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Una produzione sterminata: 2009-2010

Negli ultimi anni ci siamo trovati sempre più spesso di fronte alla stessa infelice situazione: al momento di chiudere il numero miscellaneo del nostro “Archivio” la redazione era ancora invasa da libri non recensiti o non segnalati nel fascicolo. In genere abbiamo lasciato correre, sperando di recuperare l’anno successivo. Questa volta, però, l’ammasso delle letture inevase è stato più grande del solito e il semplice tentativo di mettere via tutti quei libri, dividendoli tra vari scaffali, ha messo in risalto molteplici piste di lettura. È sembrato dunque giusto rendere conto di queste possibilità con una breve rassegna, perché quanto accaduto, per quanto casuale, sottolinea come la bibliografia sulle migrazioni italiane sia cresciuta seguendo alcune linee portanti. Inoltre taluni percorsi sono anche il frutto del nostro lavoro in questi anni e provano che tale fatica non è stata inutile.Per non partire proprio dall’autoincensamento, evochiamo in primo luogo come la letteratura in questione travalichi non soltanto i nostri sforzi, ma tutto il regno della carta stampata. Questa resta in uso, pur se la rivista “Altreitalie” (www.altreitalie.it) e il sito www.asei.eu propongono alternative abbastanza valide, ma è sempre più spesso accompagnata da allegati multimediali. Per esempio, l’ultima impresa divulgativa di Gian Antonio Stella (Il viaggio più lungo. Dizionario essenziale, Milano, Rizzoli, 2010) è racchiusa in cofanetto con L’orda. Lo spettacolo, musiche di Gualtiero Bertelli e della Compagnia delle acque. Analogamente a Sta terra nun fa pi mia. I dischi a 78 giri e la vita in America degli emigranti italiani nel primo Novecento di Giuliana Fugazzotto (Udine, Nota, 2010) è allegato un audio cd con i materiali analizzati nel testo. Il volume presenta infatti le matrici incise negli Stati Uniti fra il 1893 e l’inizio della seconda guerra mondiali per raccogliere le canzoni più popolari fra gli emigranti.La riproposizione di quella tradizione musicale è da almeno un ventennio un leitmotiv della ricerca e della divulgazione.In particolare Emilio Franzina ha dedicato al tema studi e spettacoli. Fra i primi possiamo menzionare Inni e canzoni, in I luoghi della memoria, I, Simboli e miti dell’Italia unita, a cura di Mario Isnenghi, Roma-Bari, Laterza, 1996, pp. 115-162, e Le canzoni dell’emigrazione, in Storia dell’emigrazione italiana, I, Partenze, a cura di Piero Bevilacqua, Andreina De Clementi ed Emilio Franzina, Roma, Donzelli, 2001, pp. 537-563. Fra i secondi possiamo citare: Veneto Transformer (2001) con gli Hotel Rif e Patrizia Laquidara sulla storia delle migrazioni dal nord-est italiano fra medioevo e giorni nostri; Il Trombettiere (2002) con la regia e la compartecipazione di Davide Riondino su John Martin (alias Giovanni Martini, Sala Consilina 1850- New York 1922) agli ordini del generale Custer nella battaglia di Little Big Horn; Esuli, Profughi, Rifugiati E (in una parola)… Migranti (2005), cantata a due voci per chitarra e fisarmonica con Mirco Maistro e Patrizia Laquidara. Possiamo inoltre ricordare che il primo volume della Storia dell’emigrazione italiana conteneva un cd di canzoni, così come anche Sogni e fagotti. Immagini, parole e canti degli emigranti italiani di Maria Rosaria Ostuni e Gian Antonio Stella (Milano, Rizzoli, 2005). Tutte queste opere di natura ibrida (libro + cd, conferenza + spettacolo) documentano l’interesse odierno per le tradizioni canore della diaspora italiana. L’argomento attira molto interesse, come confermano i lavori di Simona Frasca, in particolare il recente Birds Of Passage: i musicisti napoletani a New York (1895-1940) (Lucca, LIM, 2010), che chiude un ideale dittico sui rapporti fra Napoli e la cultura delle comunità emigrate all’estero aperto da Giuliana Muscio con Piccole Italie, grandi schermi (Roma, Bulzoni, 2004). Un breve intervento di Ferdinando Fasce (Singing at Work: Italian Immigrants and Music in the Epoch of WWI, “Italian Americana”, 27, 2, 2009, pp. 133-148) allarga ulteriormente il fuoco dell’indagine, concentrandosi sul cantare nel luogo di lavoro.Gli interventi appena citati fanno risaltare il ruolo partenopeo nella trasmigrazione/conservazione della canzone popolare. Tale fenomeno è al centro inoltre di alcuni documentari, da Cuore napoletano (2002) di Paolo Santoni a Passione (2010) di John Turturro. Se quest’ultimo realizza il corto circuito di un discendente di emigranti che filma la tradizione musicale napoletana, nel primo si mostra come alcune canzoni siano ormai cantate esclusivamente in ambito emigratorio. Per non restare ancorati alla sola Napoli, possiamo inoltre rammentare analoghe iniziative calabresi, dallo spettacolo che ha ispirato il volume curato da Maria Grazia Capparelli Bastimenti, sogni e chimere fra una tarantella e un tango. Saggi, spunti e riflessioni sull’emigrazione calabrese a margine dello spettacolo ideato da Cataldo Perri (Cosenza, Progetto 2000, 2002) al Transumanze Sila Music Fest della scorsa estate (vedi il sito della Provincia di Cosenza: http://www.provincia.cs.it/transumanze/).Per farla breve l’interesse per alcuni aspetti dell’emigrazione non soltanto ha stimolato la ricerca, ma obbliga a un continuo confronto fra letteratura scientifica, divulgazione giornalistica, attività teatrale, concerti, documentari cinematografici e televisivi, riproduzioni digitali in cd o dvd, per non parlare poi dei siti web, che quasi tutto regestano o registrano integralmente. Siamo di fronte a una caratteristica dei giorni nostri rilevabile anche in altri campi, ma è indubbio che gli studi migratori ne sembrano particolarmente toccati, come rivela anche la relativa esperienza museale. Basti pensare alla recente apertura del Museo nazionale dell’emigrazione, il quale accompagna ai tradizionali percorsi espositivi l’ascolto di canzoni e la visione di materiali RAI e un corposo catalogo (vedi Museo Nazionale Emigrazione Italiana, a cura di Alessandro Nicosia e Lorenzo Prencipe, Roma, Gangemi, 2009, e http://www.museonazionaleemigrazione.it/), al continuo successo del Museo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti, alla mostra Da Genova a Ellis Island. Il viaggio per mare ai tempi della migrazione italiana tenutasi nel 2008-2009 al Museo del Mare di Genova e poi divenutane parte integrante (http://www.galatamuseodelmare.it/ e il catalogo La Merica 1892-1914. Il viaggio per mare nell’età della grande migrazione, Genova, Sagep, 2008).Sul rapporto con i sussidi audiovisivi degli studi migratori abbiamo anche alcuni contributi che discotono di fotografie, cinema e radio. Emigranti e immigrati nelle rappresentazioni dei fotografi e fotogiornalisti di Paola Corti (Foligno, Editoriale Umbra, 2010: I Quaderni del Museo dell’Emigrazione, 11) incrocia le immagini degli antichi e dei nuovi emigranti per mostrare come i media stampati si siano serviti di esse in maniera di condizionare se non la comprensione del fenomeno, quantomeno la sua valutazione politica. Prosegue così la riflessione già avviata in L’emigrazione (Roma, Editori Riuniti, 1999), comparando l’approccio all’emigrazione italiana con quello all’immigrazione in Italia oggi. Pasquale Iaccio (L’Italia sugli schermi d’America. Miti e stereotipi agli inizi del Novecento, “Giornale di storia contemporanea”, XI, 2, 2008, pp. 10-53) e soprattutto Giorgio Bertellini (Italy in Early American Cinema. Race, Landscape, and the Picturesque, Bloomington-Indianapoli, Indiana University Press, 2010) dimostrano quanto si possa trarre dalla prima filmografia sugli italiani e sugli italo-statunitensi. Da un lato, infatti, i film di autori statunitensi propongono un’inquadratura specifica dell’esoticità (e della “meridionalità”) italiana, emigrata e non, completando quanto suggerito da Nelson Moe in un libro di alcuni anni fa (The View from Vesuvius: Italian Culture and the Southern Question, Berkeley – Los Angeles, University of California Press, 2002) e in una più recente riflessione (The Mediterranean Comes to Ellis Island: The Southern Question in the New World, “Californian Italian Studies Journal”, 1, 1, 2010, disponibile all’indirizzo http://escholarship.org/uc/item/53c1v1vc). Dall’altra, all’elaborazione di quella prospettiva “esoticista”, che non voleva essere per forza denigratoria, contribuiscono gli stessi immigrati importando alcuni tipi specifici di spettacoli e inoltre autoraffigurandosi sullo schermo cinematografico. Infine Roberto Sala e Giovanna Massariello Merzagora (Radio Colonia. emigrati italiani in Germania scrivono alla radio, Torino, Utet, 2008) segnalano quanto e come le radio d’emigrazione abbiano veicolato gli interessi e le richieste degli emigranti. La stessa proficua commistione di piani e di media diversi caratterizza un altro filone di analisi oggi preponderante, quello relativo alle nuove emigrazioni, in particolare a quelle under 40. Il dibattito su questo argomento è in tale crescita, grazie alla presenza e al presenzialismo digitale dei suoi protagonisti, che abbiamo preferito dedicargli un dossier particolare in questo fascicolo della nostra rivista. Nelle pagine precedenti avrete quindi avuto modo di leggere alcuni interventi e di trovare i link per altri materiali, ivi compreso un film dedicato alla giornata di un giovane emigrato. Se passiamo a settori più tradizionali e meno dominati dalla pervasività degli altri media, possiamo notare come in essi risaltino elementi e linee di discussione già abbondantemente percorsi in questo decennio sulle pagine a stampa e su quelle digitali dell’“Archivio storico dell’emigrazione italiana”. Possiamo rapidamente elencare: la proposizione di nuove sintesi; lo studio del rapporto fra fascismo ed emigrazione, ma pure, più in generale, di quello fra emigrazione e politica; la ricerca dei modelli regionali di diaspora; la valutazione del ruolo della Chiesa, soprattutto cattolica, nel seguire le partenze; la funzione della stampa della e per l’emigrazione; l’autorappresentazione nelle lettere e nelle autobiografie di emigranti.Per quanto riguarda il primo punto, le sintesi, dobbiamo sottolineare come in esse si siano impegnati molti autori che collaborano alle nostre iniziative, basti scorrere i contributori a Migrazioni, ventiquattresimo volume degli Annali della Storia d’Italia curato da Paola Corti e Matteo Sanfilippo (Torino, Einaudi, 2009), nonché i due libri quasi coevi di Michele Colucci e Matteo Sanfilippo: Le migrazioni. Un’introduzione storica, Roma, Carocci Editore, 2009, e Guida allo studio dell’emigrazione italiana, Viterbo, Sette Città, 2010. In parallelo ha proceduto il lavoro dei demografi storici, per il quale si veda L’Italia in movimento: due secoli di migrazioni (XIX-XX), a cura di Ercole Sori e Anna Treves, Udine, Forum Editrice, 2008. La stessa presenza del nostro gruppo è avvertibile nelle sintesi sui luoghi di arrivo, in particolare sul Nord (Stefano Luconi e Matteo Pretelli, L’immigrazione negli Stati Uniti, Bologna, Il Mulino, 2008) e il Sud America (Vittorio Cappelli, Storie di italiani nelle altre Americhe. Bolivia, Brasile, Guatemala e Venezuela, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2009), sull’Oceania (Gli italiani in Australia. Nuovi spunti di riflessione, a cura di Matteo Pretelli, “Studi Emigrazione”, 176, 2009) e l’Africa (Daniele Natili, Una parabola migratoria. Fisionomie e percorsi delle collettività italiane in Africa, Viterbo, Sette Città, 2009). Naturalmente non abbiamo il monopolio delle sintesi ad ampio raggio. Basti pensare al Rapporto italiani nel mondo 2010 della Fondazione Migrantes (Roma, Idos 2010). Inoltre sull’Africa è intervenuta pure la Caritas/Migrantes (Africa-Italia. Scenari migratori, Roma, Edizioni Idos, 2010), mentre degli italiani nell’America del Nord si sono occupati Paolo Cherchi e Cosetta Seno Reed (Gli italiani e l’italiano nell’America del Nord, Ravenna, Angelo Longo, 2010), Chiara Vangelista(che ha curato I primi italiani in America del Nord. Dizionario biografico dei liguri, piemontesi e altri, Reggio Emilia, Diabasis, 2010) e Maria Susanna Garroni (Prospettive americane sugli immigrati italiani e la loro terra d’origine tra il 1870 e il 1914: per un percorso di ricerca, in Gli Stati Uniti e l’Italia alla fine del XIX secolo, a cura di Daniele Fiorentino, Roma, Gangemi, 2010, pp. 101-116). Sull’America latina vedi ancora la Caritas-Migrantes (America Latina – Italia vecchi e nuovi migranti, Roma, Idos, 2009). Infine non è scarseggiata l’attenzione per le partenze verso l’Europa, in particolare verso la Francia: Chiara Gianlupi, Emigranti dalla montagna a Parigi: l’esperienza di scaldini e bougnats, “Quaderni del Centro Studi della Valle del Ceno”, 16, I (2009), pp. 7-63; Martine Storti, Quando mio padre emigrò in Francia, La Spezia, Giacché Edizioni, 2009; Giuliano Bozzoli, Ritals. Dalla provincia di Pisa alla Camargue in cerca di lavoro, Pontedera, CLD Libri, 2009. Né è mancata la curiosità per la regolamentazione delle stesse, laddove sono partite donne (Caroline Douki, Entre discipline manufacturière, contrôle sexué et protection des femmes. Recrutement, encadrement et protection des jeunes migrantes italiennes vers les usines textiles européennes (France, Suisse, Allemagne) au début du XXe siécle, “Migrations Société”, 127, 2010, pp. 87-120) o bambini (Maria Rosa Protasi, I fanciulli nell’emigrazione italiana. Una storia minore (1861-1920), Isernia, Cosmo Iannone Editore, 2010).Il nostro gruppo ha partecipato anche alle meditazioni su fascismo ed emigrazione grazie al prezioso lavoro di Matteo Pretelli (vedi da ultimo l’equilibrato e sintetico Il fascismo e gli italiani all’estero, Bologna, CLUEB, 2010, senza dimenticare il precedente Fascismo, violenza e malavita all’estero. Il caso degli Stati Uniti d’America, “Iperstoria”, 2008, http://www.iperstoria.it/?p=134), ma pure questo settore vede intervenire molti altri autori. Senza tracciarne nuovamente il profilo storiografico, presentato dallo stesso Pretelli (Il fascismo e gli italiani all’estero. Una rassegna storiografica, “Archivio Storico dell’Emigrazione Italiana”, 4, 1, 2008, pp. 161-172), possiamo notare come negli ultimi anni il fulcro dell’analisi si sia spostato verso la politica estera e la politica culturale dell’Italia fascista. Pure in questi studi, comunque, non mancano annotazioni sugli emigranti in L’America Latina e Mussolini. Brasile e Argentina nella politica estera dell’Italia. (1919-1943) di Marco Mugnaini (Milano, Franco Angeli, 2008), Avanguardie dello spirito. Il fascismo e la propaganda culturale all’estero di Francesca Cavarocchi (Roma, Carocci, 2010) e nel dossier monografico La politica migratoria italiana attraverso le fonti governative curato da Michele Colucci (“Archivio storico dell’emigrazione italiana”, 6,1, 2010, pp. 5-89). Inoltre non ha perso di interesse il dibattito su fascismo e antifascismo nelle comunità immigrate (Alexandre Hecker, Socialistas contra fascistas e comunistas na São Paulo italiana dos anos 1920, “Studi Emigrazione”, 176, 2009, pp. 911-926).Alle analisi su fascismo ed emigrazione italiana si può legare la più generale valutazione dei rapporti fra politica ed emigrazione. Qui possiamo schedare i contributi su mutuo soccorso e solidarietà migratoria Europa (L’histoire c’est aussi nous. La storia siamo anche noi a cura di Maria Luisa Caldognetto e Bianca Gera, Torino, Centro Studi Piemontesi, 2009, sull’anarchismo nelle Americhe (Michele Presutto, “L’uomo che fece esplodere Wall Street”. La storia di Mario Buda, “Altreitalie”, 40, 2010, pp. 83-107; Stefano Luconi, L’ottantennale della morte di Sacco e Vanzetti, “Archivio storico dell’emigrazione italiana”, 6, 1, 2010, pp. 117-131), sulle organizzazioni degli emigrati sino al 1945 (Maria Izilda Santos de Matos, Pelo pão e pela liberdade: imigrantes, padeiros e experiências políticas (São Paulo 1870-1945), “Studi Emigrazione”, 176, 2009, pp. 927-948) e sul movimento operaio post 1945 (Clelia Caruso, Migrant Brokerage: Organising Political Campaigns and Negotiating Rituals in a Transnational Political Field, “Altreitalie”, 40, 2010, pp. 26-54), sulla questione razziale nelle rivendicazioni degli italiani nelle Americhe sempre dopo la seconda guerra mondiale (Stefano Luconi, From William C. Celentano to Barack Obama: Ethnic and Racial Identity in Italian-American Postwar Political Experience, 1945-2008, “Altreitalie”, 38-39, 2009, pp. 7-20; Federico Croci, Dal “pericolo giallo” a “l’invasione nipponica”. L’impatto dell’immigrazione giapponese sulla comunità italiana di São Paulo: solidarietà, rifiuto e conflitto, ibid., pp. 222-249), sulla storiografia prodotta da quelle stesse comunità per promuovere il proprio ruolo nelle società di accoglienza (Stefano Luconi, Is Italian-American History an Account of the Immigrant Experience with the Politics Left Out? Some Thoughts on the Political Historiography about Italian Americans, in Italian Americans in the Third Millennium: Social Histories & Cultural Representations, a cura di Paolo A. Giordano e Anthony Julian Tamburri, New York, AIHA, 2009, pp. 55-72).Sono molto interessanti, sempre nell’ambito delle riflessioni su emigrazione politica, le valutazioni dell’esilio femminile in Impegno politico e amicizie femminili tra emigrazione antifascista e secondo dopoguerra. L’Itinerario di Bianca Pittoni di Sara Galli (“Storia in Lombardia”, 29, 3, 2009, pp. 57-77). Perfezionano infatti le intuizioni già in Col freddo nel cuore. Uomini e donne nell’emigrazione antifascista di Patrizia Gabrielli (Roma, Donzelli, 2004) e Frammenti di vita e d’esilio. Giulia Bondanini, una scelta antifascista (1926-1955), a cura di Elisa Signori (Zurigo, L’Avvenire dei Lavoratori, 2006) e fanno procedere ulteriormente la discussione. Sempre sull’esilio antifascista, ma questa volta maschile, bisogna poi tener conto de Il prezzo della libertà. Gaetano Salvemini in esilio (1925-1949), a cura di Patrizia Audenino, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2009, e di Davide Grippa, Un antifascista tra Italia e Stati Uniti. Democrazia e identità nazionale nel pensiero di Max Ascoli (1898-1947), Milano, Franco Angeli, 2009. Altre notazioni sulla diaspora antifascista sono in Mireno Berrettini, “To set Italy ablaze!” Special Operations Executive e i reclutamenti di agenti tra enemy aliens e prisoners of war italiani (Regno Unito, Stati Uniti e Canada), “Altreitalie”, 40, 2010, pp. 5-23. Non si deve infine dimenticare il risvolto risorgimentale: Matteo Sanfilippo, L’emigrazione italiana nelle Americhe in età pre-unitaria, “Annali della Fondazione Luigi Einaudi”, XLII (2008), pp. 65-79; Maurizio Isabella, Risorgimento in Exile. Italian Émigrés and the Liberal International in the Post-Napoleonic Era, Oxford, Oxford University Press, 2009; Grégoire Bron, The exiles of the Risorgimento: Italian volunteers in the Portuguese Civil War (1832-34), “Journal of Modern Italian Studies”, 14, 4 (2009), pp. 427-444; Valeria Ferrari, Civilisation, laicité, liberté. Francesco Saverio Salfi fra Illuminismo e Risorgimento, Milano, FrancoAngeli, 2009; Enrico Verdecchia, Londra dei cospiratori. L’esilio londinese dei padri del Risorgimento, Milano, Marco Tropea, 2010.Un altro settore nel quale la nostra rivista si è contraddistinta, dedicandole da diversi anni un’apposita rubrica, è la ricerca sui modelli regionali di emigrazione. Su questo tema adesso si pubblica moltissimo, ricostruendo un tassello dopo l’altro delle varie realtà regionali. Marcello Saija prosegue la sua ricostruzione delle comunità di origine siciliana con La Colonia Trinacria in Paraguay 1897-1908 (Messina, Trisform, 2010) e L’esperienza migratoria dei santaninfesi in America 1894-1924 curato assieme a Giuseppe Bivona (Messina, Trisform, 2010). Sempre sulla Sicilia abbiamo inoltre Era come andare sulla luna. Il difficile viaggio degli emigranti eoliani: storie, immagini, documenti, dati di Massimo Marino (Lipari, Centro Studi Lipari, 2010). Il Centro Studi SEA di Villacidro allarga il fuoco a tutte le isole maggiori (L’emigrazione dalle isole del Mediterraneo all’America Latina fra XIX e XX secolo, a cura di Martino Contu e Giovanni Pinna, Villacidro, Centro Studi SEA, 2009). Sull’Italia centro-meridionale intervengono gli autori di Comunità pontine all’estero. Rapporto sull’emigrazione dalla provincia di Latina a cura di Guglielmo Bove (Roma, Gangemi, 2007) e Abruzzo regione del mondo. Letture interdisciplinari sull’emigrazione abruzzese fra Ottocento e Novecento a cura di Eide Spedicato Iengo e Lia Giancristofaro (Milano, Franco Angeli, 2010). Marco Fincardi mostra come inserire l’emigrazione nell’evoluzione di una regione (Campagne emiliane in transizione, Bologna, CLUEB, 2008). Infine sono stati analizzati i casi del Nord-Est (Basiliano, un paese all’estero. L’emigrazione nel territorio comunale, e Non fu la miseria, ma la paura della miseria. La colonia della Nuova Fagagna nel Chaco argentino (1877-1881), entrambi a cura di Javier Grossutti, Udine, Forum, 2009) e del Nord-Ovest (Il vecchio Piemonte nel nuovo mondo. Parole e immagini dall’Argentina, e Il vecchio Piemonte nel nuovo mondo. Parole e immagini dal Brasile, entrambi a cura di Alda Rossebastiano, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2009; Arnaldo Ceccomori e Claudio Mori, Dalla valle Vigezzo al Rio Grande do Sul. Storia dei cugini Giorgis (1853-1927), Parma, CM Edizioni 2010).Tra i quadri regionali è particolarmente innovativo Emigrazione ed immigrazione nella storia del Lazio dall’Ottocento ai giorni nostri di Maria Rosa Protasi (Viterbo, Sette Città, 2010), che applica allo specifico laziale un taglio molto vicino a quello del già citato volume degli Annali della Storia d’Italia. Evidenzia cioè come si debba lavorare non soltanto sull’emigrazione e sull’immigrazione nella storia italiana, ma anche sul loro convivere e sui loro rapporti con la mobilità interna alla Penisola o alla singola regione studiata. Quest’ultimo argomento è stato approfondito negli ultimissimi anni da tanti teorici delle migrazioni. Basti ricordare l’approccio geografico di Francesca Krasna (Alla ricerca dell’identità perduta. Una panoramica degli studi geografici sull’immigrazione straniera in Italia, Bologna, Pàtron Editore, 2009), quello sociologico di Salvatore Palidda (nel suo Mobilità umane. Introduzione alla sociologia delle migrazioni, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2008, e nei successivi due volumi a sua cura: Razzismo democratico. La persecuzione degli stranieri in Europa, Milano, Agenzia X, 2009, e Il “discorso” ambiguo sulle migrazioni, Messina, Mesogeo, 2010), quello giuridico-politico di Guido Tintori (Fardelli d’Italia? Conseguenze nazionali e transnazionali delle politiche di cittadinanza italiane, Roma, Carocci, 2009) e Fabio Rugge (The Governance of Emigration in Italy (1861-2001), in National Approaches to the Administration of Internation Migration, a cura di Peri E. Arnold, “Cahiers d’Histoire de l’Administration”, 31, 2010, pp. 101-122), infine quello statistico dei dossier pubblicati ogni anno dalla Caritas/Migrantes. In particolare l’ultimo Immigrazione. Dossier Statistico 2010 (Roma, Edizioni Idos, 2010), contiene un saggio di Delfina Licata su Italiani che emigrano e nuove mobilità a dimostrazione della compenetrazione tra arrivi e partenze.Il lato più sguarnito delle nuove valutazioni sulla circolarità delle migrazioni resta quello delle migrazioni interne, pur se le successive edizioni del Rapporto sugli italiani nel mondo della Fondazione Migrantes (Roma, Idos, 2006-2010) se ne sono occupati. Tuttavia finalmente possediamo una ricognizione storiografica generale grazie a Michelangela Di Giacomo (Le migrazioni interne. Rassegna degli studi italiani (1958-2009), “Bollettino di storiografia”, 2009, pp. 29-53) e un’analisi dei casi lombardo (Francesca Sudati, Tutti i dialetti in un cortile. Immigrazione a Sesto San Giovanni nella prima metà del ‘900, Milano, Fondazione ISEC – Guerini e Associati, 2008) e piemontese (Anna Baudino, Tutte a casa? Donne tra migrazione e lavoro nella Torino degli anni Sessanta, Roma, Viella, 2008). Inoltre Migranti autoctoni: giovani e nuovi percorsi migratori nel sud d’Italia di Antonia Cava (“Studi Emigrazione”, 174, 2009, pp. 421-446) traccia il quadro odierno degli spostamenti entro la Penisola, dal Sud al Nord, e verso l’Europa. Infine un volume curato da Angiolina Arru, Daniela Luigia Caglioti e Franco Ramella (Donne e uomini migranti. Storie e geografie tra breve e lunga distanza, Roma, Donzelli, 2008) riflette su come includere in questa discussione l’età moderna ed equiparare quanto accaduto nel Novecento e nell’antico regime.Proprio il tema delle migrazioni interne tra tardo medioevo e prima età moderna è approfondito da La presenza ebraica a Roma e nel Lazio. Dalle origini al ghetto, a cura di Rita Padovano (Padova, Esedra, 2009): si ricordi infatti che sino al Cinquecento la comunità ebraica è composta da locali e non da immigrati e quindi i suoi flussi rispondono alla mobilità interna peninsulare. La stessa questione di una mobilità peninsulare troppo spesso malamente interpretata come semplice immigrazione si pone per la presenza plurisecolare degli “ zingari”. Molti operatori sociali, soprattutto cattolici, rilevano come alla diffusione di pregiudizi (Sabrina Tosi Cambini, La zingara rapitrice. Racconti, denunce, sentenze (1986-2007), Roma, CISU, 2008) si accompagni l’assoluta incomprensione del fatto che essere membro di una minoranza non significa per forza non essere italiano (Giuseppina Scaramuzzetti, Una storia tante vite, Negarine di S. Pietro in Cariano (VR), Gabrielli Editori, 2008; Cristina Simonelli, Rom e non / Rom tra conflitti e risorse. Legalità, politiche sociali, informazione, Affi (VR), Fondazione Elena da Persico, 2008; Fondazione Migrantes, Le minoranze: dinamica per la società e per la Chiesa, Roma, Servizio Migranti, 2010; Claudia Mantovan, Stranieri o italiani? Il conflitto per il villaggio sinti di Mestre, “Studi Emigrazione”, 178, 2010, pp. 482-499).La discussione sugli “zingari” nell’età moderna non è oggi molto sviluppata e si basa su ricerche del secolo scorso (vedine la sintesi storiografica in Vladymir Martelli, La povertà tra il medioevo e l’inizio dell’età moderna: marginalità, inclusione ed esclusione, “Scuola superiore dell’economia e delle finanze. Rivista online.”, VII, 2010, http://rivista.ssef.it/site.php?page=20061031122406237&edition=2010-01-01). Tuttavia qualcosa si sta muovendo, come esemplifica l’interessante lavoro di Benedetto Fassanelli (Considerata la mala qualità delli cingani erranti. I rom nella Repubblica di Venezia, “Acta Histriae”, 15 (2007), http://www.zrs.upr.si/sl/Zalonistvo/acta/Acta15_2007_1/fassanelli.pdf). Esiste inoltre una buona produzione sul Novecento, vedi in particolare i libri più recenti di Luca Bravi (Rom e non-zingari. Vicende storiche e pratiche rieducative sotto il regime fascista, Roma, CISU, 2007, e Tra inclusione ed esclusione. Una storia sociale dell’educazione dei rom e dei sinti in Italia, Milano, Unicopli, 2009).Sempre su mobilità interna e immigrazione tra medioevo ed età moderna è uscito un compatto blocco di saggi su Venezia e regioni viciniori: Miriam Davide, Lombardi in Friuli. Per la storia delle migrazioni interne nell’Italia del Trecento, Trieste, CERM, 2008; Lucia Nadia, Migrazioni e integrazioni. Il caso degli albanesi a Venezia (1479-1552), Roma, Bulzoni, 2008; Andrea Zannini, Venezia città aperta. Gli stranieri e la Serenissima XIV-XVIII sec., Venezia, Marcianum Press, 2009; Reinhold C. Mueller, Immigrazione e cittadinanza nella Venezia medievale, Roma, Viella, 2010. Qui abbiamo un quadro assai interessante di un’area nella quale emigrazione, immigrazione e mobilità interna s’incrociano, sin dal medioevo, e rimettono in continua discussione lo stesso concetto di cittadinanza. Esiste qualcosa di analogo per l’area pontificia (Matteo Sanfilippo, Roma nel Rinascimento: una città di immigrati, in Le forme del testo e l’immaginario della metropoli, a cura di Benedetta Bini e Valerio Viviani, Viterbo, Sette Città, 2009, pp. 73-85) e quella meridionale (Elisa Vermiglio, L’ area dello stretto. Percorsi e forme della migrazione calabrese nella Sicilia basso medievale, Palermo, Officina di studi medievali, 2010), ma qui gli interventi sono molto più sfilacciati. Infine Corine Maitte (Les Chemins de verre, Les migrations des verriers d’Altare et de Venise (XVI-XIX siècles), Rennes, Presses Universitaire de Rennes, 2009) ricostruisce una storia di partenze, in buona parte da quella stessa Venezia identificata come meta negli studi precedenti. Come già ricordato partenze e arrivi tendono a convivere in un modello di mobilità circolare.Ripassando a trattare dell’emigrazione fuori della Penisola, l’ultimo biennio ha visto la crescita degli studi sulla stampa delle e per le comunità italiane all’estero, proprio l’argomento con il quale aveva debuttato questa rivista. A due opere più generali (La stampa di emigrazione italiana, a cura di Lorenzo Prencipe, “Studi Emigrazione”, 175, 2009, e Pantaleone Sergi, Stampa migrante, Giornali della diaspora italiana e dell’immigrazione in Italia, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2010) rispondono interventi più specifici sull’America latina: Federica Bertagna, La stampa italiana in Argentina, Roma, Donzelli Editore, 2009, e L’Italia del popolo. Un giornale italiano d’Argentina tra guerra e dopoguerra, Viterbo, Sette Città, 2009 (Quaderni di Asei, 4); Angelo Trento, La costruzione di un’identità collettiva. Storia del giornalismo in lingua italiana in Brasile, Viterbo Sette Città, 2010 (Quaderni di Asei, 5). Egualmente in aumento sono i contributi sul ruolo della Chiesa cattolica: Sorelle d’oltreoceano. Religiose italiane ed emigrazione negli Stati Uniti, a cura di Maria Susanna Garroni, Roma, Carocci editore, 2008; Giuseppe Buffon e M. Antonietta Pozzobon, Un altro francescanesimo. Francescane missionarie da Gemona a New York tra immigrazione e servizio sociale, Milano, Edizioni Biblioteca Francescana, 2009; Giovanni Battista Sacchetti, Testimonianze saggi poesie, a cura di Giovanni Terragni, Napoli, Grafica Elettronica, 2009; Matteo Sanfilippo, Un approccio storico alla pastorale migratoria: Chiesa, ordini religiosi ed emigrazione, in Fondazione Migrantes, Rapporto italiani nel mondo 2009, Roma, Idos, 2009, pp. 174-186, e L’emigrazione italiana verso gli Stati Uniti negli anni 1889-1900: una prospettiva vaticana, “Giornale di storia contemporanea”, XI, 2 (2008), pp. 54-68; Pietro Manca, Per una lettura interculturale: il Memoriale per la costituzione di una commissione pontificia Pro emigratis catholicis (1905) redatto da Mons. G.B. Scalabrini, “Studi Emigrazione”, 174 (2009), pp. 389-404; Francesco Motto, Vita e azione della parrocchia nazionale salesiana dei SS. Pietro e Paolo a San Francisco (1897-1930). Da colonia di paesani a comunità di italiani, Roma, LAS, 2010; Migrazioni. Dizionario socio-pastorale, a cura di Graziano Battistella, Cinisello Balsamo, San Paolo Edizioni, 2010; Tony Paganoni, Politics, ethnicity and the Catholic Church in Australia. Issues of identity and engagement: the case of the Federazione Cattolica Italiana, “Studi Emigrazione”, 177 (2010), pp. 203-226; Giovanni Pizzorusso, Religione cattolica, nazionalità, emigrazione italiana verso gli Stati Uniti in una lettera a Giovanni Battista Scalabrini del 1891, “Archivio storico dell’emigrazione italiana”, 5, 1 (2009), pp. 211-215, Tre lettere di Giovanni Battista Scalabrini (1889-1892) sull’assistenza spirituale agli italiani negli Stati Unititi, “Archivio storico dell’emigrazione italiana”, 6, 1 (2010), pp. 151-157; e Blandina e le sue sorelle. Emigrazione, americanizzazione, modernizzazione: note sul ruolo delle religiose italiane in America, “Studi Emigrazione”, 180 (2010); si vedano inoltre i materiali su http://www.cserpe.org/articles.htm. Marco Fincardi (Emigrazione e nonconformismo religioso, in I mantovani al Nuovo Mondo, a cura di Renzo Rabboni, “Postumia” 20, 3, 2009, pp. 67-93) ci ricorda invece la presenza evangelica, soprattutto valdese, fra gli emigrati, mentre Emanuel Valentin (Ritual as Cultural Reserve among Sicilian Migrants in Germany, “Durham Anthropology Journal”, 16, 2, 2009, pp. 23-43, e Breads and Saints: Ritual Pratices of Reciprocity among Sicilian Migrants in Germany, “Dve Domini/Two Homelands”, 29, 2009, pp. 167-178) affronta la dimensione religiosa, in questo caso cattolica, della costruzione di un’identità.Un altro settore in forte sviluppo è quello della diaspora successiva alla seconda guerra mondiale. Ai primi lavori, riassunti da un excursus storiografico di Dario Carta (L’emigrazione italiana nel secondo dopoguerra, “Studi e ricerche di storia contemporanea”, 71, 2009, pp. 114-119), hanno tenuto dietro alcuni saggi di assoluto livello: Sandro Rinauro, Il cammino della speranza. L’emigrazione clandestina degli italiani nel secondo dopoguerra, Torino, Einaudi, 2009; Michele Colucci, Emigrazione e ricostruzione. Italiani in Gran Bretagna dopo la seconda guerra mondiale, Foligno, Editoriale Umbra, 2009 (I Quaderni del Museo dell’Emigrazione, 10); Andreina De Clementi, Il prezzo della ricostruzione. L’emigrazione italiana nel secondo dopoguerra, Roma-Bari, Laterza, 2010; L’immigrazione italiana in Svizzera dopo la seconda guerra mondiale, a cura di Sonia Castro e Michele Colucci, “Studi Emigrazione”, 180 (2010). Infine possiamo ricordare i lavori su emigrazione e impresa, che soltanto in parte esplorano il versante post secondo conflitto mondiale: Stefano Luconi, Emigrazione e imprenditorialità nei flussi italiani verso gli Stati Uniti, “Metodi e Ricerche”, 28, 1 (2009), pp. 3-27; Alcides Beretta Curi, El aporte de la emigración italiana en la formación del empresariado urbano en Uruguay: la constitución de la Camera di Commercio Italiana di Montevideo, 1883-1933, “Studi Emigrazione”, 176 (2009), pp. 890-910.L’analisi delle lettere degli emigranti è ugualmente in crescita, si vedano in particolare i corpora ricostruiti e analizzati da Serena Cantoni (“Concueste poche righe”. Due famiglie reggiane migranti tra Castelnovo Sotto e l’Argentina, “Ricerche storiche”, 108, 2009 e 109, 2010), Sonia Cancian (Families, Lovers, and their Letters. Italian Postwar Migration to Canada, Winnipeg, University of Manitoba Press. 2010) e Antonio Pinelli e Carmelina De Filippis (Ho ricevuto la tua. Lettere di emigranti da Roccamandolfi, Isernia, Iannone Editore, 2010). Sulle lettere di emigrazione, ma anche su altre fonti scritte vedi inoltre il già menzionato I mantovani al Nuovo Mondo, a cura di Renzo Rabboni, e Lorenza Rossi, “Mi par cent’anni che vi ho lasciati”, Lucca, Pacini Fazzi, 2010 (quest’ultimo tratta dell’emigrazione della Garfagnana). La ricerca sui movimenti antitaliani di Patrizia Salvetti (Storie di ordinaria xenofobia. Gli italiani nel sud-est della Francia tra Ottocento e Novecento, Milano, Franco Angeli, 2008, e Il linciaggio di New Orleans del 14 marzo 1891 e i rapporti tra Italia e Stati Uniti, nel già citato Gli Stati Uniti e l’Italia alla fine del XIX secolo, a cura di Daniele Fiorentino, pp. 117-139) è anche una riflessione sulle fonti per la storia dell’emigrazione; sullo stesso tema e sulle fonti, vedi inoltre Stefano Luconi, Tampa’s 1910 Lynching: The Italian-American Perspective and Its Implications, “Florida Historical Quarterly”, 88, 1 (2009), pp. 30-53. Infine Emilio Franzina (L’America gringa. Storie italiane d’immigrazione tra Argentina e Brasile, Reggio Emilia, Diabasis, 2008, e la cura di Giulio Lorenzini, Memorie di un emigrante italiano, Roma, Viella, 2009) affronta sia le lettere, sia le memorie autobiografiche, proseguendo una meditazione sull’argomento che ne fa il padre nobile del settore.A parte abbiamo due altri discorsi interessanti, quello sulle interviste per ricostruire il vissuto delle comunità (Antonio Canovi, Pianure migranti. Un’inchiesta geostorica tra Emilia e Argentina, Reggio Emilia, Diabasis, tre edizioni fra 2008 e 2009; Maddalena Tirabassi, I motori della memoria. Le piemontesi in Argentina, Torino, Rosenberg & Sellier, 2010) e quello sul romanzo autobiografico come fonte. Ora è disponibile in traduzione In mio figlio vivrai per sempre di Rita Amabili-Rivet (Bagno a Ripoli, EDARC, 2010; ed. or. Guido, le roman d’un immigrant, Montréal, Hurtubise HMH, 2004) che ricostruisce la vicenda del padre emigrato a Montréal all’età di 13 anni nel 1925. Si tratta chiaramente di un’opera di fiction, ma che rielabora un vissuto familiare. Invece è più complicata la valutazione del romanzo di Roberta Sorgato (Cuori nel pozzo. Belgio 1956. Uomini in cambio di carbone, Venezia, Marsilio, 2010): l’autrice è infatti nata in Belgio, ma il suo sembra un omaggio o una rivisitazione a posteriori, piuttosto che una rielaborazione di racconti familiari.Da questa veloce cavalcata esce, speriamo, l’enorme sviluppo quantitativo della ricerca sulla mobilità migratoria degli italiani, nonché le molteplici sfaccettature dei suoi approcci. Tra l’altro si consideri che questa rassegna non è esaustiva, ma parte dai libri e dalle riviste a disposizione della redazione, nonché dalla scelta dei filoni principali. Molti contributi non sono stati presi in esame perché non arrivati alla nostra rivista o perché affrontano un argomento non esplorato da altri e quindi non appartengono a una tendenza emergente.Resta da sottolineare un ultimo aspetto. I volumi e gli articoli discussi nelle pagine precedenti non solo identificano alcune tematiche che hanno accentrato l’attenzione degli studiosi, ma evidenziano alcuni poli produttivi. Dietro alle riviste e alle collane citate più volte in questa rassegna appare evidente che il dibattito, soprattutto nel caso italiano, sia stimolato dal Centro Studi Altreitalie e dal Centro Studi Emigrazione di Roma, dal nostro Archivio Storico dell’Emigrazione Italiana e dal Centro Internazionale Studi sull’Emigrazione Italiana di Genova, che è dietro alla Mostra al Museo del Mare e alle pubblicazioni Diabasis, infine dal Museo dell’Emigrazione Pietro Conti di Gualdo Tadino. Se si tiene conto che molti studiosi sono membri di due o più di queste istituzioni, si vede come si sia venuto formando un gruppo compatto e collaborativo di specialisti, quanto meno nel settore storico.