Elezioni, diritti di cittadinanza e partecipazione. La partecipazione degli italiani in Germania

Per la prima volta nella storia dell’emigrazione gli italiani residenti all’estero, grazie alla nuova legge elettorale, hanno avuto la possibilità di eleggere propri rappresentanti al Parlamento italiano, essi stessi provenienti prevalentemente dall’esperienza migratoria. Se questa novità e il fatto che i candidati non siano estranei al mondo delle migrazioni avrebbero potuto far credere ad una ampia partecipazione degli italiani residenti all’estero, i quali finalmente non dovevano percorrere migliaia di chilometri per adempiere a un loro diritto-dovere, i dati elettorali indicano invece un certo distacco delle comunità italiane nei confronti della partecipazione ai cosiddetti diritti di cittadinanza politica. Ma prima di analizzare e commentare i risultati è opportuno dare una definizione dei diritti di cittadinanza.
Per comprendere il grado di partecipazione ed inclusione dei cittadini il sociologo inglese Thomas H. Marshall, ha suddiviso i diritti di cittadinanza in tre categorie giuridiche: diritti di cittadinanza civili; diritti di cittadinanza sociali; diritti di cittadinanza politici1. I primi si basano sulla garanzia dei diritti individuali: libertà della persona, di parola, di pensiero e di religione, libertà di proprietà … I diritti di cittadinanza sociali garantiscono invece un minimo di welfare e di sicurezza economica e possono comprendere in alcuni casi il diritto ad una esistenza secondo gli standard sociali prevalenti. Con il termine di diritti di cittadinanza politici Marshall intende invece il diritto alla partecipazione ed alla gestione del potere politico, sia come membri di un organismo in possesso di autorità politica (partito), sia come elettori. Proprio l’esercizio di questa ultima categoria di diritti costituirebbe secondo il sociologo inglese il presupposto per l’esercizio anche degli altri.
In Germania, in realtà, gli italiani hanno avuto ed hanno un percorso inverso rispetto a quello descritto da Marshall: sono infatti passati dal diritto di cittadinanza sociale a quello di cittadinanza civile e hanno raggiunto da ultimo forme di partecipazione politica, peraltro non ancora pienamente esercitate, come il voto amministrativo. Questa possibilità rappresenta, però, una forma di partecipazione “bloccata”, appunto perché sia il voto passivo che quello attivo sono limitati al comune di residenza, senza la possibilità di influire sulle decisioni politiche prese a livello regionale e federale.
Per gli italiani in Germania l’inclusione completa nella cittadinanza politica è ancora legata al Paese di provenienza e ai diritti di cittadinanza acquisiti in quanto cittadini italiani. Questo diritto è stato per anni “dimezzato”, nel senso che parteciparvi voleva dire un lungo viaggio: di fatto infatti non tutti potevano avvalersi di tale diritto, nonostante alcune agevolazioni. Con la nuova legge elettorale, che offre la possibilità di votare per corrispondenza, si è voluto superare questo inconveniente e rendere finalmente partecipi tutti i cittadini di quelli che sono i loro diritti.
Accanto alla possibilità di prendere parte alle elezioni comunale, gli italiani in Germania possiedono altri due momenti di partecipazione: le elezioni al parlamento Europeo, dove possono decidere se votare per i candidati tedeschi presso i seggi tedeschi o per i candidati italiani presso le sedi consolari, e le elezioni per i CoMiTes (Comitati Italiani all’Estero). In tutti e tre i casi la partecipazione è molto bassa: intorno all’11% alle elezioni europee, non superiore al 20% per le elezioni comunali e circa il 27% per le elezioni dei CoMiTes. Alcuni osservatori vedono nel poco peso politico di queste istituzioni un motivo per la bassa partecipazione, specialmente per quanto riguarda le elezioni comunali. L’introduzione della nuova legge elettorale e la campagna che vi ha fatto seguito sono state invece indicate da altri come elementi momenti capace di distogliere gli emigrati da una partecipazione attiva alla vita politica tedeschi e quindi tali da poter indirettamente rallentare il processo di inclusione in Germania, dato che la possibilità del voto per corrispondenza rafforzerebbe innanzitutto i legami con l Italia. Se così fosse, si è avuto – potremmo chiederci – un riscontro di tale orientamento nella partecipazione al voto nelle elezioni politiche 2006? Ovvero gli italiani di Germania hanno dimostrato il loro legame con il paese di origine attraverso una alta partecipazione al voto? Diamo uno sguardo a quella che è stata la percentuale di votanti nelle quattro circoscrizioni e poi in Germania

Dati dei plichi inviati/buste restituite nelle quattro circoscrizioni
Ripartizione Plichi inviati Buste restituite dagli elettori % Buste restituite su plichi inviati
Asia Africa Oceania 152.203 67.152 44,12
America del Nord e Centrale 692.311 358.684 51,81
America del Sud 281.159 104.882 37,3
Europa 1.573.784 604.899 38,44
Totale generale 2.699.421 1.135.617 42,07
Dati del Ministero dell’Interno

È interessante notare che il tasso di partecipazione in Europa, dove si potrebbe pensare ad un forte legame con l’Italia per via della vicinanza, non è più alto di quello registrato in America.

Dati dei plichi inviati/buste restituite in Germania per sedi consolari
Sede consolare Plicchi inviati Buste restituite dagli elettori % Buste restituite su plichi inviati
Amburgo 10.476 3.270 31,21
Berlino 9.115 3.711 40,71
Colonia 75.923 24.900 32,8
Dortmund 31.125 9.649 31
Francoforte 72.564 24.902 34,32
Friburgo 31.171 11.737 37,65
Hannover 15.637 5.230 33,45
Lipsia 1.655 615 37,16
Mannheim 9.523 3330 34,97
Monaco 43.930 17.822 40,57
Norimberga 16.982 6.444 37,95
Saarbrucken 13.918 5.095 36,61
Stoccarda 87.165 32.831 37,67
Wolfsburg 6.519 2.848 43,69
Dati del Ministero dell’Interno

La percentuale totale dei votanti in Germania è stata del 35,80%: è dunque più alta di quella avutasi in Francia (30,33%) e in Belgio (32,22%), ma più bassa di quella avutasi in Svizzera (50,48%), a dimostrazione di come il legame con il Paese di origine non abbia un suo equivalente nel comportamento elettorale. Ed è proprio per questa bassa partecipazione che secondo diverse analisi la comunità italiana in Germania, la più forte d’Europa, non è riuscita ad eleggere nessuno dei suoi candidati. Analizzando i dati per circoscrizione consolare stupisce, infatti, che nella circoscrizione di Colonia, da cui provenivano non solo la candidata al Senato dell’Unione, ma anche alcuni della Casa della Libertà, si abbia soltanto il 32,8% di votanti, uno dei più bassi tassi di partecipazione. Lo stesso vale per Francoforte, regione di provenienza dei candidati dell’UDEUR e dell’UDC, o per Hannover regione di provenienza del candidato dell’Unione alla Camera.
Spiccano tra tutte le circoscrizioni consolari le tre che hanno raggiunto un tasso di partecipazione superiore al 40%: Berlino, Monaco e Wolfsburg. Proprio Berlino e Wolsfburg rappresentano due esempi diversi della storia della emigrazione italiana in Germania e della formazione di una comunità. Quella di Wolfsburg si è formata prevalentemente in base alla politica di reclutamento della Volkswagen, che ha privilegiato gli operai italiani: così essi rappresentano qui il gruppo più forte di stranieri, mentre nel resto della Germania predominano i turchi. A Berlino invece la comunità si è formata attraverso l’immigrazione di diversi tipi di emigranti, che io definirei come i pionieri, i ribelli, i postmoderni, i mobili, con un loro specifico milieu e spesso caratterizzati da stili di vita diversi, in possesso sovente di un elevato capitale culturale e sociale e attratti da una città continuamente in fermento. Di conseguenza il numero degli operai italiani a Berlino è sempre stato minimo, poiché le industrie locali hanno reclutato prevalentemente turchi e greci. Inoltre a Wolfsburg l’operaio italiano è organizzato all’interno della fabbrica, è in contatto con i sindacati e ha sviluppato un elevato grado di politicizzazione. Tra l’altro il fatto di essere raccolti o concentrati in una piccola città facilita senz’altro il contatto, l’organizzazione e la propaganda politica. Per via delle differenti caratteristiche e tipologie si può dire che nelle due comunità la società civile è molto presente e questo ha sicuramente avuto un influenza positiva sul comportamento elettorale. Per Berlino, da dove proveniva la candidata al Senato dell’Italia dei Valori, può aver giocato anche un suo ruolo il fatto che la comunità sia in continua crescita e si presenti quindi come una comunità “giovane”, dove forse il legame con l’Italia è ancora abbastanza sentito. Analogamente, per Monaco, la vicinanza all’Italia può essere stata il fattore che ha favorito una più elevata percentuale di votanti.
All’infuori di Amburgo e di Lipsia, le altre circoscrizioni sono tipiche della emigrazione operaia italiana del secondo dopoguerra. Le comunità che ne erano scaturite sono spesso alle prese con forme evidenti di esclusione sociale a causa dei diversi processi di deindustrializzazione: una situazione che non facilita sicuramente la partecipazione. In queste circoscrizioni vive già una seconda e terza generazione, che non essendo nella maggior parte dei casi in possesso della cittadinanza tedesca, ha poca pratica politica ovvero di partecipazione ai diritti di cittadinanza. Se a ciò si aggiunge anche una certa indifferenza nei confronti della politica italiana, non stupisce che il risultato sia quello di una bassa partecipazione. In questo contesto c’è infine da chiedersi se non abbia influito negativamente anche la politica migratoria della Germania, che per anni non ha visto (e tuttora non vede) negli immigrati, quantunque provenienti da uno Stato della UE, dei cittadini in possesso dei diritti di cittadinanza. Restia a dar loro una diretta ed ampia fruizione di tali diritti la politica migratoria del paese ospite ha inciso sul comportamento degli italiani “diseducandoli” politicamente in special modo per quanto riguarda l’esercizio del voto. Proprio la seconda e terza generazione potrebbero avere accentuato un simile atteggiamento.
Un ultimo punto da accennare, per analizzare questa sorta di assenteismo politico, è il ruolo che potrebbe aver avuto l’appartenenza alla UE ossia la percezione di incarnare ormai la figura ideale e del tutto nuova del “cittadino europeo” (e anzi con la propria mobilità di esserne stato un anticipatore). Lo svilupparsi di una simile identità europea può aver in effetti trasformato la prassi politica corrente, orientando gli elettori verso una partecipazione politica di tipo sovranazionale e sovraregionale, dominata da altre istanze e altri soggetti istituzionali dai quali ci si sente meglio rappresentati: in sostanza si preferirebbe quindi il parlamento europeo a quello italiano o all’amministrazione comunale tedesca.

Note

1 Thomas H. Marshall, Staatsbürgerrechte und soziale Klassen (1949), se ne veda una sintesi in Id., Bürgerrechte und soziale Klassen, Frankfurt a.M., Campus, 1992.