. Gli italiani lavorano per lo più alla ferrovia, spesso venendo dagli Stati Uniti. Si sono comunque formati gruppi stabili a Hamilton (dove risiedono 1.000 italiani), London (800), Fort William (900), Copper Cliff (200), North Bay (300) e inoltre a Parry Sound, Cobalt, Sudbury, Guelph, Sault St. Mary, St. Catherine, Gold, Brembant, Victoria Mine, Huntsville. Infine una speciale menzione meritano 50 emigrati del Monferrato che lavorano in una conceria a Brace Bridge sul lago Muskoka.
Pisani descrive distesamente anche il Manitoba e i Territori del Nord-Ovest. A suo parere gli unici nuclei forti sono quelli di Winnipeg e Calgary, dove abitano 150-200 italiani. Gli altri sono sparpagliati tra i vari centri delle Praterie e sono fortemente svantaggiati dalla non conoscenza della lingua. Ciò nonostante le condizioni di lavoro nell’Alberta sono a suo giudizio buone. Comunque gli appare consigliabile che gli italiani, specie se del Nord, si facciano assegnare un lotto di terra nel Saskatchewan e tentino di fondare una colonia agricola simile a quella di Tontitown nell’Arkansas. L’analisi della regione pedemontana delle Rocciose e quella della Colombia Britannica sono più sbrigative. Per l’estremo ovest Pisani offre soltanto cifre indicative, specificando che si tratta di centri di minatori e operai: Blairmore 2 00 immigrati, Phoenix 50, Bankhead 200, Canoniore 150, Lethbridge 50, Rosland 50, Nelson 100, Grandfolk 100, Fernie 1000, Michel 400, Lilla 100, Revelstoke 300, Vancouver 300.
A parte alcune notazioni finali sulla possibilità di incrementare i commerci tra Italia e Canada, il vero interesse di Pisani è per la colonizzazione agricola dell’ovest26. È questo il suo cavallo di battaglia, come attesta la sua corrispondenza con la delegazione apostolica negli Stati Uniti27. Pisani ha ampiamente visitato quest’ultimo paese nel 1909 e vi torna nel 1910, dopo che Merry del Val gli ha espresso la propria soddisfazione per le attività dell’Italica Gens e Pio X gli ha rivelato di aver apprezzato i suoi scritti sul Nord America28. È lo stesso pontefice a consigliargli di accettare la presidenza dell’Opera di Assistenza agli Emigranti fondata da Geremia Bonomelli, vescovo di Cremona, ma prima di ritornare a New York per fondarvi il segreteriato generale dell’Italica Gens. In questo secondo viaggio Pisani si trattiene nella metropoli newyorchese dal 4 al 16 giugno, poi visita Boston. Quindi ritorna a New York, dove si ferma dal 28 giugno al 31 luglio, e infine compie un tour tra Stati Uniti (Providence, Filadelfia, Buffalo, Chicago, Grand Rapids, Rochester) e il Canada (Toronto e Hamilton) nel mese di agosto. Il 4 settembre è a Montréal per il Convegno eucaristico, che trova “il più solenne di tutti i congressi eucaristici”. Nel suo Diario annota che la folla è enorme e che sono presenti tutti gli uomini politici, Laurier in testa, il giorno dell’inaugurazione. Rimarca inoltre la grande accoglienza al cardinale Vincenzo Vannutelli, prefetto della Congregazione del Concilio e inviato a latere ai congressi eucaristici dal 1906 al 191029. Il 5 settembre Pisani, padre Caramello e il console italiano invitano il prelato a visitare la colonia italiana. La visita ha luogo l’8 e ha il suo culmine in un ricevimento nella chiesa italiana con la partecipazione di Bruchési, Bégin e del sindaco di Montréal. Vannutelli “in una magnifica improvvisazione esalta il Canada come il paese più bello e più ospitale di tutti quelli da lui visitati”. Il giorno seguente si svolge l’adunanza del clero franco-canadese: Bégin accenna alla visita di Pisani e chiede di aiutarlo. Il 12 settembre Pisani è di nuovo a New York, dove resta sino al 19. Il 15 arriva don Giuseppe Grivetti, già missionario fra gli italiani in Svizzera, cui vuole affidare la segreteria di Italica Gens negli Stati Uniti. Dal 19 al 22 settembre è a Washington dal delelegato apostolico con Grivetti. In questa occasione monsignor Bonaventura Cerretti, uditore della delegazione, deplora il programma economico di molti sacerdoti italiani in America: primo, far debiti per costruire una chiesa; ultimo, pagare. A Washington incontra alcuni esponenti del governo, in particolare il ministro del lavoro, e Peter Paul Cahensly, fondatore della St.-Raphaels-Verein per gli emigrati tedeschi. Dal 23 settembre al 5 ottobre è di nuovo a New York. Il 6 si imbarca per Le Havre e la sera di dieci giorni dopo è di nuovo a Vercelli.
Nonostante la grande attenzione a quanto avviene in America, i suoi scambi epistolari con il delegato a Washington sono meno fitti di quelli con Sbarretti, forse perché Diomede Falconio è poco disposto a dargli retta: già nel 1909, Pisani aveva notato che questi era cordiale, ma riservato, pur aggiungendo che alla fine aveva ammesso la necessità di una maggior attenzione vaticana all’emigrazione30. Comunque l’archivio della delegazione di Washington conserva i testi di una relazione di Pisani alla Conferenza di Berlino per la protezione degli emigrati e di un rapporto sulla comunità di Chicago. Nella relazione Pisani contrappone l’emigrazione agricola e temporanea verso l’America latina, con quella verso l’America del Nord: “negli Stati Uniti e nel Canada [l’emigrazione] è quasi esclusivamente operaia, costituita nella proporzione del 70% di manovali e terrazzieri”. Ora questo tipo di emigrazione è a suo dire in crescita e le conseguenze si vedono nel fatto che gli emigrati per trovare lavoro “si addensano in quelle Babilonie, che sono le grandi città nordamericane, ammassandosi nei quartieri più poveri, accanto ai negri e ai cinesi, creando dappertutto quelle famose little Italy [sic!], che costituiscono il più grave pericolo alla loro moralità e alla loro stessa prosperità materiale”. Questa massa, che paga i propri risparmi con il sangue, vive in condizioni miserabili ed è preda dello sconforto e della propaganda irreligiosa. Bisogna quindi intervenire con un’opera di scolarizzazione in italiano dei figli degli immigrati e con una decisa spinta verso la creazione di colonie agricole che allontanino gli italiani dalle grandi città. La sua analisi della comunità di Chicago conferma la necessità di attuare questi progetti31.
Il sacerdote torna sul tema anche in altri contributi degli anni immediatamente successivi32. Nel 1911 Pisani scrive un opuscolo sull’immigrazione italiana nel Nord America, nel quale riassume le proprie esperienze33. In quest’opera è ripetuta la condanna delle Little Italies, ma appaiono anche giudizi negativi sull’espressione popolare della fede degli immigrati, in particolare sulle parate, cioè le processioni per la festa del santo patrono delle varie comunità. Quasi la metà del testo è dedicato al programma dell’Italica Gens, che si riassume nella creazione dei segretariati del popolo e di scuole e nella promozione della colonizzazione, “ossia il ritorno progressivo e ragionevole del nostro contadino alla terra”. La colonizzazione occupa il maggior numero di pagine, perché Pisani illustra l’incremento dell’agricoltura negli Stati Uniti e nel Canada e il successo delle colonie agricole francesi, belghe e tedesche nel Manitoba.
Sempre nello stesso periodo Pisani non smette d’interessarsi al Canada, anche se non può più intervenire sulla comunità di Toronto. Qui infatti ha inviato nel 1909 il sacerdote Giuseppe Longo, che è stato in prigione, dopo uno scandalo relativo alla conduzione di un orfanatrofio, ed è poi stato riconosciuto innocente. Già in precedenza Pisani ha scritto di questo sacerdote a suo parere ingiustamente perseguitato34, ma a Toronto la scoperta del passato di Longo crea un notevole scandalo ed inoltre il sacerdote litiga per molti anni con i suoi superiori diocesani, che interrompono i contatti con Pisani35. Questi d’altronde sta ora tornando ad occuparsi attivamente della situazione europea e non vuole immischiarsi più di tanto nelle questioni canadesi. Nel novembre 1910 è stato chiamato alla direzione dei missionari dell’Opera fondata da Bonomelli e subito si è posto il problema di come ristrutturarla in accordo con le direttive di Pio X, cui chiede continuamente consiglio e sostegno36.
La sua attività si rivolge soprattutto alle comunità italiane in Svizzera (visitate nel dicembre 1910, gennaio, febbraio, aprile, giugno, luglio, agosto e dicembre 1911, marzo, aprile, maggio e agosto 1912), Francia (aprile e agosto 1911, aprile 1912), Germania (aprile 1911 e 1912, maggio e agosto 1912) e Austria (giugno e ottobre 1911, aprile 1912). Nel frattempo stringe ulteriormente i rapporti con la gerarchia vaticana, senza, però, dimenticare il gruppo di prelati che era legato a Leone XIII. Nel novembre 1910 incontra a Bologna l’arcivescovo Giacomo Della Chiesa, futuro Benedetto XV; nel luglio 1911 è a Roma per riferire a Pio X l’andamento dell’Opera di Assistenza e vede Merry del Val e il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, antico segretario di Leone XIII, cui è raccomandato da Bonomelli37.
Nel 1912 partecipa alla fondazione della sezione speciale della Concistoriale per la cura degli emigranti, istituita con il motu proprio “Cum omnes” del 12 maggio, e invia una precisa relazione sulla necessità di un organismo centrale in grado di mantenere i rapporti con i vescovi, di controllare il clero di ogni nazionalità e di coordinare le associazioni di soccorso agli emigranti. Il 30 luglio Pio X lo designa sostituto della Concistoriale e lo prepone proprio alla neonata sezione per l’emigrazione. In settembre riceve il biglietto di nomina, ma la sua attività inizia ufficialmente soltanto il 2 novembre. Nei primi tempi è accolto con freddezza negli ambienti vaticani: la dimestichezza con Bonomelli gli vale infatti l’accusa di cripto-modernismo. In ogni caso si impegna in un’incessante attività burocratica, che gli guadagna il rispetto dei colleghi. Promuove infatti una capillare raccolta di dati sulla situazione degli emigranti (non solo italiani) in tutto il mondo. Inoltre elabora il regolamento generale dei Missionari per l’emigrazione, che controfirma il 24 giugno 1914. Infine in questo stesso anno vede Pio X istituire quel Pontificio Collegio per l’emigrazione italiana da lui proposto sin dal 1909.
Nell’ambito dell’attività curiale Pisani si distacca progressivamente da Bonomelli, che lo accusa implicitamente di carrierismo e che a sua volta è sospettato di senilità dal più giovane, e trascura persino i contatti oltre oceano38. Tuttavia nel 1913 scrive a Pellegrino Francesco Stagni, nuovo delegato apostolico in Canada, chiedendogli di indagare sugli insediamenti e sulla provenienza degli immigrati. Stagni gira la domanda ai vescovi canadesi e invia loro un questionario relativo ai gruppi d’immigrati39. È questo l’ultimo intervento di Pisani presso la delegazione apostolica canadese: si sta ormai dedicando a una carriera che lo porta lontano dal Nord America, pur se non dimentica mai i problemi dell’emigrazione.
L’elezione al soglio pontificio di Della Chiesa gli apre nuove prospettive. Nel 1915 è nominato cameriere d’onore del pontefice e contemporaneamente riprende a viaggiare per l’Italia. La sua attività per gli emigranti non diminuisce, ma ormai mira ad abbandonare la Concistoriale. Nel frattempo opera per il trasferimento a Roma dell’ufficio centrale dell’Italica Gens (1917) e per il rafforzamento dei legami tra l’associazione e il governo. Il 28 agosto 1918 il cardinal Pietro Gasparri gli comunica la nomina a nunzio a Pechino. Tuttavia l’incarico salta per l’opposizione francese all’apertura di una nunziatura in Cina. Nel luglio-agosto 1919 è mandato in Francia e in Inghilterra, per accompagnare il cardinale Francis Aidan Gasquet in un ciclo d’incontri. Il 26 novembre dello stesso anno è infine designato delegato apostolico nelle Indie Orientali e il 15 dicembre è consacrato arcivescovo titolare di Costanza.
Il suo soggiorno indiano dura dal febbraio 1920 al settembre 1923. Nel 1924 è di nuovo a Roma ed è nominato canonico di S. Sisto e consultore della pontificia commissione per l’interpretazione autentica del codice di diritto canonico. Entra inoltre a far parte del Consiglio Superiore dell’Emigrazione, disciolto dal governo nel 1927. In questo anno diviene consultore di Propaganda e due anni dopo è delegato anche alla consulta per la Chiesa orientale di questa congregazione. Nel 1933 è nominato assistente al soglio pontificio.
Nel frattempo torna a far parte del comitato direttivo d’Italica Gens e contribuisce a trasformare l’associazione in organo di promozione dell’“italianità”. Inoltre abbina l’interesse per l’evangelizzazione del Terzo Mondo, maturato in India, con quello per l’italianizzazione delle colonie dell’“impero” mussoliniano40. Tale propensione lo rende popolare tra gli intellettuali fascisti. In particolare Ezra Pound compone uno dei suoi Cantos, il XCIII, attorno a una visita a Roma in sua compagnia nel 1936 e lo menziona in altri scritti41. I nuovi contatti di Pisani sono meno apprezzati in Vaticano, dove sono perciò ignorate le sue aspirazioni a una posizione di maggior rilievo: non ha quindi il cappello cardinalizio ed è soltanto ascritto alla Congregazione dei Riti. Comunque il vescovo si serve delle sue entrature con il regime per proteggere l’Associazione nazionale per soccorrere i missionari Italica Gens e non permetterle di dirazzare durante le presidenze di Piero Parini (1933-1937) e Attilio De Cicco (1937-1943)42. La sua partecipazione alla vita dell’associazione è importantissima, tanto più quando, caduto il fascismo, ne assume la presidenza e garantisce per essa di fronte alle nuove autorità. Già nel 1944 il Ministero degli Affari Esteri riconosce infatti il valore della sua personalità e nel 1945 concede all’Italica Gens il contributo statale, già previsto dal 1922. L’autorità di Pisani permette all’associazione di ricevere il contributo anche in seguito e di superare qualsiasi indagine governativa negli anni successivi43. Il suo sforzo traghetta nel secondo Novecento iniziative nate fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del secolo successivo, amplificando nel tempo l’azione bonomelliana44. Pisani infatti risulta ancora iscritto al Pontificio Consiglio dell’Emigrazione nel 1960, anno della sua morte. Inoltre, pur se la sua attenzione si concentra alla lunga nell’Europa, i suoi viaggi oltre Atlantico rivelano l’interesse con il quale la Chiesa e la Curia hanno seguito l’emigrazione in America nel primissimo Novecento.
Note
1Questa lettera e tutti i documenti relativi al viaggio in Canada di Pisani si trovano, salvo indicazioni contrarie, in ASV, ANC, scatola 106, fasc. 7. Sui viaggi in Nord America del 1908 e del 1909, vedi anche ASV, Segr. Stato, 1914, rubr. 18, fasc. 8, ff. 85-96 e 135-161 e fasc. 9, ff. 45-73 e 85-154.
2Giuseppe Toniolo, Lettere, II, Città del Vaticano, Comitato Opera Omnia di G. Toniolo, 1953, pp. 203-204 e 222-223.
3Per la biografia di Pisani e i suoi rapporti con Bonomelli, cfr. Gianfausto Rosoli, Scalabrini e Bonomelli: due pastori degli emigranti, in Scalabrini tra Vecchio e Nuovo Mondo, a cura di Id., Roma, Centro Studi Emigrazione, 1989, pp. 554-555; Matteo Sanfilippo, Monsignor Pisani e il Canada (1908-1913), “Annali Accademici Canadesi”, VI, 1990, pp. 61-75, e Gli archivi della Santa Sede e la presenza italiana in Svizzera, in Diversità nella comunione. Spunti per la storia delle Missioni Cattoliche Italiane in Svizzera (1896-2004), a cura di Giovanni Graziano Tassello, Roma–Basel, Fondazione Migrantes – CSERPE, 2005, pp. 407-426; Luciano Trincia, Emigrazione e diaspora. Chiesa e lavoratori italiani in Svizzera e in Germania fino alla prima guerra mondiale, Roma, Edizioni Studium, 1997. I dati più specifici sui viaggi sono desunti dal diario manoscritto, fattomi leggere a suo tempo da Gianfausto Rosoli e oggi forse deperdito: [Pietro Pisani], Diario fino al 1921. Famiglia.
4Pietro Pisani, L’emigrazione italiana nei paesi transoceanici e l’assistenza religiosa agli emigranti (traduzione della relazione letta alla Conferenza di Berlino, promossa dalla Società S. Raffaele per la protezione degli emigranti), in ASV, DASU, X, fasc. 595, non paginato.
5Pietro Pisani, Il vero pericolo della emigrazione temporanea, Roma, Tipografia dell’Unione Cooperativa Editrice, 1904.
6Pietro Pisani, L’Italia all’estero, Roma, Tipografia dell’Unione Cooperativa Editrice, 1907.
7Pietro Pisani, I problemi dell’emigrazione italiana, Roma, Stabilimento tipografico della Società editrice laziale, 1908, pp. 3-7, 10-13. Per collocare la posizione di Pisani nel dibattito a lui coevo, cfr. Ferdinando Manzotti, La polemica sull’emigrazione nell’Italia unita, Città di Castello, Società Editrice Dante Alighieri, 1969.
8P. Pisani, I problemi dell’emigrazione italiana, cit., pp. 8-9, 20-22, 24-26.
9La bibliografia sulle attività per gli emigranti di Bonomelli e Scalabrini è vastissima. Per un’introduzione, cfr. il già citato Scalabrini tra vecchio e nuovo mondo, nonché Gianfausto Rosoli, Insieme oltre le frontiere. Momenti e figure dell’azione della chiesa tra gli emigrati italiani nei secoli XIX e XX, Caltanissetta-Roma, Edizioni Sciascia, 1996. Si vedano inoltre: Scalabrini e le migrazioni moderne. Scritti e carteggi, a cura di Id. e Silvano M. Tomasi, Torino, SEI, 1997; Id., I1 contributo di Mons. Scalabrini alla creazione di un organismo della Santa Sede per gli emigrati cattolici, «People on the Move», 75 (1997), pp. 35 53; Geremia Bonomelli e il suo tempo, a cura di Id., Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 1999.
10Pietro Pisani, Il “Centrum” e la stampa cattolica tedesca, Roma, Tipografia dell’Unione cooperativa editrice, 1905, e Germania docet. Impressioni d’un italiano al Congresso di Strasburgo, Roma, s.ed., 1906.
11Per gli incontri romani e quelli durante il successivo viaggio, oltre a quanto citato alla nota 1, cfr. il già menzionato Diario manoscritto di Pisani, ff. 51-57.
12Omer Héroux, L’émigration italienne, «L’Action Sociale», 6 agosto 1908, p. 4.
13John E. Zucchi, The Italian Immigrants of the St. John’s Ward, 1875-1935, Toronto, Multicultural History Society of Ontario, 1981, pp. 18-19.
14In verità si deve aspettare ancora qualche mese, cfr. ASV, ANC, scatola 90, fasc. 9.
15In BAV, Carteggi di Giuseppe Toniolo, lettera 5361, abbiamo un’altra versione: Pisani sarebbe stato chiamato direttamente dall’arcivescovo McEvay. Tuttavia, nella lettera successiva (5362) dello stesso fondo, Pisani scrive che Sbarretti «mi ha impegnato per una missione a Toronto».
16La già citata lettera a Giuseppe Toniolo (BAV, Carteggi di Giuseppe Toniolo, 5361) offre altri particolari sulla visita a Montréal, dove Pisani tiene una conferenza sull’Unione Popolare italiana, e su una visita a Québec, della quale non si parla nella documentazione della delegazione apostolica. A Québec Pisani si reca all’Università Laval, da lui molto apprezzata, e incontra Bégin, che gli rivela di essere stato a lungo il confessore degli italiani della città e dei dintorni.
17In un’altra sede (ASV, ANC, scatola 81, fasc. 7) Pisani segnala la presenza di 150 famiglie italiane a Winnipeg nel 1908 e racconta di una sottoscrizione del 1904 per costituire una parrocchia italiana, cui avrebbero partecipato 91 famiglie.
18La conferenza Pisani, “Il Corriere Toscano”, 3 gennaio 1909, p. 3.
19Per l’attività di questa federazione, cfr. Gianfausto Rosoli, L’”Italica Gens” per l’assistenza all’emigrazione italiana d’oltreoceano, 1909-1920, “Il Veltro”, XXXIV, 1-2 (1990), pp. 47-60, e Silvano M. Tomasi, Fede e patria: the “Italica Gens” in the United States and Canada, 1908-1936. Notes for the history of an emigration association, “Studi Emigrazione”, 103 (1991), pp. 319-340.
20P. Pisani, Diario, cit., ff. 61-66.
21Giovanni Pizzorusso, Donato Sbarretti, delegato apostolico a Ottawa, e la difficile organizzazione del Concilio plenario canadese (1909), “Annali Accademici Canadesi”, VI (1990), pp. 77-88.
22Pietro Pisani, Il Canada presente e futuro in relazione all’emigrazione italiana, Roma, Tipografia dell’Unione Cooperativa Editrice, 1909.
23La convinzione di Pisani risale a prima del suo viaggio ed è ispirata dal rapporto di Egisto Rossi sul Canada, apparso nel “Bollettino dell’emigrazione”, n. 4 del 1903, e dalle conferenze del cavaliere Ranieri Pini, Il Canadà e i suoi progressi agricoli (Milano, Società italiana di esplorazioni geografiche e commerciali, 1907) e del professor Carlo Cattapani sullo stesso argomento (Roma, Collegio Romano, 1908).
24Cfr. P. Pisani, Il Canada presente e futuro, cit., pp. 31-32.
25P. Pisani, Il Canada presente e futuro, cit., pp. 32-38.
26Tale interesse deve essere inteso sullo sfondo dell’epoca, cfr. Gianfausto Rosoli, La colonizzazione italiana delle Americhe tra mito e realtà, “Studi Emigrazione “, 27 (1972), pp. 296-376. Per un quadro degli insediamenti agricoli italiani negli Stati Uniti di poco posteriore al viaggio di Pisani, cfr. R.F. Foerster, The Italian Emigration of Our Times, Cambridge, Harvard University Press, 1924, pp. 363-373.
27ASV, DASU, X, fasc. 595.
28P. Pisani, Diario, cit., ff. 70-76.
29Cfr.Agenzia Fides, Cenni storici sui congressi eucaristici, http://www.fides.org/ita/approfondire/ eucaristia/eucaristia_storia.html.
30Vedi supra, introduzione alla terza parte.
31Il testo dattiloscritto inviato da Pisani alla delegazione apostolica negli Stati Uniti è poi pubblicato con qualche aggiunta, cfr. Pietro Pisani, La colonia italiana di Chicago, Ill., e la nuova iniziativa di Marconiville, “Italica Gens”, maggio 1910, pp. 155-278.
32Pietro Pisani, Un pioniere della colonizzazione agricola negli Stati Uniti d’America, “Italica Gens”, febbraio 1910, pp. 31-37; Ancora delle scuole parrocchiali negli Stati Uniti d’America. La scuola del Buon Consiglio di Philadelphia, ibid., marzo 1910, pp. 49-58; Asili infantili e orfanatrofi per figli d’Italiani a New York, ibid., agosto-settembre 1910, pp. 307-315; Gli Italiani nel Rhode Island, ibid., ottobre-novembre 1910, pp. 349-369; Gli Italiani a Rochester, New York, ibid., gennaio 1911, pp. 25-31; La parrocchia di S. Francesco e la Colonia Italiana di Hoboken, New Jersey, ibid., marzo 1911, pp. 137-140.
33Pietro Pisani, L’emigrazione italiana nell’America del Nord. Note e proposte, Roma, Ufficio della Rivista internazionale, 1911. Sull’immagine complessiva dell’America negli scritti di Pisani, cfr. Matteo Sanfilippo, Problemi di storiografia dell’emigrazione italiana, Viterbo, Sette Città, 2002, pp. 78-80.
34P. Pisani, I problemi dell’immigrazione italiana, cit. p. 28.
35ASV, ANC, scatola 90, fasc. 26 e inoltre scatola 92, fascicoli 1, 8 e 12. In effetti il già citato Diario, ff. 58 e 61, di Pisani rivela che lo stesso Pio X gli ha chiesto di trovare una collocazione canadese per Longo. Sui conflitti di Longo, cfr. Matteo Sanfilippo, L’affermazione del cattolicesimo nel Nord America. Elite, emigranti e chiesa cattolica negli Stati Uniti e in Canada, 1750-1920, Viterbo, Sette Città, 2003, pp. 220-221.
36ASV, Archivio Particolare di Pio X, busta 85, Corrispondenza giugno 1911, fasc. Corrispondenza 1-10 giugno.
37Carlo Marcora, Carteggio tra il card. Rampolla e Mons. Bonomelli (1907-1913), in Studi storici in memoria di Mons. Angelo Mercati, prefetto dell’Archivio Vaticano, Milano, Giuffrè, 1956, pp. 201-243, riporta la lettera del vescovo di Cremona, datata 15 febbraio 1911.
38Nel dicembre del 1911 Pisani cerca di controllare l’anziano vescovo cremonese per conto della Curia, che ne teme sempre i soprassalti «modernisti» (ASV, Archivio Particolare di Pio X, busta 90, ff. 731-774). Bonomelli si rende conto che qualcosa sta cambiando nei rapporti con il più giovane, vedi l’epistolario raccolto da Gianfausto Rosoli presso la Biblioteca Ambrosiana e depositato ora nell’Archivio Generale dei Missionari di S. Carlo (Scalabriniani) a Roma.
39ASV, ANC, scatola 131, fasc. 2. Per i risultati dell’inchiesta, cfr. M. Sanfilippo, L’affermazione del cattolicesimo, cit., pp. 227-228.
40Pietro Pisani, Le missioni cattoliche in India, Roma, Unione missionaria del Clero, 1931, e Contributo italiano alla evangelizzazione dell’Etiopia, Milano, Istituto per gli studi di politica internazionale, s.d.
41Ezra Pound, Idee fondamentali, a cura di Caterina Ricciardi, Roma, Lucarini, 1991.
42Il problema è quello delle tesissime relazioni fra missionari per gli italiani, autorità consolari e/o fasciste e comunità emigrate, cfr. i materiali del Fondo Babini nell’appena ricordato Archivio Generale Scalabriniano, nonché: Philip V. Cannistraro e Gianfausto Rosoli, Emigrazione Chiesa e fascismo. Lo scioglimento dell’Opera Bonomelli (1922-1928), Roma, Edizioni Studium, 1979; Roberto Morozzo Della Rocca, L’emigrazione contesa: un aspetto della politica ecclesiastica del fascismo, “Storia e Politica”, XX (1981), pp. 556-565; Silvano M. Tomasi, L’assistenza religiosa agli italiani in USA e il Prelato per l’Emigrazione Italiana 1920-1949, “Studi Emigrazione”, 66 (1982), pp. 167-189; Gianfausto Rosoli, Santa Sede e propaganda fascista all’estero tra i figli degli emigrati italiani, “Storia Contemporanea”, XVII, 2 (1986), pp. 293 315; Paolo Borruso, Missioni cattoliche ed emigrazione italiana in Europa (1922-1958), Roma, Istituto Storico Scalabriniano, 1994; Il fascismo e gli emigrati. La parabola dei fasci italiani all’estero (1920-1943), a cura di Emilio Franzina e Matteo Sanfilippo, Roma-Bari, Laterza, 2003.
43Archivio Centrale dello Stato (Roma), Ministero degli Interni, Gabinetto, Permanenti, Enti ed Associazioni, busta 265 bis, fasc. 419-E «Italica Gens. Associazione nazionale per soccorrere i missionari italiani» (documentazione relativa agli anni 1944-1951).
44Ornella Confessore, Origini e motivazioni dell’Associazione Nazionale per soccorrere i missionari cattolici italiani, “Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia”, 11, 2 (1976), pp. 239-267, e L’Associazione nazionale per soccorrere i missionari cattolici italiani, tra spinte “civilizzatrici” e interesse migratorio (1887-1908), in Scalabrini tra vecchio e nuovo mondo, cit., pp. 519-536; S. Tomasi, Fede e patria, cit..