In preparazione dell’Expo milanese dedicata alla tavola, la Fondazione Migrantes ha proposto una serie di ricerche culminate nella pubblicazione di questi due contributi. La diffusione della viticoltura italiana è seguita sia come indice della presenza stessa di emigranti, vedi al proposito come Cristaldi ricostruisce l’arrivo in Brasile e le successive migrazioni interne a questa nazione, ma anche come l’adattamento dei nuovi territori in modo di renderli simili al paesaggio che i nuovi arrivati sentivano più congeniale. Di qui la riscrittura del territorio occupato, nonché il tentativo di marcarlo dal punto di vista agricolo e da quello monumentale: si pensi ai monumenti a forma di bottiglia, di vitigno, persino di botte. Il legame con il vino e l’utilizzo di questo come segno identitario traspare inoltre da sagre e feste dedicate alle viti. Cristaldi esplora in entrambi i libri la dimensione brasiliana, ma gli altri autori del volume di Bruno Mondadori estendono il quadro ad altri continenti e ad altre nazioni. Complessivamente i due libri completano un percorso di studi inaugurato da Simone Cinotto con il suo Terra soffice uva nera: vitivinicoltori piemontesi in California prima e dopo il proibizionismo, Torino, Otto, 2007, recentemente tradotto in inglese (Soft Soil Black Grapes, New York University Press, 2012)