Nell’ambito di questo filone di studi, ma rivelando anche l’intenzione di fornire un esempio paradigmatico di come negli Stati Uniti le esigenze belliche abbiano comportato una contrazione delle libertà civili e dei diritti costituzionali sul fronte interno, la monografia di William Issel si concentra su un caso specifico. Ricostruisce, infatti, la vicenda dell’avvocato Sylvester Andriano, un esponente della comunità italo-americana di San Francisco che venne obbligato a lasciare la città nell’ottobre del 1942 in quanto era stato indicato come un agente fascista sia da un’inchiesta del Federal Bureau of Investigation sia da una serie di testimonianze rese alla commissione sulle attività anti-americane nello Stato della California. Precedenti lavori, in particolare un saggio di Rose D. Scherini (Executive Order 9066 and Italian Americans: The San Francisco Story, “California History”, 70, 4, 1991-92), si sono occupati delle vicissitudini di Andriano. Tuttavia, collocandole nel più ampio quadro dell’esperienza degli italo-californiani nel periodo della seconda guerra mondiale, si sono limitati a cogliere alcune incongruenze e contraddizioni nelle imputazioni mossegli. Per esempio, hanno notato l’inverosimiglianza della sua iscrizione agli Italian War Veterans, un’organizzazione fiancheggiatrice del fascismo costituita dagli ex combattenti italiani della prima guerra mondiale, in considerazione del fatto che Andriano era immigrato negli Stati Uniti nel 1901 e aveva acquisito la cittadinanza del paese di adozione già nel 1912.
Pure Issel accenna al coinvolgimento di Andriano in funzioni direttive nelle attività di organizzazioni che erano in qualche modo connesse con l’Italia e il suo governo, quali l’Italian Chamber of Commerce e la Scuola Italiana di San Francisco, per sottolineare la liceità del suo impegno negli anni in cui Stati Uniti e Italia avevano mantenuto relazioni amichevoli, soprattutto a fronte della constatazione dell’assoluta mancanza di prove che egli si fosse avvalso del suo ruolo per diffondere propaganda fascista tra i membri della Little Italy locale. Inoltre l’autore cerca anche di ridimensionare il legame di Andriano con il consolato italiano di San Francisco, asserendo che non ne fosse l’avvocato, ma fosse più semplicemente il socio di uno studio legale che aveva assistito la rappresentanza italiana in alcune cause. Tuttavia, piuttosto che ripercorrere strade già battute da ricerche precedenti nel confutare le accuse sollevate contro Andriano, Issel preferisce soffermarsi sui motivi dell’accanimento contro di lui e li identifica nell’impegno profuso nelle attività politiche e sociali della Chiesa cattolica a San Francisco. In particolare, For Both Cross and Flag sostiene che Andriano, soprattutto in qualità di presidente dei Catholic Men of San Francisco – un’organizzazione istituita nel 1938 dall’arcivescovo John J. Mitty – si sarebbe distinto nel promuovere una campagna di riforme municipali e sindacali ispirata ai principi morali del cattolicesimo. Avrebbe, pertanto, indispettito le componenti massonica, anticlericale e soprattutto comunista della comunità italo-americana nel contesto del conflitto tra la Chiesa e le forze laiche radicali che caratterizzò la vita pubblica della città negli anni Trenta e Quaranta. I nemici del cattolicesimo avrebbero così approfittato dello scoppio della guerra tra Italia e Stati Uniti per sbarazzarsi di Andriano, accusandolo di essere al servizio della dittatura fascista. Pertanto, a giudizio di Issel, non sarebbe stato il pregiudizio anti-italiano bensì l’ostilità anti-cattolica a determinare il destino di Andriano.
Il libro compie un approfondito scavo nelle fonti della diocesi di San Francisco per documentare con ampiezza di dettagli l’impegno civile di Andriano che lo rese un leader del laicato cattolico della città negli anni Trenta. Allo stesso modo, esamina con attenzione le affermazioni dei suoi antagonisti e le ripercussioni degli avvenimenti europei nel dibattito politico statunitense. Purtroppo, però, il testo non manca di ripetizioni (il contenuto della legge 77-503 per l’applicazione del decreto 9066 è riportato letteralmente due volte, a p. 153 e a p. 162) e di refusi nelle citazioni in italiano (per esempio: “Hanno pauro anche Washington di scherzate con la dinamite cattolica?”, p. 152) che, oltre a indisporre il lettore, sollevano dubbi sull’esegesi delle per altro non numerose fonti primarie utilizzate in questa lingua.
Soprattutto la conclusione a cui perviene il volume non è pienamente persuasiva. Nonostante l’enfasi di Issel sull’avversione dei comunisti per Andriano in quanto personalità cattolica di rilievo a livello locale, il suo principale accusatore, Carmelo Zito, come lo stesso autore riconosce, non militava in questo partito ma era un socialista. Inoltre, la differenza tra la posizione di avvocato del consolato e quella di consulente legale per conto di quest’ultimo per contribuire a definire i rapporti di Andriano con la dittatura mussoliniana suona un po’ una forzatura e pare avventato pensare che i diplomatici italiani si fossero avvalsi dei sevizi di un professionista che non era allineato col regime.
Nel definire i rapporti tra il fascismo e la Chiesa Issel considera soprattutto la controversia sull’Azione Cattolica. Però l’affermazione secondo cui il fratello di Andriano, un sacerdote emigrato anch’egli a San Francisco, si sarebbe pentito di essere tornato in Italia a causa degli attacchi del regime all’Azione Cattolica non è suffragata da fonti (p. 35), oltre a non rispecchiare necessariamente la posizione di Sylvester. Del resto, sono ben noti gli elementi di convergenza tra il fascismo e la Chiesa cattolica non solo in Italia ma anche nelle comunità italo-americane degli Stati Uniti (cfr. Peter D’Agostino, Rome in America. Transnational Catholic Ideology from the Risorgimento to Fascism, Chapel Hill, University of North Carolina Press, 2004). Quindi l’attivismo di Andriano nelle file dell’associazionismo cattolico di San Francisco non era di per sé incompatibile con la sua adesione al regime. Né Issel affronta la questione dell’impiego dell’insegnamento dell’italiano quale strumento di indottrinamento degli italiani all’estero, come indicato, tra gli altri, da Matteo Pretelli (Il ruolo della storia nei libri di lettura per le scuole italiane all’estero durante il fascismo, “Storia e problemi contemporanei”, 18, 40, 2005).
La decisione del vice procuratore generale degli Stati Uniti, Tom Clark, di porre fine alle inchieste a carico di Andriano nell’aprile del 1944 e di consentire il suo rientro a San Francisco sembrerebbe avallare l’interpretazione di Issel. Nondimeno resta l’impressione che le argomentazioni di For Both Cross and Flag siano più l’esito di una supposizione ragionevole che non il frutto di riscontri documentari diretti.