L’emigrazione subìta: storia di una comunità arbëreshe

  • Conclusioni

 

A Greci come in molte altre parti dell’Irpinia e dell’Italia meridionale, la storia migratoria ha favorito “lo sviluppo di una cultura in cui l’emigrazione, e la vita all’estero, rappresentano la normalità, piuttosto che l’eccezionalità”20: chi è rimasto in loco, infatti, nel suo vissuto quotidiano si rapporta all’emigrazione, passando per le vie del centro e osservando, ora con malinconia ora con rabbia, le case chiuse, sentendo per telefono o via skype un amico o un parente emigrato, accogliendo “i forestieri” che tornano durante il mese di agosto, o anche, più semplicemente pensando al proprio futuro.

Ripercorrere le conseguenze e la percezione dell’emigrazione subìta consente di cogliere alcune dinamiche culturali interne al paese: dalle storie riportate e dalle molte ascoltate durante le fasi di osservazione, sembra quasi che i racconti sull’emigrazione costituiscano parte integrante dell’epos dei grecesi rimasti, che hanno reinterpretato quasi in chiave mitica lo spopolamento del paese, la progressiva chiusura di attività commerciali, e la propria storia familiare. L’emigrazione sembra far parte anche dell’ethnos di chi è rimasto, che ritiene di avere un sistema di valori profondamente diverso da chi è emigrato lasciando il proprio paese in condizioni disperate. Secondo molti, infatti, gli emigrati ritornano non tanto per un legame affettivo ma piuttosto per ostentare la propria ricchezza, senza alcuna preoccupazione per la crisi economica che da anni affligge il paese, tanto è vero che qui non hanno fatto altro investimento che la propria casa, che per di più potrebbe essere venduta anche a napoletani. Il legame al paese è però centrale nelle testimonianze dei più giovani, che, per quanto spaventati da una possibile, o quasi certa emigrazione, ritengono che Greci rimarrà sempre il loro referente spaziale principale.

L’emigrazione, quindi, sembra essere vissuta in maniera diversificata in base alla classe di età di appartenenza: da un lato, infatti, gli anziani ne evidenziano soprattutto le drammatiche conseguenze nella vita sociale ed economica del paese, il progressivo spopolamento e l’abbandono provato, i giovani, dall’altro, sembrano percepirla come un destino segnato, con cui si convive da sempre.

L’esperienza dell’emigrazione, per quanto subìta e non (ancora) vissuta in prima persona, determina il proprio modo di rapportarsi al paese, con effetti in termini identitari non trascurabili. Da un punto di vista teorico e metodologico, l’emigrazione determina e condiziona le molteplici strategie di auto-identificazione degli abitanti di Greci, suggerendo, da un lato, la necessità di una prospettiva di ricerca multisituata in cui il tema dell’Altrove è rilevante anche per chi non c’è mai stato e, dall’altro, come, anche in una ricerca fortemente ancorata alla dimensione locale, non si possa prescindere dalla scala globale in cui anche il più sperduto paesino è inevitabilmente inserito.

 

 

Margherita Di Salvo

Università di Napoli Federico II – Università di Basilicata

Piazza Belvedere 6

00045 Genzano di Roma

margydi@libero.it

1 Si intendono presentare in questa sede i risultati di una ricerca svolta, sotto la supervisione di Emma Milano e Simona Valente, nell’ambito di un progetto coordinato dalla Prof.ssa Rosanna Sornicola finalizzato alla tutela e alla valorizzazione della minoranza albanofona di Greci. Tale progetto si inserisce nelle iniziative intraprese mediante la stipula di un protocollo di intesa tra la Cattedra di Linguistica Generale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II con il comune di Greci grazie anche alla Regione Campania che, con la legge n.14/2004, si è fatta promotrice di numerose iniziative di politica culturale e linguistica.

2 Si vedano, ad esempio, Enrico Pugliese, L’Italia tra migrazioni internazionali e migrazioni interne, Bologna, Il Mulino, 2002; Patrizia Audenino, Maddalena Tirabassi, Migrazioni italiane. Storia e storie dall’Ancien Régime a oggi, Milano , Mondadori, 2008; Matteo Sanfilippo, Guida allo studio dell’emigrazione italiana, Viterbo, Sette Città, 2010.

3 Si discuteranno in questa sede alcuni materiali in parte confluiti nel sito/museo digitale MUG, Museo Multimediale di Greci, progettato da Emma Milano e Simona Valente e realizzato con l’apporto della sottoscritta e della Dott.ssa Valentina Retaro. Tra le sezioni del sito/museo (la storia, il territorio, centro storico e paesaggio, lingua arbëreshe, storie grecesi, Greci e altrove; aree interattive: bacheca e forum), la sottoscritta ha collaborato attivamente alla sezione dedicata alle storie grecesi, in cui sono stati inserite alcuni stralci di interviste biografiche raccolte in collaborazione con la Dott.ssa Valentina Retaro, e della sotto-sezione di Greci Altrove dedicata ai Grecesi emigrati, in cui sono confluiti tanto i racconti di emigrazione vissuta tanto quelli di emigrazione subìta.

5 Non potendo ricostruire in questa sede la storia di Greci, sulla quale per altro si hanno pochissime fonti, si rimanda a Luigi Conforti, Appunti di storia cronologica di Greci, Napoli, 1922; Emma Milano, Simona Valente, Numero Monografico Bollettino del Linguistico Campano su “Minoranze linguistiche e territorio. Il caso della comunità italo-albanese di Greci”, Napoli, Liguori, 2010.

6 Dista infatti 50 km da Foggia, 48 km da Benevento, 70 km circa da Avellino e 125 km circa da Napoli.

7 La costante presenza di case mai abitate o chiuse in gran parte dell’anno è il sintomo di un progressivo e quasi emorragico spopolamento.

8 Si discutono le elaborazioni fatte dalla sottoscritta dei seguenti volumi ISTAT relativi ai censimenti degli anni 1931, 1941, 1951, 1961, 1971, 1981, 1991, 2001; i volumi ISTAT relativi al movimento migratorio per gli stessi anni; i dati intercensuari.

9 Tali aspetti saranno discussi più nel dettaglio in un mio contributo inserito nel MUG, che sarà presto messo online.

10 La diminuzione delle nascite è stato di una notevole rilevanza: nel 1931 a Greci sono nati 59 bambini, ma settant’anni dopo, nel 2001, solamente 6.

11 Per una ricognizione più approfondita si rimanda ai dati ISTAT relativi alle cancellazioni per altro comune italiano. Le prime testimonianze raccolte parlano di un’emigrazione indirizzata prevalentemente alla Toscana: la stessa impressione ho avuto durante il mio breve soggiorno a Greci, dove ho conosciuto emigranti rientrati per le vacanze residenti tutti in Toscana (tra Prato e Pontedera).

12 Una nota: le iscrizioni verso il comune grecese, invece, sono stati sempre meno numerosi delle partenze, tranne in due momenti: nel 1941, probabilmente in relazione alla tensione internazionale, e nel 1991, forse per effetto dei rientri da altro comune italiano. Il 94% degli iscritti, infatti, si è trasferita a Greci da un altro comune italiano.

13 Per le trascrizioni sono stati adoperati i seguenti criteri: “/” per la pausa debole, “//” per la pausa lunga, “#” per i mutamenti di progetto”, “:” per l’allungamento del suono precedente, “…” per le esitazioni. Con “I”, invece, ci si riferisce alla sottoscritta, mentre con “I2” alla Dott.ssa Valentina Retaro.

14 Non riportiamo, per motivi di privacy, il nome della famiglia fornito dalla parlante.

15 Non riportiamo il cognome del parlante.

16 Nel racconto di Giovanni, è ancora forte il ricordo della paga, sempre troppo poca, e delle ingiustizie subìte che provocarono la sua, quasi istintiva, decisione di ritornare a Greci: sembra che questa esperienza sia rivissuta, nei racconti di oggi, con rabbia e rancore.

 

17 Il concetto di epos è stato ripreso dal lavoro di Carlo Tullio Altan, Ethnos e civiltà, Milano, Feltrinelli, 1995.

18 Su questo si veda anche Amalia Signorelli (1990), Il pragmatismo delle donne: la condizione femminile nella trasformazione delle campagne, in Bevilacqua P., Storia dell’agricoltura italiana in età contemporanea, vol. 2, Uomini e Classe, Venezia, Marsilio. In questo contributo, l’Autrice ha evidenziato il ruolo delle donne rimaste nei paesi dell’Italia meridionale nell’economia familiare di famiglie con il capofamiglia all’estero.

19 Non possiamo affrontare in questa sede le conseguenze linguistiche dello spopolamento, che sembra aver favorito una perdita dell’arbëreshe (Milano-Valente op. cit.).

20 Donna Gabaccia op. cit.