Conclusione in forma di bilancio
Il Cinquantenario dell’Unità d’Italia (1911) e l’emigrazione
a cura di Giovanni Pizzorusso
Emilio Franzina
Se è vero, come ultimamente è stato spesso notato, che scomparso quasi del tutto lo spirito nazionalistico del 1911 e convertitisi in inquietudine diffusa gli slanci ottimistici del 1961, sarebbe difficile poter oggi celebrare in modo condiviso un anniversario come il 150° dell’Unità d’Italia, ciò non toglie che sia consentito ed anzi quasi doveroso sfruttare una così importante ricorrenza per riflettere su quanti e quali siano stati, nel tempo o almeno sino a vent’anni fa, i fattori e le ragioni, tuttora ben intuibili o comunque facilmente decifrabili, di una coesione nazionale poi revocata in forse da più parti ed erosa, di fatto, dall’evoluzione e dalle trasformazioni di un organismo economico paradossalmente impensabile finanche nei suoi sbocchi attuali senza quelle premesse e quegli antefatti che condussero pure da noi all’impianto di un moderno Stato nazione.