L’emigrazione subìta: storia di una comunità arbëreshe

C: [mia nonna] aveva sedici anni quando ha preso il bar!
R: sedici anni!: era piccola
C:era piccola / si è sposata di sedici anni / e hanno preso il bar / poi so cresciuti i figli al bar / qua
R: e quanti figli teneva?
C: aveva a tre donne // e … tre giovanotti / mia nonna
R: sei
C: sei
R: tanti / erano tanti!
C: poi so morti tutti
R: e vostra mamma?
C: mia madre è morta / è morta nel … settantuno / e io … tre figlie / aveva me / un’altra giovane che è il padre di mio nipote e un’altra / tre figli
R: e vostro padre?
C: mio padre è morto in Argentina / non lo conosco
R: era emigrato?
C: si si è andato in Argentina il ventisette e non è venuto più
R: e non l’avete mai visto?
C: no no / non lo conosco proprio
R: e vi dispiace?
C: e dispiace / che non lo conosco / né gli altri pure erano più grandi / ma cioè erano bambini e l’hanno scordato no …
R: e com’è vivere senza il papà?
C: e … mamma stava con la nonna / al bar / tiravamo avanti
R: ma perché era emigrato vostro padre?
C: lui era giovane quando è andato / è andato il ventisette
R: e poi come morì?
C: no … è morto in Argentina
R: ma è andato per trovare lavoro?
C: non lo so … è andato poi non è venuto più / allora non c’era tanti soldi in Argentina
R: era pure lontano!
C: quello non mandava soldi e non è venuto più
R: e vostra mamma come vi ha cresciuto? / vi ha cresciuto bene?
C: e ci ha cresciuto che stavamo al bar / quello che … mangiavamo con la nonna … tutti quanti insieme
R: e come facevate? Eravate piccoli / vi svegliavate la mattina e che facevate?
C: e andavamo a scuola che dovevamo andare / andavamo a scuola fino alla quinta e poi dopo … ognuno … l’altro fratello si è imparato a fa’ sarto / uno si è imparato a fa’ falegname
R: ma sempre a Greci?
C: sempre a Greci / e io stavo con la mamma e facevo i servizi e andavo …

(Cristina, donna anziana)

In altri casi, la mancanza di informazioni dal marito lasciava pensare al peggio e le donne, in qualche caso, si sposavano scoprendo solo in un secondo momento che il coniuge emigrato era, in realtà, ancora vivo: ne è un esempio il racconto di Antonietta, in cui la sua fuga d’amore si intreccia alla storia della suocera che si risposò pensando che il marito emigrato fosse morto:

 

N: […] allora la bonanima di papà era di Ariano / allora io arrivava a un certo punto e forse la testa non ce la faceva /// e … non sono andata più per parecchie volte / per parecchie parecchie volte non sono andata più / ha risposto papà “se vai a scuola io ti lascio / se no vai a scuola io ti compro le tue pecore / e vai a guardà / guadagni almeno lu pane / per mangià” e così ha fatto / e io mi so sposata / adesso ti dico il mio racconto / io mi sono sposata di dodici anni

R: eravate piccola!

N: e sì / perché mio marito / cecchio quell’anima! / mio marito / la mamma si è tornata a sposare / e ha preso un altro uomo

R: ma era vedova?

N: sì perché allora mio nonno / che sarebbe il padre di mio marito / è andato in America /// e allora ha portato il primo figlio / gli altri tre figli so rimasti qua / con la mamma / perchè avèvano il negozio / avevano tutto / in tutti i modi ha preso un’altra donna // ha preso un altro uomo / mia suocera / e ha fatto un altro quattro figli / i quatto / tre figli prima che sarebbe mio marito e un altri due / lasciamo quello che sono andati in America e sono morti / ma lei è vivo / il primo figlio // mio … mio suocero è morto // allora non capivano / hanno mandato la lettera qui di Greci / il comune / Francesco Samuele / dovevano dire Francesco Saverio e hanno detto Francesco Samuele / e lui allà risulta vivo / e qui risulta ancora vivo mio suocero! / non l’hanno cancellato / figurati! / allora così capivano non è che capivano chissà come // e che vuoi? / ma … purtroppo e allora mi ha preso a me / perché l’ha cacciato fuori i tre figli / e ognuno ha trovato la sua / chi ha trovato ric / chi ha trovato povero / io ero piccola / io e mia sorella eravamo noi / quella era dodici anni prima di me e si è sposata a tempo / e vivèvo solo io /la mamma / e papà in tutti i modi mi hanno voluto bene e mi hanno fatto la casa e mia sorella li hanno fatto dopo un pezzo di terra / questo è il mio fatto / e perciò poi mio marito mi ha preso che io ero creatura / ero piccola / ha detto a me “tu mi vuoi sposare?“ / ho detto “che significa sposare” / “ no / dobbiamo correre” / … perché non abbiamo fatto con … con il velo con / no … “dobbiamo: scappare” […]

(Antonietta, donna anziana)

Le dinamiche familiari del passato si intrecciano con quelle di oggi e le famiglie spezzate sono, ancora oggi, una realtà piuttosto frequente:

A: […] un figlio tengo solo e si è sposato / è andato in Germania // in Germania ha fatto la casa / è stato vent’annë / è vent’anni che sta là / la prima // lavora la segretaria al municipio // la seconda lavora dalla Nutella / e il terzo / che è giovane / lavora dove fanno le macchine // e portano a busta a casa / hai capito / perché … / basta ca tu porta la busta e tutto va bene

Chi è rimasto e ha visto partire i figli, oggi, soffre la mancanza di dialogo con i nipoti, che, nati in un altro paese europeo, non hanno che alcuna competenza dell’italiano, di un dialetto romanzo o dell’arbëreshe:

I: e voi con i nipoti parlate in albanese?
A: ma quelli parla … / quelli parlano germanese / io non li capisco / parlano19

Guardando all’oggi ed immaginando il futuro, il destino di Greci non pare cambiato e molti giovani ed adulti considerano ancora l’emigrazione come una possibilità tutt’altro che remota: Ruggiero, ad esempio, oggi disoccupato, valuta l’emigrazione, immaginandosi già, però, la bellezza del ritorno durante dell’estate, quasi come se l’unico senso della partenza fosse il rientro, seppure provvisorio:

I: tu emigreresti?
R: e perché no?
I: cioè saresti possibilista … non ti spaventa il distacco da qui …
R: ma va bè …

I: non dico di andare ad Ariano Irpino dico hai capito Toscana …

R: certo certo … spaventarmi non mi spaventa / anche perché so stato fuori altre volte / l’ho vissuta sempre in maniera molto tranquilla / voglio dire /non è che sentivo sta … sta mancanza // certo è bello ritornare quando sei passi un periodo fuori ritorni in paese / penso che comunque questa non è una cosa che appartiene solo a Greci / appartiene a tutti quanti / tutta la gente di tutti i posti / ritornare inso’ al proprio paese fa sempre piacere / poi dipende / dipende dalle situazioni dipende che cosa fai fuori che relazioni instauri fuori / se riesci insature relazioni fuori o meno / questa è anche una situazione soggettiva / voglio dire

(Ruggiero, ragazzo)

Così anche Antonella (A) e suo fratello (P) rimandano ad un futuro oramai prossimo la decisione di emigrare, quasi come se l’emigrazione fosse un destino segnato e da accettare con rassegnazione:

I: ma voi come lo vedete il futuro di Greci?

A: molto …

P: molto critico

A: infatti // molto critico

I: ma voi pensate mai di andarvene / andare fuori a lavorare?

A: a volte questi dubbi / se si possono chiamare così / sorgono / però alla fine questo resta sempre il paese di nascita / quindi / si è sempre portati a restare qui / anzicchè andarsene / anche se però qui non ci sono né sbocchi lavorativi né di studio né … quindi … risulta difficile continuare la vita

(Antonella, A, e il fratello P, coppia di ragazzi)

Mariapia, contrariamente a Ruggiero, nelle battute iniziali dell’intervista ha ribadito più volte il suo viscerale attaccamento al paese: ha addirittura fatto trasferire a Greci suo marito, che è costretto quotidianamente a fare alcuni chilometri per andare a lavorare perché non si è voluta spostare nemmeno in uno dei paesi del circondario. Lei ha assistito, senza mai pensare nemmeno per un momento ad emigrare, alla partenza di molti dei suoi coetanei:

I: un’altra domanda // i ragazzi della tua età / quanti siete? / quanti se ne sono andati?

M: eh … della mia età? / Proprio del mio stesso anno?

I: no più o meno …

M: in generale … dirti il numero preciso … non lo so / però se ne sono andati diversi ragazzi

I: dove?

M: e vanno via per lavoro / non so / tipo Rimini / la Toscana per lavoro / perché purtroppo qui neanche nei paesi limitrofi c’è lavoro / quindi la gente / cioè ragazzi soprattutto

(Mariapia, donna giovane)

Solo quando, però, le chiedo del futuro immaginato per sua figlia, quasi non volendo pensare oggi ad un destino crudele ma forse già scritto, ammette che sarà costretta ad emigrare per non veder la sua famiglia spezzarsi:

 

I: come te l’immagini la vita qua / di tua figlia?

M: ma finchè studierà / penso che non avrà problemi / anche perché lei è inserita / diciamo /

abbastanza bene / bene o male della sua … / quasi della sua età / sono sette / otto bambini / quindi …

I2: c’ha compagnia

M: sì / però quando crescerà / penso che … il futuro qui non c’è / non c’è / e quindi sarà costretta a

spostarsi / per studiare e per lavorare insomma / come hanno fatto tante altre persone …

I: tu come la vivi?

M: bè ora non ci penso / ora preferisco non pensarci perché / altrimenti dovrei pensare un

attimino a spostarmi sin da ora / in quanto … un domani non vorrei restare qui da sola senza i miei

figli insomma / però per il momento non ci penso

(Mariapia, donna giovane)