La storia in piazza
Una nuova generazione di emigranti. Il caso italo-finlandese
Paolo Di Toro Mammarella
Una nuova generazione di emigranti. Il caso italo-finlandese
1. – Nuovi modelli di emigrazione e identità europea
Partire, voltare pagina e ricominciare da un’altra parte, lontano, dove tutto magari è un po’ più facile. Sin dalle origini, l’emigrazione ha accompagnato passo dopo passo le vicende umane, e su di essa sono già stati versati fiumi di inchiostro e di parole. Oggigiorno, molti ricercatori hanno osservato la nascita e lo sviluppo di nuove fenomenologie migratorie nei paesi occidentali, che nella maggior parte dei casi riguardano direttamente le nuove generazioni. A partire dagli anni 1990, gli studiosi si ritrovano a descrivere la cosiddetta “fuga di cervelli”, ovvero, la crescente ondata migratoria che coinvolge una fascia specifica della popolazione. Si tratta di giovani sotto i 35 anni che nonostante il progresso tecnologico, il benessere diffuso e l’aumento dei consumi, decidono comunque di spostarsi oltre confine. Mesi, o anni, che andranno a condizionare in maniera indelebile il resto della vita. Che decidano di tornare oppure no. A volte spinti dalla semplice volontà di scoprire il mondo o di crescere professionalmente. Altre dal bisogno, dalle necessità. Fatto sta che il fenomeno comincia a prendere piede, richiamando l’attenzione di studiosi e mass media1.
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Nazionalismo da esportazione: la guerra di Libia sulla stampa italiana in Argentina e Brasile
Il Cinquantenario dell’Unità d’Italia (1911) e l’emigrazione
Federica Bertagna
Nazionalismo da esportazione: la guerra di Libia sulla stampa italiana in Argentina e Brasile
Il 29 settembre 1911 l’Italia dichiarò guerra alla Turchia con l’obiettivo di annettersi la Tripolitania e la Cirenaica, due aree costiere del Nord Africa ritenute strategiche, e del resto le uniche ancora libere dopo che in luglio un accordo tra Francia e Germania aveva assegnato alla prima il protettorato sul Marocco1. Il mutamento degli equilibri nel Mediterraneo meridionale che venne così a determinarsi fu il pretesto dell’aggressione, ma le mire italiane sulle province dell’Impero ottomano, dopo essere rimaste per trent’anni congelate e consegnate al lavoro della diplomazia, almeno dall’inizio del 1911 non erano più un segreto per nessuno2.
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