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Risorgimento in Exile. Italian Émigrés and the Liberal International in the Post-Napoleonic Era

risorgimento_exile Maurizio Isabella, Risorgimento in Exile. Italian Émigrés and the Liberal International in the Post-Napoleonic Era, Oxford, Oxford University Press, 2009

 

Quando per il numero 4, 1 (2008) di questa rivista abbiamo ideato il dossier “Per una storia politica dell’emigrazione”, non avevamo valutato esattamente quanto tale campo potesse espandersi. In particolare, avevamo pensato a un solo articolo per il risorgimento: Agostino Bistarelli, Cittadini del mondo? Gli esuli italiani del 1820-1821, pp. 5-21. Precedenti lavori dello stesso Bistarelli (La tela e il quadro. Per una biografia collettiva degli esuli italiani del 1821, “Cercles. Revista d’història cultural”, 10, 2007, pp. 201-220) e di altri studiosi (da Romano Ugolini, Gli esuli italiani n Belgio nel Risorgimento, “Archivio Trimestrale”, 6, 3, 1980, pp. 471-477, a Donna R. Gabaccia, Class, Exile and Nationalism at Home and Abroad: The Italian Risorgimento, in Italian Workers of the World: Labor, Migration, and the Making of Multi-Ethnic Nations, a cura di Ead e Fraser Ottanelli, Urbana, University of Illinois Press, 2001, pp. 21-40, e Maurizio Isabella, Italian Exiles and British Politics Before and After 1848, in Exiles from European Revolution: Refugees in Mid-Victorian England, a cura di Sabine Freitag, New York-Oxford, Berghahn Books, 2003, pp. 59-87, ed Exile and Nationalism: the Case of the Risorgimento, “European History Quarterly”, 36, 2006, pp. 493-520) puntavano in questa direzione, ma non anticipavano il boom che si sarebbe registrato in questo campo appena l’anno successivo. Nel 2009 infatti Gilles Pécout ha raggiunto un primo livello della ricerca da lui organizzata sul volontario internazionale curando un apposito fascicolo monografico su International Volunteers and the Risorgimento, “Journal of Modern Italian Studies”, 14, 4 (2009). In esso, oltre alle riflessioni del curatore sul caso italiano (The international armed volunteers: pilgrims of a transnational Risorgimento, pp. 413-426), troviamo uno studio praticamente speculare a quelli di Bistarelli: Grégoire Bron, The exiles of the Risorgimento: Italian volunteers in the Portuguese Civil War (1832-34), pp. 427-444. Sempre nel 2009 il già menzionato Maurizio Isabella ha concluso una prima parte del suo lavoro sul Risorgimento in esilio con il libro qui preso in esame, sul quale torneremo più avanti. Infine. Valeria Ferrari, Civilisation, laicité liberté. Francesco Saverio Salfi fra Illuminismo e Risorgimento, Milano, FrancoAngeli, 2009, ha trattato di un pensatore e politico, che ha scelto la via dell’esilio in Francia alla fine dell’avventura italiana dei bonapartisti.

 

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La “sezione lavoro ed emigrazione” del Museo Provinciale della Vita Contadina, Cavasso Nuovo (PN)

Stefano Luconi

La “sezione lavoro ed emigrazione” del Museo Provinciale della Vita Contadina, Cavasso Nuovo (PN)
L’emigrazione dall’area pedemontana friulana è stata a lungo caratterizzata dall’esodo di terrazzieri e mosaicisti, lavoratori specializzati che avevano appreso il proprio mestiere fin dal Settecento nella vicina Venezia e che continuarono ad abbandonare la zona delle Prealpi Carniche – per trasferirsi prima in Austria, Germania e Francia e successivamente nelle Americhe, soprattutto in Argentina e negli Stati Uniti
– anche all’interno del più ampio fenomeno dei flussi di manodopera non qualificata che contraddistinsero i decenni delle partenze di massa dalla penisola italiana. I centri di Colle, Sequals e Spilimbergo – per i mosaicisti – e di Cavasso e Fanna – per i terrazzieri – furono le principali località d’origine di questi emigranti nell’area di Pordenone. Non desta, pertanto, meraviglia che la “sezione lavoro ed emigrazione”
del locale Museo Provinciale della Vita Contadina, situato presso la sede del comune di Cavasso Nuovo nel Palazzo Polcenigo-Fanna, abbia conferito particolare rilievo a queste due categorie.