Lo storico Philip V. Cannistraro, scomparso il 28 maggio 2005, è noto soprattutto per gli studi sul fascismo. Il suo La fabbrica del consenso rappresentò il primo tentativo storiografico di ricostruire in modo sistematico la struttura e il funzionamento dell’apparato propagandistico del regime di Mussolini, con particolare riferimento al Ministero della Cultura Popolare, in una prospettiva volta a delineare gli strumenti impiegati dal Duce per conseguire un consenso di massa1. A questo ambito di indagini è riconducibile anche la biografia di Margherita Grassini Sarfatti, redatta assieme a Brian R. Sullivan. Al di là del titolo accattivante, non estraneo alla fortuna del volume pure al di fuori dell’ambiente accademico, Cannistraro e Sullivan proponevano una rivalutazione di colei che era stata in precedenza liquidata come una versione intellettuale e più raffinata di Claretta Petacci, perché ne comprovavano l’influenza nell’elaborazione della politica culturale del fascismo fino a tutta la prima metà degli anni Trenta e il ruolo significativo svolto nell’edificazione di un’immagine positiva di Mussolini negli Stati Uniti anche durante la guerra d’Etiopia2. A Cannistraro si deve pure la cura del primo dizionario critico sul fascismo, che in lingua inglese precorse di svariati anni gli epigoni italiani coordinati da Alberto De Bernardi e Scipione Guaracino e da Victoria De Grazia e Sergio Luzzatto3.
Le ricerche di Cannistraro sul fascismo si sono spesso intersecate con la storia dell’emigrazione italiana negli Stati Uniti. Questo orientamento ha rispecchiato in parte un auspicio di Renzo De Felice, che fino dal 1964 aveva segnalato la centralità del fenomeno migratorio nella storia italiana postunitaria e indicato alcuni possibili filoni di indagine, salvo poi dedicarsi alla stesura della sua monumentale biografia di Mussolini4. D’altro canto, l’interesse di Cannistraro per questo genere di studi nacque anche in circostanze occasionali – il reperimento di un vecchio numero del “Carroccio”, la rivista di Agostino De Biasi, il fondatore del primo fascio negli Stati Uniti – e si sviluppò, in parallelo con le ricerche sulla propaganda, dopo la pubblicazione della monografia di John P. Diggins, Mussolini and Fascism5. Rispetto alla storiografia prevalente sull’immigrazione nei primi anni Settanta, che – nata nell’ambito della storia sociale – tendeva a trascurare le vicende politiche, Diggins suggeriva di considerare la militanza fascista e antifascista come aspetti fondamentali dell’esperienza italiana in America. Inoltre il suo libro poneva in risalto le ramificazioni del fascismo al di là dell’Atlantico. Entrambi questi spunti vennero ripresi e articolati da Cannistraro nei suoi studi successivi. Cannistraro ricostruì i tentativi di edificare una diramazione statunitense del fascismo nelle comunità italo-americane con la costituzione dei fasci all’estero ed il loro coordinamento attraverso la Lega Fascista del Nord America, nonché il fallimento di questo progetto con la dissoluzione di tale organismo decisa da Mussolini nel 1929 perché le sue attività avevano finito per suscitare l’ostilità del governo statunitense6. In questo modo, Cannistraro dette anche un contributo al dibattito sulla presunta esistenza di una cosiddetta internazionale fascista, una discussione alla quale aveva già fornito un elemento di riflessione con un articolo, scritto con Theodore F. Kovaleff sul rifiuto da parte di Mussolini delle offerte di collaborazione politica di Charles E. Coughlin, un sacerdote cattolico e predicatore radiofonico di marcate simpatie nazi-fasciste7. Inoltre Cannistraro documentò alcune vicende delle lotte tra fascisti e antifascisti nelle “Little Italies” sia durante l’apogeo del consenso per il regime sia dopo l’intervento dell’Italia nella seconda guerra mondiale, quando gli ex sostenitori del Duce cercarono di riciclarsi come oppositori di Mussolini8.
In tale contesto, le conclusioni più significative raggiunte furono la dimostrazione che la vasta adesione degli italo-americani al fascismo negli anni Venti e Trenta non ebbe motivazioni ideologiche ma si configurò come una sorta di rivalsa etnica, che traeva appagamento dal prestigio di cui l’Italia fascista godeva negli Stati Uniti dopo decenni in cui gli immigrati italiani erano stati oggetto di pregiudizi e discriminazioni a causa della propria origine nazionale. Questa interpretazione, già avanzata in embrione in una rassegna storiografica, fu in seguito precisata utilizzando come esempio paradigmatico il caso di Generoso Pope, un imprenditore di origine italiana che controllava un piccolo impero editoriale di giornali italo-americani a New York, e si avvalse di un illuminante riscontro documentario nella relazione dell’ambasciatore italiano a Washington, Ascanio Colonna, sulla reazione degli italoamericani all’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale9. A questi lavori si aggiunsero la cura dell’edizione a stampa delle informazioni che l’esule antifascista Gaetano Salvemini aveva raccolto sulle attività dei sostenitori di Mussolini nelle comunità italo-americane e uno studio sullo scioglimento dell’Opera Bonomelli, un ente religioso di assistenza agli emigranti italiani la cui soppressione fu decisa dal regime fascista nell’ambito della svolta restrizionista decretata dal Duce per limitare gli espatri permanenti e fare dell’Italia una potenza demografica10.
Le valutazioni di Cannistraro sulle reti di rapporti politici degli antifascisti e, soprattutto, dei fascisti italo-americani tra il paese d’adozione e la madrepatria contenevano in embrione gli elementi per compiere un primo tentativo di formulare un modello alternativo sia alla teoria dello sradicamento sia al concetto della trasposizione anche nel caso dell’emigrazione italiana. Interpretazioni recenti hanno cercato, non senza incontrare resistenze, di utilizzare la categoria della diaspora per definire anche la dispersione di massa degli immigrati italiani nel mondo soprattutto sulla base di una circolarità delle ideologie radicali tra l’Italia ed i paesi d’immigrazione. Gli studi di Cannistraro hanno così contribuito a delineare l’esistenza di una “diaspora fascista” da affiancare all’esistenza meno controversa di una “diaspora proletaria”11.
Al tempo stesso, le considerazioni di Cannistraro sulla diffusione del consenso per il fascismo tra gli italo-americani per ragioni di orgoglio etnico hanno evidenziato l’emergere di sentimenti nazionalistici e di una coscienza nazionale italiana di cui gli immigrati – generalmente portatori di sensi campanilistici dell’appartenenza – erano privi al momento del proprio arrivo negli Stati Uniti e che svilupparono soltanto dopo l’insediamento nella società d’acquisizione. In tal senso, in termini di cultura politica, Cannistraro ha offerto un ulteriore contributo all’interpretazione che considera l’identità etnica delle minoranze immigrate come una costruzione sociale i cui contenuti si trasformano nel corso del tempo e a seconda delle circostanze incontrate12.
Negli ultimi anni, pur senza abbandonare il proprio interesse originario per il fascismo13, Cannistraro si era concentrato su aspetti dell’immigrazione italiana negli Stati Uniti che travalicavano le interazioni con il regime di Mussolini. Ne sono testimonianza sia la cura di un volume collettaneo sulla storia della comunità italiana di New York City sia l’organizzazione di un convegno sul radicalismo politico italoamericano, i cui atti sono stati da poco pubblicati, per salvare dall’oblio della memoria le poliedriche sfaccettature di un’esperienza che l’emergere di un atteggiamento conservatore nelle “Little Italies” a partire dalla fine degli anni Sessanta rischiava di sommergere14. Cannistraro aveva dedicato le sue ricerche più recenti all’alfabetizzazione degli immigrati italiani all’inizio del Novecento ed aveva raggiunto risultati preliminari che tendevano a ridimensionare lo stereotipo del diffuso analfabetismo tra gli italo-americani15.
Accanto all’attività di storico, Cannistraro ha pure esercitato un ruolo precipuo per il conferimento agli “Italian American Studies” di una propria dignità accademica come insegnamento universitario negli Stati Uniti. Tale impegno è attestato non soltanto dal fatto che a Cannistraro sia stata conferita la carica di “distinguished professor of Italian American Studies” presso la City University di New York, ma anche dalle molteplici iniziative da lui svolte per promuovere questa disciplina fino a quando le condizioni di salute glielo hanno consentito.
Note
1 | Philip V. Cannistraro, La fabbrica del consenso. Fascismo e mass media, Roma-Bari, Laterza, 1975. | ||||||||||||||||||||||
2 | Philip V. Cannistraro e Brian R. Sullivan, Il Duce’s Other Woman, New York, Morrow, 1993 (trad. it. Margherita Sarfatti. L’altra donna del Duce, Milano, Mondadori, 1993). | ||||||||||||||||||||||
3 | Historical Dictionary of Fascist Italy, a cura di Philip V. Cannistraro, Westport, CT, Greenwood Press, 1982; Il fascismo. Dizionario di storia, personaggi, cultura, economia, fonti e dibattito storiografico, a cura di Alberto De Bernardi e Scipione Guaracino, Milano, Bruno Mondadori, 1998; Dizionario del fascismo, a cura di Victoria de Grazia e Sergio Luzzatto, 2 voll., Torino, Einaudi, 2002-2003. | ||||||||||||||||||||||
4 | Renzo De Felice, L’emigrazione e gli emigrati nell’ultimo secolo, Torino, ERI, 1964. | 5 | Philip V. Cannistraro, Blackshirts in Little Italy: Italian Americans and Fascism, 1921- 1929, West Lafayette, IN, Bordighera, 1999, pp. 1-3; John P. Diggins, Mussolini and Fascism. The View from America. Princeton, NJ, Princeton University Press, 1972. | 6 | Philip V. Cannistraro, Per una storia dei fasci negli Stati Uniti (1921-1929), “Storia Contemporanea” 25, 6 (1995), pp. 1061-1144, ripubblicato in versione ampliata in inglese come Blackshirts in Little Italy, cit. | 7 | Alan Cassels, Fascism for Export. Italy and the United States in the Twenties, “American Historical Review”, 69, 3 (1964), pp. 707-712; Michael Arthur Ledeen, Universal Fascism. The Theory and Practice of the Fascist International, New York, Howard Fertig, 1972; Philip V. Cannistraro e Theodore P. Kovaleff, Father Coughlin and Mussolini: Impossible Allies, “Journal of Church and State”, 13, 3 (1971), pp. 427-443. | 8 | Philip V. Cannistraro, Fascism and Italian Americans in Detroit, 1933-35, “International Migration Review”, 9, 1 (1975), pp. 29-40; Id., Luigi Antonini and the Italian Anti-Fascist Movement in the United States, 1940-1943, “Journal of American Ethnic History”, 5, 1 (1985), pp. 21-40; Id., e Elena Aga Rossi, La politica estera e il dilemma dell’antifascismo italiano negli Stati Uniti, “Storia Contemporanea”, 17, 2 (1986), pp. 217-243. | 9 | Philip V. Cannistraro, Fascism and Italian Americans, in Perspectives in Italian Immigration and Ethnicity, a cura di Silvano M. Tomasi, New York, Center for Migration Studies, 1977, pp. 51-66; Id., Generoso Pope and the Rise of Italian American Politics, 1925-1936, in Italian Americans. New Perspectives in Italian Immigration and Ethnicity, a cura di Lydio F. Tomasi, Staten Island, NY, Center for Migration Studies, 1985, pp. 264-88; Id., Gli italoamericani di fronte all’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, “Storia Contemporanea”, 7, 4 (1976), pp. 855-64. | 10 | Gaetano Salvemini, Italian Fascist Activities in the United States, a cura di Philip V. Cannistraro, New York, Center for Migration Studies, 1977; Philip V. Cannistraro e Gianfausto Rosoli, Lo scioglimento dell’Opera Bonomelli (1922-1928), Roma, Studium, 1979; Idd., Fascist Emigration Policy in the 1920s. An Interpretative Framework, “International Migration Review”, 13, 4 (1979), pp. 673-705. | 11 | Donna R. Gabaccia e Fraser Ottanelli, Diaspora or International Proletariat? Italian Labor, Labor Migration, and the Making of Multiethnic States, 1815-1939, “Diaspora”, 6, 1 (1997), pp. 61-84; Donna R. Gabaccia, Italy’s Many Diasporas, London, UCL Press, 2000, pp. 141-152. | 12 | Kathleen N. Conzen et alii, The Invention of Ethnicity. A Perspective from the U.S.A., “Journal of American Ethnic History”, 12, 1 (1992), pp. 3-41. | 13 | Philip V. Cannistraro, Mussolini, Sacco-Vanzetti, and the Anarchists. The Transatlantic Connection, “Journal of Modern History”, 68, 1 (1996), pp. 31-62; Id., Mussolini and Fascist Anti-Semitism. Turning Point of a Regime, in The Italian Jewish Experience, a cura di Thomas P. DiNapoli, Stony Brook, NY, Forum Italicum 2000, pp. 133-139. | 14 | The Italians of New York. Five Centuries of Struggle and Achievement, a cura di Philip V. Cannistraro, New York, New York Historical Society-John D. Calandra Italian American Institute, 1999; The Lost World of Italian-American Radicalism. Politics, Labor, and Culture, a cura di Philip V. Cannistraro e Gerald Meyer, Westport, CT, Praeger, 2003. | 15 | Philip V. Cannistraro, Introduction al convegno The Italian American Press: Its History and Its Future, Hunter College, New York, 17 maggio 2003. |