Intervista a Simone Battiston

Come nasce e come si sviluppa questo progetto?

Il progetto nasce dalla necessità di colmare, almeno in parte, la carenza di studi sul tema dei rapporti politici dei cittadini italiani residenti all’estero con la terra d’origine. Questi rapporti, già istituzionalizzati dalla rappresentanza di base (i Comitati degli italiani all’estero) e dal corpo intermedio del Consiglio generale degli italiani all’estero, si sono intensificati con la riforma del voto italiano all’estero del 2000-2001. Questa riforma ha dotato gli italiani residenti oltre confine di una rappresentanza parlamentare riservata, nonché la possibilità di votare per posta nelle consultazioni per il parlamento e nei referendum. La letteratura scientifica in materia, fatte alcune eccezioni, si è mostrata finora carente. A differenza dei volumi collettanei del 2012 (Il voto degli altri, a cura di Guido Tintori) e del 2018 (Autopsia di un diritto politico, a cura di Simone Battiston e Stefano Luconi), che hanno affrontato il tema della rappresentanza e delle scelte elettorali degli italiani all’estero anche sul piano territoriale con capitoli che hanno rispecchiato ora la suddivisione delle quattro ripartizioni elettorali della circoscrizione estero, il primo volume, ora una rosa di casi di studio nazionali, il secondo volume, Cittadini oltre confine si sviluppa secondo un’ottica squisitamente tematica. In concreto, abbiamo voluto affrontare l’argomento dei rapporti politici degli italiani residenti all’estero con la terra d’origine nel suo insieme affidandoci a una pluralità di prospettive e con l’ausilio di un approccio multi-disciplinare per meglio esaminare la dimensione storica, giuridica, sociologica e politologica della rappresentanza e delle criticità palesate dalla legislazione vigente.

Pensate di avere esaurito il progetto con questo volume?

Il progetto ha portato a compimento una prima fase della ricerca. In questa fase, il volume si è avvalso di un dataset inedito di oltre 1.500 interviste raccolte dai curatori in un sondaggio somministrato online nell’ultimo quadrimestre del 2020 che ha permesso di tracciare in maniera empirica un quadro non solo dell’orientamento politico e delle scelte elettorali degli italiani all’estero, ma anche delle posizioni su diversi temi di stringente attualità come, per esempio, la percezione dell’Unione europea, l’atteggiamento nei confronti delle minoranze etniche, la valutazione delle misure riguardanti l’immigrazione in Italia, il comportamento verso la comunità Lgbtq+, come pure la valutazione degli italiani all’estero sulla normativa esistente riguardo alla cittadinanza, ai diritti politici e alle procedure elettorali. Solo una parte dei risultati di questa ricerca sul campo è stata pubblicata in Cittadini oltre confine (vedi i capitoli 5-7); abbiamo in cantiere la pubblicazione di nuovi saggi che ci daranno modo di compiere ulteriori analisi e di approfondire questioni che finora non abbiamo esaminato. Detto questo, i capitoli del volume stessi offrono stimoli per nuove ricerca e griglie interpretative innovative, ad esempio, sulla rappresentanza di base, sull’associazionismo, non solo politico, espresso dalle comunità italiane, sull’operato della rappresentanza parlamentare e sulla partecipazione elettorale.

La vostra ricerca cosa aggiunge alla conoscenza delle dinamiche delle comunità immigrate?

La ricerca ha messo in luce anzitutto la difficoltà di fondo per lo Stato italiano di mantenere un legame politico attivo con l’elettorato potenziale residente all’estero, e di riflesso con la cosiddetta “diaspora” italiana nel mondo, pur avendo introdotto non meno di tre livelli di rappresentanza per chi, cittadino, si è trasferito o è nato oltre confine. Tra tutti, l’astensionismo crescente, complice le modalità e i meccanismi di voto, rischia di minare alla base il modello italiano di transnazionalismo politico e di rendere marginale quel legame politico tra emigrati e madrepatria che con decenni di ritardo è stato attivato. A livello empirico, la ricerca offre una serie di analisi e di dati inediti, a beneficio di ricercatori nelle diverse discipline (ad esempio, storia, diritto, sociologia, scienza politica). Il sondaggio si è rivelato infine uno strumento prezioso per conoscere più a fondo l’elettorato “estero”. Ci ha dato modo di scattare un’istantanea di un corpo elettorale in continua crescita in ragione della persistente emigrazione dall’Italia e delle politiche di recupero o conservazione della cittadinanza iure sanguinis. Il sondaggio ha fatto emergere, per esempio, non solo alcune caratteristiche sociodemografiche inedite degli italiani all’estero, ma anche l’orientamento politico e le intenzioni di voto, aspetti finora quasi del tutto ignorati dalla storiografia.