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Stampa migrante. Giornali della diaspora italiana e dell’immigrazione

Interviste

 

Federica Bertagna intervista Pantaleone Sergi

 

Stampa migrante. Giornali della diaspora italiana e dell’immigrazione

 

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Pantaleone Sergi, per più di venti anni inviato speciale del quotidiano “La Repubblica”, fondatore e direttore del “Quotidiano della Calabria” e della rivista trimestrale “Comunicando – Osservatorio sull’Informazione nel Sud”, è Deputato di Storia Patria della Calabria e docente di Storia del giornalismo all’Università della Calabria.

È autore di numerose monografie, tra cui La “Santa” violenta (Premio Sila 1991); Le mie Calabrie (1993); Quotidiani desiderati. Giornalismo, editoria e stampa in Calabria (2000); Il quotidiano dei 57 giorni (2001); Gli anni dei Basilischi. Mafia stato e società in Basilicata (2003); L’informazione in Basilicata (2003, con Concetta Guido); Pane, Pace e Costituente. Una “Voce” socialcomunista in Puglia 1945-1947 (2004); Stampa e società in Calabria (2008); Storia del Giornalismo in Basilicata (2009). Con Ferdinando Cordova ha curato il volume Regione di confino. Calabria 1927-1943 (2005).

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L’emigrazione nella campagna di Libia del 1911

Il Cinquantenario dell’Unità d’Italia (1911) e l’emigrazione

a cura di Giovanni Pizzorusso

Daniele Natili

 

L’emigrazione nella campagna di Libia del 1911

 

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Nel 1911 era in pieno corso la campagna di stampa volta ad orientare l’opinione pubblica italiana in favore della guerra contro la Turchia per la conquista della Libia1, la “quarta sponda” italiana2. L’emigrazione da subito divenne uno dei temi principali della propaganda nazionalista pro-tripolina. In questa sede cercheremo di ricostruire brevemente la forma che il rapporto tra emigrazione ed espansione coloniale – che nella storia d’Italia, è noto, è stato più volte oggetto del dibattito politico e pubblico3 – ha assunto in quella contingenza storica, mettendo in evidenza la funzione e il peso che tale argomento ha avuto in relazione alla mobilitazione del paese in sostegno della guerra.

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Matteo Sanfilippo intervista Claudia Cucchiarato

Interviste

 

Matteo Sanfilippo

 

Matteo Sanfilippo intervista Claudia Cucchiarato

 

Nel nostro decennio la bibliografia sulla fuga dei cervelli italiani si è incrociata con quella sull’emigrazione dei giovani. Non abbiamo più quindi solitarie geremiadi, come ai tempi di Cervelli in fuga. Storie di menti italiane fuggite all’estero, a cura dell’Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani, Roma, Avverbi, 2001, e Claudia Di Giorgio, Cervelli export. Perché l’Italia regala al mondo i suoi talenti scientifici, Roma, Nuova Iniziativa Editoriale, 2003. Invece troviamo, da un lato, un forte interesse per le cosiddette skilled migrations, secondo la formula proposta da M. Carolina Brandi dell’Istituto di Ricerca sulla Popolazione e le Politiche Sociali: vedi il suo Portati dal vento. Il nuovo mercato del lavoro scientifico: ricercatori più flessibili o più precari?, Roma, Odradek, 2006, e il numero monografico curato assieme a Sveva Avveduto ed Enrico Todisco, Le migrazioni qualificate tra mobilità e brain drain, “Studi Emigrazione”, 156 (2004). Dall’altro, un discorso che non mira tanto a deprecare il fenomeno, quanto a comprenderlo storicamente: si confrontino Alvise Del Prà, Giovani italiani a Berlino: nuove forme di mobilità europea, “Altreitalie”, 33 (2006), pp. 103-125, e Nuove mobilità europee e partecipazione politica. Il caso degli italiani a Berlino, “Altreitalie”, 36-37 (2008), pp. 130-143, e Giovani oltre confine. I discendenti e gli epigoni dell’emigrazione italiana nel mondo, a cura di Cristiano Caltabiano e Giovanna Gianturco, Roma, Carocci, 2005. Certo molto spesso si finisce per ritornare alla lamentatio della perdita secca di intelligenza: Sergio Nava, La fuga dei talenti. Storie dei professionisti che l’Italia si è lasciata sfuggire, Cinisello Balsamo, San Paolo Edizioni, 2009. Tuttavia la curiosità dei singoli autori ha portato a fare molto di più. A interrogarsi per esempio sui fenomeni migratori connessi alla scelta di studiare all’estero: M. Carolina Brandi, L’emigrazione qualificata e la formazione all’estero, in Fondazione Migrantes, Rapporto italiani nel mondo 2006, Roma, IDOS, 2006, pp. 212-225. Inoltre a chiedersi chi siano e perche si muovano i giovani che costituiscono il nerbo di questi nuovi flussi.

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La Società “Dante Alighieri” e il 1911

Il Cinquantenario dell’Unità d’Italia (1911) e l’emigrazione

a cura di Giovanni Pizzorusso

Patrizia Salvetti

 

La Società “Dante Alighieri” e il 1911


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L’attività della Società “Dante Alighieri” nel 1911 fu in buona parte dedicata al cinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, celebrato con grande solennità a Roma, dove si tenne per l’occasione l’Esposizione universale d’arte, che seguiva le esposizioni di Torino e di Firenze. Il 4 giugno fu inaugurato nella capitale il monumento a Vittorio Emanuele II, il Vittoriano, per onorare la Patria e il padre della Patria, il re Galantuomo sotto la cui guida si era compiuta l’unità mezzo secolo prima. È questo il motivo per cui, in questo clima in cui l’intera nazione celebrava i suoi successi e le sue conquiste, il massimo organo decisionale della Società, il consiglio centrale, decise di tenere a Roma, nella storica data della liberazione della capitale, il 20 settembre, il proprio congresso annuale.

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Le missioni cattoliche italiane all’estero: il caso della Consolata nella Somalia di Cesare Maria De Vecchi (1924-1928)

Daniele Natili

 

Le missioni cattoliche italiane all’estero: il caso della Consolata nella Somalia di Cesare Maria De Vecchi (1924-1928)

 

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1. – Il nuovo corso politico della Somalia

L’istruzione in Somalia era rimasta fino all’anno 1924 in una forma poco più che embrionale e non rispondeva neppure alle limitate esigenze della popolazione indigena e tanto meno di quella europea nonché bene inteso alla educazione di alcuno. Nei primi mesi del 1925[…]erano giunti in Somalia a sostituire la missione dei Trinitari i Padri della Consolata[…]. Si trattava di un ordine religioso di larga e ormai matura esperienza coloniale e in modo specifico dell’Africa Orientale: da esso si poteva attendere con assoluta fede ogni buona e intensa opera anche nel campo della educazione e della istruzione […]. Anche in questo, dunque, il Regime aveva, come si è visto, in poi, fatto compiere alla Colonia anche in questo campo i dovuti progressi1.

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Francesco Coletti e l’emigrazione

Il Cinquantenario dell’Unità d’Italia (1911) e l’emigrazione

a cura di Giovanni Pizzorusso

Andreina de Clementi

 

Francesco Coletti e l’emigrazione

 

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L’inizio del primo grande ciclo migratorio risaliva agli anni settanta dell’Ottocento, ma, doppiato il nuovo secolo, le grandi inchieste sociali dell’epoca continuavano a dedicare all’emigrazione italiana appena qualche sguardo frettoloso; soltanto dopo il primo decennio del Novecento fu possibile disporre di una intera monografia. La dobbiamo a Francesco Coletti.

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Amy Bernardy e il primo congresso di etnografia

Il Cinquantenario dell’Unità d’Italia (1911) e l’emigrazione

a cura di Giovanni Pizzorusso

Maddalena Tirabassi

 

Amy Bernardy e il primo congresso di etnografia

 

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Nel 1911, mentre tutti gli sforzi del giovane stato italiano erano concentrati sulle celebrazioni del primo cinquantennio della nazione per unificare anche culturalmente l’Italia – per portare a compimento cioè il progetto di “fare gli italiani” – un piccolo gruppo di intellettuali, radunati attorno alla scuola fiorentina di Lamberto Loria e Ferdinando Martini, introduceva in Italia l’etnografia1. La nuova disciplina si proponeva di studiare le molteplici tradizioni regionali e locali che costituivano i costumi popolari italiani. Un’operazione che, puntando l’attenzione più sulla diversità che sull’omogeneità italica, andava apparentemente controcorrente, ma che venne riassorbita nei decenni successivi nel discorso statuale. L’esame del ruolo di Amy Bernardy in questo processo consente di approfondire tale momento poco noto della storia italiana che tocca un nodo destinato a riproporsi fino ai giorni nostri.

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