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Censire i “nuovi emigrati” attraverso il web

Interviste

 

Anna Caprarelli

 

Censire i “nuovi emigrati” attraverso il web

 

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Sono ormai alcuni mesi che il quotidiano “La Repubblica” ha deciso di lanciare una grande raccolta di dati e di storie personali riguardanti i nuovi, giovani emigrati italiani (http://racconta.repubblica.it/italiani-estero/). Partendo dal presupposto che sempre meno giovani espatriati s’iscrivono all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) il quotidiano ha voluto di fatto tentare un censimento parallelo, non ufficiale, della presenza dei giovani residenti all’estero, anche da meno di 10 anni. Per questa nuova categoria di emigrati non esistono infatti cifre chiare né stime attendibili. Il fenomeno dei “cervelli in fuga” è pressoché incontrollabile e incontrollato.

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Conclusione in forma di bilancio

Il Cinquantenario dell’Unità d’Italia (1911) e l’emigrazione
a cura di Giovanni Pizzorusso
Emilio Franzina
Se è vero, come ultimamente è stato spesso notato, che scomparso quasi del tutto lo spirito nazionalistico del 1911 e convertitisi in inquietudine diffusa gli slanci ottimistici del 1961, sarebbe difficile poter oggi celebrare in modo condiviso un anniversario come il 150° dell’Unità d’Italia, ciò non toglie che sia consentito ed anzi quasi doveroso sfruttare una così importante ricorrenza per riflettere su quanti e quali siano stati, nel tempo o almeno sino a vent’anni fa, i fattori e le ragioni, tuttora ben intuibili o comunque facilmente decifrabili, di una coesione nazionale poi revocata in forse da più parti ed erosa, di fatto, dall’evoluzione e dalle trasformazioni di un organismo economico paradossalmente impensabile finanche nei suoi sbocchi attuali senza quelle premesse e quegli antefatti che condussero pure da noi all’impianto di un moderno Stato nazione.

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L’immagine dell’“altro” nel rapporto tra immigrati italiani e società tedesca. Percezioni a confronto tra Otto e Novecento.

Elia Morandi

 

L’immagine dell’“altro” nel rapporto tra immigrati italiani e società tedesca. Percezioni a confronto tra Otto e Novecento.

 

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1. – Fonti e problemi di metodo

Quando, qualche tempo fa, un collega mi propose di iniziare ad occuparmi anche della questione dell’immagine dell’“altro” nel rapporto tra Gastarbeiter1 italiani e società tedesca, mi sembrò una sfida interessante da cogliere, pur sapendo peraltro che non sarebbe stato un compito facile. Un po’ perché mi ero occupato solo tangenzialmente della questione2, ma soprattutto perché, pur trovando l’argomento affascinante, lo ritenevo anche di assai difficile “lettura”.

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Una nuova generazione di emigranti. Il caso italo-finlandese

Paolo Di Toro Mammarella

 

Una nuova generazione di emigranti. Il caso italo-finlandese

 

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1. – Nuovi modelli di emigrazione e identità europea

Partire, voltare pagina e ricominciare da un’altra parte, lontano, dove tutto magari è un po’ più facile. Sin dalle origini, l’emigrazione ha accompagnato passo dopo passo le vicende umane, e su di essa sono già stati versati fiumi di inchiostro e di parole. Oggigiorno, molti ricercatori hanno osservato la nascita e lo sviluppo di nuove fenomenologie migratorie nei paesi occidentali, che nella maggior parte dei casi riguardano direttamente le nuove generazioni. A partire dagli anni 1990, gli studiosi si ritrovano a descrivere la cosiddetta “fuga di cervelli”, ovvero, la crescente ondata migratoria che coinvolge una fascia specifica della popolazione. Si tratta di giovani sotto i 35 anni che nonostante il progresso tecnologico, il benessere diffuso e l’aumento dei consumi, decidono comunque di spostarsi oltre confine. Mesi, o anni, che andranno a condizionare in maniera indelebile il resto della vita. Che decidano di tornare oppure no. A volte spinti dalla semplice volontà di scoprire il mondo o di crescere professionalmente. Altre dal bisogno, dalle necessità. Fatto sta che il fenomeno comincia a prendere piede, richiamando l’attenzione di studiosi e mass media1.

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Nazionalismo da esportazione: la guerra di Libia sulla stampa italiana in Argentina e Brasile

Il Cinquantenario dell’Unità d’Italia (1911) e l’emigrazione

a cura di Giovanni Pizzorusso

 

Federica Bertagna

 

Nazionalismo da esportazione: la guerra di Libia sulla stampa italiana in Argentina e Brasile

 

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Il 29 settembre 1911 l’Italia dichiarò guerra alla Turchia con l’obiettivo di annettersi la Tripolitania e la Cirenaica, due aree costiere del Nord Africa ritenute strategiche, e del resto le uniche ancora libere dopo che in luglio un accordo tra Francia e Germania aveva assegnato alla prima il protettorato sul Marocco1. Il mutamento degli equilibri nel Mediterraneo meridionale che venne così a determinarsi fu il pretesto dell’aggressione, ma le mire italiane sulle province dell’Impero ottomano, dopo essere rimaste per trent’anni congelate e consegnate al lavoro della diplomazia, almeno dall’inizio del 1911 non erano più un segreto per nessuno2.

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