Da una decina di anni Cristaldi e Morri stanno lavorando intensamente sul tema delle emigrazioni laziali. Li ha infatti giustamente colpiti il dato statistico che vede nel nostro millennio il Lazio come una delle principali regioni esportatrici di manodopera verso l’estero. Al tema, dopo un primo lavoro di Morri, Da Alvito alla Campagna Romana. Viaggi di braccianti e imprenditori tra ’800 e ’900, Roma, Edilazio, 2004, hanno dedicato un articolo assieme a Riccardo Russo nel 2006: Analisi geografica dell’emigrazione laziale all’estero (1951-2005), “Altreitalie”, 32, pp. 106-119. Poi hanno curato L’Altro Lazio. Geografia dell’Emigrazione Laziale all’Estero 1951-2006, Roma, Edizioni Mediascape, 2008, e hanno trasformato la presentazione del libro in un’occasione seminariale: vedi sempre a cura loro, Valigie di cartone e fughe di cervelli. Atti della Giornata di studi sull’emigrazione in occasione della presentazione della ricerca e del video L’Altro Lazio, apparso sul “Semestrale di Studi e Ricerche in Geografia” (2, 2008). Nel video in questione (55’, r. di Riccardo Russo, Esplorare la Metropoli 2007), sono presentate una serie di interviste fatte da Cristaldi e Morri ad alcuni emigranti laziali nel 2006.
Oggi Cristaldi e Morri riprendono tutti quei materiali dopo aver verificato come nel 2014 il Lazio è diventato la terza regione italiana per iscritti all’AIRE, dietro a Sicilia e Campania. Naturalmente, sottolineano, il dato deve essere preso cum grano salis, anche se in realtà non è semplice ipotizzare dove sia l’inganno: troppi iscritti all’AIRE vengono ascritti al Lazio, o meglio a Roma? Molti si trasferiscono in più tempi e passano per Roma, prima di emigrare? Il nuovo lavoro di Cristaldi e Morri, oltre a verificare le potenzialità delle nuove tecnologie di studio e di divulgazione garantite dalla digitalizzazione della geografia, diventa quindi una interessantissima scorribanda fra dati geografici e demografici, interviste e fotografie, approcci sezionali (per esempio quello di genere). L’importanza del libro dipende dunque anche dalla sua angolatura metodologica, ma il suo pregio migliore è nella ricostruzione storica di una regione, in cui le migrazioni partono inizialmente dal sud (la provincia di Frosinone) per poi spostarsi sulla capitale e la sua provincia, che oggi dominano di gran lunga le partenze, e un poco anche sul nord, in particolare su Viterbo. Il quadro è di una grande precisione e la sua scansione temporale è registrata con notevole finezza.