La peculiarità di questo lavoro è nel suo essere, oltre che una storia della stampa italiana in Argentina, anche una storia, la prima, del giornalismo italiano in una delle principali mete dell’emigrazione italiana.
Sergi ricostruisce un gran numero di biografie di professionisti e non della carta stampata e mostra come in concreto funzionava il rapporto tra emigrati, giornali e giornalisti nel periodo della “grande emigrazione”, tra la fine dell’Ottocento e gli anni 1920.
In questa fase gli italiani all’estero furono più che semplici lettori di giornali nella propria lingua, perché trovarono nelle testate dei punti di riferimento cui rivolgersi per esigenze sia pratiche (come la ricerca di un lavoro o di un alloggio) che ideali. Sergi illustra assai bene l’importanza che ebbero le battaglie condotte dai giornali per la “difesa dell’italianità” al Plata, segnalando al contempo i limiti della loro azione, condizionata negativamente da rivalità personali e interessi materiali.
L’emblema del ruolo cruciale della stampa nelle comunità italiane al Plata, e della reti di relazioni, di affari, e quindi anche dei conflitti, che si sviluppavano attorno ai principali giornali, fu costituito da un quotidiano, “La Patria degli italiani”, e dal suo fondatore, Basilio Cittadini. Dagli anni 1870 per quasi quattro decenni Cittadini fu protagonista di storiche campagne in difesa dei connazionali, ma nello stesso tempo si servì dei suoi giornali anche per fare affari. Il suo complicato legame con Ferdinando Maria Perrone, brasseur d’affaires dell’Ansaldo a Buenos Aires, e a lungo finanziatore della “Patria”, rivela come neppure la stampa italiana all’estero fosse immune dal principale vizio della nostra stampa nazionale: la mancanza di indipendenza dai poteri economici.
Le vicissitudini della “Patria degli italiani” occupano la metà dei quattordici capitoli del libro ma Sergi ci offre negli altri un affresco di straordinaria ricchezza della produzione giornalistica italiana in ambito platense, facendo spazio alla stampa specializzata e di settore, dai periodici umoristici e culturali ai fogli socialisti e anarchici, e alle testate minori nate nell’interno del Paese.
Il volume prende le mosse dagli anni Cinquanta dell’Ottocento, quando Giovanni Battista Cuneo fondò i primi fogli di ispirazione mazziniana al Plata, e giunge agli anni Trenta del secolo scorso, quando le pressioni e le manovre del regime fascista costrinsero alla chiusura la “Patria” e, per gli effetti della crisi mondiale del 1929, l’immigrazione italiana si ridusse ai minimi termini fino al secondo dopoguerra.
Il caso dell’Argentina, che fu considerata nei decenni del grande esodo transoceanico una sorta di “altra Italia”, per i numeri assoluti e relativi degli ingressi di italiani, è per alcuni versi eccezionale ma la vicenda raccontata da Sergi si può assumere, crediamo, come rappresentativa anche della parte non piccola dell’emigrazione italiana che raggiunse Stati Uniti e Brasile, e quindi della sua stampa.