SIAMO TUTTI EMIGRANTI

SIAMO TUTTI EMIGRANTI
Un volume degli annali Einaudi dedicato al fenomeno perché l´italiano rimane nomade 

Uno stereotipo che si rivela falso: prima i poveracci eravamo noi e ora sono gli altri
Oggi ci si continua a spostare per lavoro anche se in forme diverse dal passato


 

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L’epoca della Grande Emigrazione VI° Parte

I viaggi in Nord America di monsignor Pietro Pisani

Il 2 luglio 1908 il cardinale Raffaele Merry del Val annuncia al delegato apostolico Donato Sbarretti l’arrivo in Canada di monsignor Pietro Pisani, che deve indagare sulle condizioni degli immigranti italiani per esplicita volontà del pontefice1. Pisani è già un personaggio di rilievo tra gli studiosi cattolici dell’emigrazione. Nato a Vercelli il 15 luglio 1871 da Giuseppe Pisani e Luisa Minoglio ha studiato nel Seminario della città natale ed è stato ordinato sacerdote il 25 febbraio 1894. Dopo aver vissuto alcuni anni a Genova, dove si è laureato in Lettere il 2 luglio 1898, insegna dall’ottobre di quell’anno al Seminario Maggiore di Vercelli e accompagna l’attività di docente a quella a sostegno degli emigranti nelle nazioni limitrofe. A tal scopo, nell’agosto 1899, si è recato in Germania e in Svizzera. Rientrato in Italia, ha redatto un promemoria per l’episcopato italiano e ha inaugurato, nel gennaio 1900, una lunga carriera di conferenziere sui problemi dell’emigrazione. Nel marzo dello stesso anno si è incontrato con Ernesto Schiaparelli e assieme si sono recati a Cremona dal vescovo Geremia Bonomelli. Due mesi dopo, Pisani ha partecipato alla fondazione dell’“Opera di Assistenza per gli italiani emigrati in Europa” (che dal 1914 prende il nome dello scomparso Bonomelli). Nell’estate è tornato in Germania e in Svizzera, inviato dal vescovo cremonese. È entrato inoltre in contatto con il celebre economista cattolico Giuseppe Toniolo, che, nell’agosto del 1900 lo ha iscritto d’ufficio alla sezione italiana dell’Association Internationale pour la protection légale des travailleurs e nel dicembre gli ha chiesto di collaborare alla “Rivista Internazionale di Scienze Sociali e Discipline Ausiliarie” con una rubrica sugli italiani all’estero2. Nei dieci anni successivi l’attività di Pisani segue questa falsariga: lezioni al seminario e conferenze sull’emigrazione in varie città d’Italia durante l’inverno; viaggi all’estero durante l’estate, talvolta in compagnia di Schiaparelli o Bonomelli. Si reca così molte volte in Germania (1901, 1902, 1905, 1906) e in Svizzera (1901, 1902, 1906); visita inoltre Svezia e Danimarca (1902), nonché Francia, Inghilterra e Belgio (1903). Nel frattempo il suo interesse per l’emigrazione si arricchisce di una forte dimensione teorico-politica. Nell’estate del 1904 redige l’opuscolo I pericoli dell’emigrazione temporanea e ne discute con Schiaparelli e i cardinali Girolamo Gotti, prefetto di Propaganda, e Francesco Satolli, già primo delegato apostolico negli Stati Uniti. Nel 1905 partecipa alla costituzione dell’Unione Cattolica Piemontese, mentre a partire dal febbraio 1906 si incontra con Toniolo per fondare un’Unione Popolare modellata sulla tedesca Volksverein3.

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L’epoca della Grande Emigrazione V° Parte

Dentro o fuori della chiesa: storie di vita della prima immigrazione italiana in Canada

Negli ultimi venti anni è rinata l’attenzione per le esperienze quotidiane dell’emigrazione transatlantica otto-novecentesca e in particolare per il modo con il quale sono state ricostruite ex post dagli stessi protagonisti. Il tema aveva già affascinato i sociologi della prima metà del Novecento, ma verso la fine del secolo ha avuto un vero e proprio revival, sia per quanto riguarda le lettere degli emigranti, sia per quanto concerne le memorie autobiografiche1. Sul versante statunitense, la ricerca si è mossa su un duplice canale: riflessione sui meccanismi della memoria, soprattutto femminile, e pubblicazione di autobiografie significative2. Su quello canadese, è più difficile identificare un sentiero univoco. John Potestio ha curato l’edizione inglese delle Ricordanze di Giovanni Veltri, piccolo appaltatore di lavori per la ferrovia tra Colombia Britannica e Ontario settentrionale3. Bruno Ramirez ha raccolto materiali autobiografici in un libro sulle origini della comunità italiana di Montréal e ne ha utilizzato una parte per sceneggiare la nomina di Antonio Cordasco a “re” dei lavoratori di quella città nel documentario Caffé Italia di Paul Tana (1985)4. Infine Gianfausto Rosoli ha proposto un approccio d’assieme alle autobiografie degli emigranti e Mauro Peressini ha trattato della memoria così come si esprime nelle interviste5.

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L’epoca della Grande Emigrazione IV° Parte

Gli italiani in Nord America nell’Archivio della Congregazione “de Propaganda Fide” (1893-1908)

Abbiamo già accennato al fatto che l’Archivio storico della Congregazione “de Propaganda Fide” si è enormemente accresciuto nel corso dell’Ottocento. Ciò ha provocato la modifica della sua organizzazione, rimasta immutata sin dal Seicento. A partire dal 1893, tranne la raccolta delle decisioni più importanti (che costituisce la serie degli Acta), tutto il materiale è accorpato nella cosiddetta Nuova Serie. All’interno di essa i documenti, in arrivo e in partenza, sono classificati in numerose rubriche che si possono ripartire in due gruppi.

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Storia d'Italia

Storia d’Italia. Annali 24. Migrazioni

Storia d'ItaliaQuesto nuovo «Annale» della Storia d'Italia dedicato alle Migrazioni prende spunto da due considerazioni di fondo. La prima considerazione è la rilevanza che nel lungo periodo i processi di emigrazione e di immigrazione hanno avuto nella storia italiana. Innanzi tutto è stata la posizione strategica nel Mediterraneo a rendere l'Italia uno dei nodi di quell'intensa mobilità che ha conferito unitarietà culturale alle civiltà del grande bacino marino. In secondo luogo è stata la dinamica demografica esistente nelle aree di frontiera settentrionali a conferire all'Italia un altro rilevante ruolo strategico. Le Alpi, ritenute a lungo una frontiera-barriera, nelle ricerche piú recenti si sono rivelate l'altro grande spazio di comunicazione e di scambio, in virtú della radicata mobilità delle popolazioni locali. In terzo luogo è stata l'incessante mobilità interna che, nonostante la reiterata frammentazione politica del paese, ha caratterizzato i rapporti fra diverse realtà, mettendo costantemente in contatto le popolazioni di differenti aree economiche e sociali. E infine, a conferire un altro ruolo decisivo all'Italia è stato il contributo predominante che in termini quantitativi il nostro paese ha fornito alle grandi emigrazioni europee otto-novecentesche. La seconda considerazione investe l'attualità che i fenomeni di emigrazione e immigrazione hanno assunto oggi, nel breve periodo, sotto lo stimolo delle tendenze affermatesi negli ultimi venti anni. In questo arco temporale, infatti, al pari di altri paesi dell'area mediterranea, l'Italia è diventata uno dei poli di destinazione dei flussi migratori internazionali, stimolati dalle grandi trasformazioni economiche e politiche del mondo contemporaneo. Negli stessi anni in cui si è andata affermando l'immigrazione straniera si è assistito inoltre alla ripresa dell'emigrazione da parte degli italiani.
Molti storici italiani e stranieri lamentano che l'emigrazione sia quasi del tutto esclusa dalle grandi riflessioni d'insieme sulla storia del paese. Si tratta di un vuoto storiografico che questa nuova «Grande Opera» colma in modo davvero esemplare.
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Sicilians in Tampa: Unfolding the Journey

Sicilians in Tampa: Unfolding the Journey, convegno 11 – 12 luglio 2008 e mostra 29 marzo – 31 dicembre 2008, Tampa, FL

Meta in particolare di siciliani originari soprattutto di una ristretta area incentrata sui villaggi di Santo Stefano Quisquina, Alessandria della Rocca, Bivona e Cianciana nella provincia di Agrigento, il distretto di Ybor City a Tampa in Florida è stato teatro di una delle esperienze più singolari dell’immigrazione italiana negli Stati Uniti. Il radicalismo politico e sindacale – retaggio dei fasci siciliani, ai quali numerosi pionieri della comunità avevano aderito prima di essere costretti a lasciare l’isola a causa della repressione crispina – facilitò l’interazione con gli altrettanto battaglieri spagnoli e cubani, con cui gli italiani si trovarono a condividere il lavoro nelle manifatture di sigari, e agevolò la conseguente elaborazione di una comune identità e cultura “latina” nel corso del primo ventennio nel Novecento.

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L’epoca della Grande Emigrazione III° Parte

Monsignor Gaetano Bedini e l’emigrazione verso le Americhe

Il primo contatto di Gaetano Bedini con gli immigrati europei nel Nuovo Mondo avviene per caso. Dopo essere stato uditore della nunziatura di Vienna dal 1838, è promosso internunzio in Brasile il 28 ottobre 18451. Ritorna quindi a Roma, riceve le istruzioni per la sua missione e si imbarca a Civitavecchia2, dove in extremis Propaganda lo incarica d’indagare sulle accuse di eccessiva venalità rivolte al clero brasiliano3. Sbarca in Brasile nella seconda metà del gennaio 1846 e si dedica alle indagini sul clero locale e sulle missioni dei cappuccini4. Inoltre tiene Roma costantemente informata sulla guerra tra Argentina e Uruguay5.

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Terra di emigranti

swissinfo ha realizzato un dossier interattivo e multimediale sull'emigrazione dalla Svizzera italiana. Lo speciale "Terra di emigranti" illustra il contesto storico all'origine dei flussi migratori verso le mete oltreoceano e racconta la storia di chi ha lasciato la propria casa in cerca di fortuna.

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