Recensione: Sandra S. Lee, Italian Americans of Newark, Belleville, and Nutley

Recensione: Sandra S. Lee, Italian Americans of Newark, Belleville, and Nutley, Charleston, SC, Arcadia, 2008, 127 pp.
Stefano Luconi

 

Con circa 1.500.000 residenti di ascendenza italiana, pari a quasi il 18% della popolazione totale del proprio territorio, secondo i dati del censimento del 2000, il New Jersey rappresenta il secondo Stato dell’Unione – dopo quello di New York – per numero di abitanti italo-americani e il terzo – dopo il Rhode Island e il Connecticut – quanto alla loro concentrazione. Inoltre, in quello stesso anno, gli italo-americani costituivano il gruppo etnico più consistente dello Stato. In base a queste cifre, il New Jersey è assurto a luogo simbolo della presenza italiana negli Stati Uniti. Nell’immaginario collettivo, tale paradigmaticità ha implicato pure i cliché più vieti e maggiormente infamanti sull’esperienza italo-americana, tra cui la presunta propensione al crimine organizzato. Lo aveva già attestato, per esempio, l’ambientazione nel New Jersey del serial televisivo The Sopranos, dedicato all’omonima e fittizia famiglia mafiosa.

 

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Una nuova generazione di emigranti. Il caso italo-finlandese

Una nuova generazione di emigranti

Il caso italo-finlandese

 

Paolo Di Toro Mammarella

 

 

1. Nuovi modelli di emigrazione e identità europea

Partire, voltare pagina e ricominciare da un’altra parte, lontano, dove tutto magari è un po’ più facile. Sin dalle origini, l’emigrazione ha accompagnato passo dopo passo le vicende umane, e su di essa sono già stati versati fiumi di inchiostro e di parole. Oggigiorno, molti ricercatori hanno osservato la nascita e lo sviluppo di nuove fenomenologie migratorie nei paesi occidentali, che nella maggior parte dei casi riguardano direttamente le nuove generazioni. A partire dagli anni 1990, gli studiosi si ritrovano a descrivere la cosiddetta “fuga di cervelli”, ovvero, la crescente ondata migratoria che coinvolge una fascia specifica della popolazione. Si tratta di giovani sotto i 35 anni che nonostante il progresso tecnologico, il benessere diffuso e l’aumento dei consumi, decidono comunque di spostarsi oltre confine. Mesi, o anni, che andranno a condizionare in maniera indelebile il resto della vita. Che decidano di tornare oppure no. A volte spinti dalla semplice volontà di scoprire il mondo o di crescere professionalmente. Altre dal bisogno, dalle necessità. Fatto sta che il fenomeno comincia a prendere piede, richiamando l’attenzione di studiosi e mass media[1].

Proprio da queste premesse è partito il progetto di ricerca Una nuova generazione di emigranti. Il caso italo-finlandese, realizzato in collaborazione con l’Institute of Migration di Turku. Anche questa ricerca, nel suo piccolo, rappresenta una sorta di “viaggio”: un lungo itinerario alla scoperta delle “nuove migrazioni”, fenomeno emergente e tipico dei paesi occidentali, forse non ancora inquadrato in tutta la sua portata. La ricerca mira quindi a far luce su una generazione di “migranti” profondamente diversa rispetto al passato, i cui protagonisti sono ragazzi con un’ottima formazione scolastica e universitaria alle spalle, che alla valigia di cartone hanno sostituito laptop e cellulari.

 

 

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Intervista a Ettore Melani

Intervista a Ettore Melani

di Matteo Sanfilippo

 

Da due anni gira per il web Un giorno in Europa: nuove forme di emigrazione (2008), interessante documentario girato da Ettore Melani e montato da Nadia Baldi. Il filmato di quasi un’ora è dedicato ai vari aspetti e ai vari problemi della nuova emigrazione continentale under 35, seguiti ricostruendo la giornata tipo di qualcuno che si sposta per lavoro in un’altra città, un altro paese. L’autore, sulla scia del dibattito innescato dal manifesto di Claudia Cucchiarato, recentemente riportato da ASEI, ci ha proposto di rendere disponibile la sua opera e un trailer (si possono scaricare da http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Flash&d_op=getit&id=13328). Inoltre ci ha concesso questa intervista.

 

 

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L’immagine dell’“altro” nel rapporto tra immigrati italiani e società tedesca. Percezioni a confronto tra Otto e Novecento.

L’immagine dell’“altro” nel rapporto tra immigrati italiani e società tedesca. Percezioni a confronto tra Otto e Novecento.
Elia Morandi

 

Fonti e problemi di metodo

 

Quando, qualche tempo fa, un collega mi propose di iniziare ad occuparmi anche della questione dell’immagine dell’“altro” nel rapporto tra Gastarbeiter[1] italiani e società tedesca, mi sembrò una sfida interessante da cogliere, pur sapendo peraltro che non sarebbe stato un compito facile. Un po’ perché mi ero occupato solo tangenzialmente della questione[2], ma soprattutto perché, pur trovando l’argomento affascinante, lo ritenevo anche di assai difficile “lettura”. E il perché è presto detto. E’ innegabile che la tematica in questione, per i riflessi che ha sulle prospettive e le opportunità dei migranti nel paese ospite, sia ormai ineludibile in ogni discorso serio sull’emigrazione, ma come affrontarla? March Bloch nel suo Apologia della storia sosteneva che “i fatti umani sfuggono alle determinazioni matematiche” e che “dov’è impossibile calcolare, bisogna suggerire”[3]. Ora, mi sembra che nel caso dell’argomento che qui ci interessa la necessità di “suggerire” sia davvero massima. Che cosa si intende per percezione dell’“altro”? Esiste la percezione dell’“altro”, uguale per tutti, o si tratta di una faccenda più soggettiva? E ancora, chi è che percepisce chi? Se sono gli italiani a percepire i tedeschi, di quali italiani si tratta? Di quelli di Trento o di quelli di Palermo? O magari di quelli di Palermo emigrati a Monaco di Baviera? E quali tedeschi percepiscono? Quelli conosciuti sui libri o il collega alla catena di montaggio della Volkswagen? E se sono i tedeschi a percepire gli italiani, di che tedeschi si tratta? Del proprietario di un’azienda o di un operaio? Di un protestante del nord del paese o di un cattolico del sud? Di una persona che parla per sentito dire o per esperienza diretta? Può inoltre cambiare la percezione? E se cambia, come cambia?

 

 

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proiezione video e presentazione volume

il CISEI – Centro Internazionale studi Emigrazione Italiana presenta per il ciclo “Dal Porto al Mondo”, incontri sul tema dell’emigrazione organizzati dal CISEI, 

La proiezione del video a cura del CNEA e dell’ artista Meo Carbone (da un’idea di Pascale Carbone)

The Dream…per non dimenticare
La diaspora del popolo italiano negli Stati Uniti nel XX Secolo

e presentazione del libro a cura del Prof. Dominic Candeloro

The Italians of Chicago
Casa editrice NOUBS – traduzione Ernesto Milani

5 luglio 2010 – Genova –  Galata Museo del Mare – Sala Auditorium – ore 17.00
(Calata de Mari 1 –  area del Porto Antico)