João Fabio Bertonha ha collaborato a questa rivista (Transnazionalismo e diaspora come concetti per capire l’emigrazione italiana: un riesame, ASEI, 6, 2010, pp. 133-141) e ai suoi quaderni (Fascismo, antifascismo e gli italiani all’estero. Bibliografia orientativa (1922-2015), 2015 e L’antifascismo e l’emigrazione italiana in Brasile (1919-1945), 2021). Quindi è ben conosciuto dai nostri lettori, che ricorderanno come insegni nell’Universidade Estadual di Maringá e sia al contempo ricercatore del Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico y Tecnológico del Brasile. D’altronde sarebbe difficile non conoscerlo visti i tantissimi libri che ha scritto. Solo in italiano, oltre a quelli prima elencati, ha pubblicato La Legione Parini. Gli italiani all’estero e la Guerra d’Etiopia (1935-1936) (Unicopli, 2018) e Il fascismo in Brasile: Emigrazione, politica e cultura in un progetto imperiale (1922-1942) (Bologna, Clueb, 2024). Nella sua lingua ha firmato una quarantina di titoli e altri sono in inglese o in spagnolo, coprendo non solo la storia dell’emigrazione italiana ed europea, ma anche la geopolitica novecentesca, esplorata attraverso alcuni Paesi e personaggi chiave.
Se si osserva con attenzione la produzione di Bertonha si nota come alcune opere appaiono in più lingue. Non si tratta, però, di mere traduzioni, bensì di versioni successive, che ogni volta rifiniscono l’intervento originale. Nel caso qui in questione, Il fascismo in Brasile, abbiamo non soltanto la riscrittura di un’opera apparsa per la prima volta nel 2001 e poi aggiornata nel 2017, qui tagliata in modo di poter interessare il lettore italiano, eliminando quindi tutto ciò che è già noto nella Penisola, ma anche l’inserimento di una appendice che presenta e commenta la storiografia più recente sul problema. In questo modo il lavoro del 2001 è talmente rimaneggiato da poter essere considerato un nuovo intervento sulla penetrazione del fascismo nelle comunità italiane in Brasile. Esplora così a fondo i rapporti fra Italia e Brasile non solo a livello di migrazione, ma anche nel rapporto fra i due governi e soprattutto fra due ideologie totalitarie, il fascismo italiano e l’integralismo brasiliano. Quest’ultimo prende il nome dall’Ação Integralista Brasileira, fondata nel 1932 dal giornalista Plinio Salgado, che aveva visitato la Penisola due anni prima.
Per meglio presentare il suo lavoro e non soltanto quest’ultima fatica, abbiamo posto a Bertonha tre domande, cui ha gentilmente risposto.
Come hai iniziato a studiare le vicende del fascismo in Italia e Brasile?
Quando mi sono iscritto alla Laurea in Storia, tanti anni fa, mi sono interessato alle manifestazioni del fascismo fuori d’Italia. All’inizio ho studiato il fascismo brasiliano, cioè il cosiddetto integralismo, cosa che ho continuato a fare per molti anni. Ma sono stato presto molto colpito dalle azioni dei nazisti e dei fascisti in mezzo alle immense collettività italiane e tedesche in Brasile. Ho finito per studiare l’azione nazista in seguito, ma in un primo momento ho deciso di cambiare campo, abbandonando l’integralismo per dedicarmi al fascismo italiano in Brasile. La decisione è stata influenzata, credo, da questioni familiari. Essendo nipote di italiani, l’Italia è sempre stata un argomento discusso in casa e io ero interessato alla lingua e alla cultura italiane. Credo che la maggior parte degli studiosi dell’emigrazione italiana fuori dall’Italia finisca per avere, in un modo o nell’altro, questo approccio familiare accanto a quello professionale.
Come si inserisce Il fascismo in Brasile nell’insieme della tua ricerca?
Studiare il fascismo italiano in Brasile era l’opzione più logica per chi viveva lì, per via dell’accesso alle fonti e al materiale bibliografico. Poi sono passato alla storia comparata e transnazionale e il Brasile è diventato un capitolo di lavori più ampi e globali, come quello che ho fatto sulla Legione Parini. In altre parole, da oggetto centrale il Brasile è diventato parte dei miei studi più ampi.
Per ora sto terminando un libro sui volontari spagnoli della Falange Exterior che, durante la guerra civile spagnola, vennero dall’Argentina, dalle Filippine, dal Messico e da Cuba a combattere per Franco. È quasi un complemento al mio libro sui volontari italiani della Legione Parini. Sto anche ultimando una serie di testi sui volontari tedeschi, portoghesi, francesi e irlandesi nelle guerre fasciste, che in seguito raccoglierò in un volume. Infine, con il mio collega Eduardo González Calleja, sto completando un libro in cui confrontiamo i Fasci all’Estero, l’AO-NSDAP e la Falange Exterior con altri casi (Portogallo, Polonia, Brasile, Giappone, Francia, Austria, ecc.) e ho un progetto ‒ che non sta andando bene come vorrei per mancanza delle risorse necessarie a svolgere ricerche più approfondite in Italia ‒ per meglio capire i legami tra la “diplomazia parallela” di Mussolini e il colonialismo italiano in Africa, riprendendo un po’ quello che ho scritto sul Parini. Questo sarà, credo, il mio ultimo progetto sull’argomento. Intendo poi allontanarmi dal XX secolo e dall’Italia per studiare alcuni progetti imperiali del XIX secolo, come quello di Massimiliano d’Austria in Messico, e le relazioni tra l’impero brasiliano e quello austriaco nel XIX secolo fino alla Prima guerra mondiale.