Sicilians in Tampa: Unfolding the Journey

Sicilians in Tampa: Unfolding the Journey, convegno 11 – 12 luglio 2008 e mostra 29 marzo – 31 dicembre 2008, Tampa, FL

Meta in particolare di siciliani originari soprattutto di una ristretta area incentrata sui villaggi di Santo Stefano Quisquina, Alessandria della Rocca, Bivona e Cianciana nella provincia di Agrigento, il distretto di Ybor City a Tampa in Florida è stato teatro di una delle esperienze più singolari dell’immigrazione italiana negli Stati Uniti. Il radicalismo politico e sindacale – retaggio dei fasci siciliani, ai quali numerosi pionieri della comunità avevano aderito prima di essere costretti a lasciare l’isola a causa della repressione crispina – facilitò l’interazione con gli altrettanto battaglieri spagnoli e cubani, con cui gli italiani si trovarono a condividere il lavoro nelle manifatture di sigari, e agevolò la conseguente elaborazione di una comune identità e cultura “latina” nel corso del primo ventennio nel Novecento.

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Asei 5 – L’emigrazione italiana sugli schermi

L’emigrazione italiana sugli schermi
Compra Subito L’EMIGRAZIONE ITALIANA SUGLI SCHERMI
Collana ASEI 005 – ISBN 978-88-7853-119-2 – Anno 2009 – 258 pagine – € 25.00

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Questo dossier è strettamente collegato a quello su Cinema ed immigrazione pubblicato da “Studi Emigrazione” agli inizi del 2008. Alcuni autori hanno infatti collaborato alle due imprese, appaiate dai medesimi interrogativi: 1) in che modo gli emigranti sono ritratti sullo schermo?; 2) la loro partecipazione alla produzione cinematografica e televisiva del paese di arrivo ha influito su tale rappresentazione? […]
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Gli italiani in Brasile – VII parte

La nuova emigrazione degli anni cinquanta e sessanta

Nel secondo dopoguerra l’emigrazione italiana verso il Brasile registra nuovamente un consistente saldo positivo. Nel 1946 l’emigrazione è appena pari a 603 unità (contro 97 rimpatri), ma già l’anno successivo varca le 4.000 (contro 1.142 rimpatri) e nel 1951 le 9.000 (contro poco più di 2.000 rimpatri). Nel frattempo è risolto il contenzioso tra Italia e Brasile sui beni sequestrati a cittadini italiani durante la guerra e nell’accordo ratificato a Rio de Janeiro l’8 settembre 1949 è prevista la costituzione di una compagnia di colonizzazione e immigrazione mista, finanziata dall’Italia utilizzando anche i capitali appena sbloccati in Brasile. Nel 1952-1954 partono dalla Penisola rispettivamente 17.026, 14.328 e 12.949 emigranti, mentre sommando i dati dei tre anni i rimpatri non superano complessivamente le 10.000 unità. Il movimento delle partenze inizia a scendere dal 1955 (8.523 emigranti contro 2.592 rientri), ma si mantiene sopra le 1.000 unità sino al 1962, quando, però, i rientri sono 1.477. Nel corso dei restanti anni sessanta il saldo migratorio è sempre negativo e le partenze dall’Italia sono inferiori al migliaio. Questa cifra è nuovamente superata soltanto alla metà degli anni settanta, quando il saldo migratorio torna brevemente attivo.

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L’emigrazione italiana in Belgio nel secondo dopoguerra vista attraverso la televisione.

Per potere valutare le modalità e il livello d’integrazione nella società d’arrivo è particolarmente interessante soffermarsi sul posto che occupano gli immigrati italiani nei mass media del paese di accoglienza. Quale importanza ebbero nella “rappresentazione” mediatica della società belga?

Il Belgio alla fine della seconda guerra mondiale necessitava di una nuova mano d’opera, poco qualificata e disposta e scendere in miniera, cosa che gli operai belgi non erano più disposti a fare. Questa domanda di mano d’opera venne colmata dagli operai stranieri, in particolare da italiani sopratutto nel primo decennio post-bellico. L’Italia è la prima nazione ad inviare i suoi uomini a lavorare in Belgio nell’ambito di accordi bilaterali per lo scambio tra mano d’opera e carbone. Il Belgio impiegò in seguito mano d’opera in prevalenza dai paesi mediterranei in ritardo economico.

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