Come mostra la recensione di Matteo Pretelli al volume di Jennifer Burns, l’attenzione alle letterature diasporiche sta producendo studi importanti. Di questo tentano anche di approfittare alcuni settori di studi, quali quello sulla letteratura italo-statunitense. Ad essa è, per esempio, dedicata una notevole sezione di “Palinsesti”, una rivista che raccoglie studi umanistici dei o per i dottorandi dell’Università della Calabria. Tale sezione, in effetti un vero e proprio libro, dimostra ad un tempo possibilità e limiti dell’approccio: da un lato, la ricchezza della produzione in italiano o in inglese di scrittori trasferitisi oltre offre un’infinità di piste per comprendere la comunità emigrante; dall’altro, pone un problema spesso evaso: tale letteratura ha effettivamente un valore letterario o vale soltanto in quanto spunto sociologico? Le contorsioni di molti intervenuti sono spiegabili proprio per la difficoltà di risolvere questo punto, dato che per molti degli autori discussi non è semplice accertare una qualche valenza letteraria al di là della testimonianza. Giustamente alcuni specialisti di letteratura anglo-statunitense, in particolare Donatella Izzo e Giorgio Mariani, hanno quindi proposto di tagliar corto e d’interrogarsi piuttosto sulle dimensioni transnazionali della letteratura contemporanea.
La stessa questione è ripresa nel bel libro curato da Bond, Bonsaver e Faloppa, in cui il tema è allargato dalla sola letteratura ad altri media e forme di espressione (cinema, giornali, televisione). Qui l’accento è posto sugli autori in arrivo in Italia e sulla loro ricezione, nonché sull’immagine che di essi e del loro gruppo è dato dai media italiani. Vi è, però, un saggio di Loredana Polezzi che affronta la possibilità di una lettura transnazionale della letteratura sulla e nata dall’emigrazione. In questo contributo è discusso il caso di Giose Rimanelli, che dalle prime opere in italiano e pubblicate in Italia si muove verso un pastiche plurilinguistico, dove accanto alla lingua natale, al dialetto e all’inglese troviamo parole e frasi in altri idiomi. Inoltre Rimanelli lavora anche come traduttore e traduce in molisano o in italiano opere latine, provenzali, spagnole, inglesi, oppure traduce se stesso dall’italiano all’inglese e viceversa. Una produzione similare varca qualsiasi confine, geografico o letterario, e anche nelle sue prove minori testimonia comunque di uno spazio letterario sovranazionale.