Robert Tanzilo, , Foligno, Editoriale Umbra, 2006 (I Quaderni del Museo dell’Emigrazione 7), 148 pp.
Questo piccolo volume avrebbe potuto offrire uno spaccato importante non soltanto sulla vita della comunità di origine italiana nel Wisconsin durante la prima guerra mondiale, ma anche sul ruolo delle Chiese protestanti fra gli emigrati. Tuttavia l’autore si perde progressivamente nella massa dei dettagli che ha raccolto e alla fine non ha ben chiaro cosa voglia raccontare. In primo luogo ci offre una biografia di August (Agostino) Giuliani (Vignanello, 1881 – Milwaukee, 1929), entrato nell’ordine dei Carmelitani, quindi convertitosi al protestantesimo, infine sposatosi e trasferitosi a predicare negli Stati Uniti. In secondo luogo, ci presenta una serie di informazioni sulla presenza protestante fra gli emigrati italiani di Milwaukee, prima, dopo e durante la permanenza di Giuliani. In terzo luogo, ci narra l’evoluzione delle missioni protestanti fra gli italiani di quella città, anche dopo la morte del protagonista. In quarto e ultimo luogo descrive la crescita del movimento anarchico italo-americano e il suo conflitto con Giuliani.
Dato il titolo, quest’ultimo tema sembrerebbe il soggetto del volume e d’altronde l’episodio non è privo di curiosità. Giuliani si scontrò infatti con gli anarchici nel settembre 1917 a causa del suo impegno a favore dell’intervento italiano e statunitense nella Grande guerra. Dallo scontro in piazza con spintoni e insulti si passò a una sparatoria nel corso della quale la polizia abbatté un anarchico. In seguito una mano misteriosa (ma secondo la polizia appartenente allo stesso gruppo anarchico) inviò un pacco bomba alla parrocchia. L’ordigno non esplose subito e fu portato nel commissariato, dove deflagrò uccidendo nove poliziotti e una donna che stava facendo una denuncia. Seguirono due processi che portarono prima alla condanna del gruppo di anarchici di Milwaukee e poi alla sua revisione: comunque la maggior parte degli implicati fu alla fine espulsa verso l’Italia.
Come già detto, l’autore predilige i dettagli e ne abbonda raccontando questa vicenda, pur se poi è spesso impreciso. Cosa vuol dire, per esempio, che Giuliani era un italiano del Nord? Nativo dell’attuale provincia viterbese non può certo essere definito come tale. Perché l’acronimo IWW è sciolto come “International Workers of the World”? In questa accezione non ha alcun significato e infatti gli IWW erano “Industrial Workers of the World”. Inoltre la selva dei particolari, molto spesso desunti da giornali o dagli atti processi, rivela e poi nasconde due punti chiave della vicenda: la posizione della comunità italo-americana durante la guerra e il perché dell’antipatia di molti emigrati verso Giuliani e i protestanti. Un giudice opina addirittura che lo scontro non era tra anarchici e metodisti, ma tra cattolici, o comunque una comunità basicamente cattolica, e i predicatori protestanti. Insomma si ha l’impressione che questo volumetto costituisca un’occasione mancata.