Una nuova generazione di emigranti
Il caso italo-finlandese
Paolo Di Toro Mammarella
1. Nuovi modelli di emigrazione e identità europea
Partire, voltare pagina e ricominciare da un’altra parte, lontano, dove tutto magari è un po’ più facile. Sin dalle origini, l’emigrazione ha accompagnato passo dopo passo le vicende umane, e su di essa sono già stati versati fiumi di inchiostro e di parole. Oggigiorno, molti ricercatori hanno osservato la nascita e lo sviluppo di nuove fenomenologie migratorie nei paesi occidentali, che nella maggior parte dei casi riguardano direttamente le nuove generazioni. A partire dagli anni 1990, gli studiosi si ritrovano a descrivere la cosiddetta “fuga di cervelli”, ovvero, la crescente ondata migratoria che coinvolge una fascia specifica della popolazione. Si tratta di giovani sotto i 35 anni che nonostante il progresso tecnologico, il benessere diffuso e l’aumento dei consumi, decidono comunque di spostarsi oltre confine. Mesi, o anni, che andranno a condizionare in maniera indelebile il resto della vita. Che decidano di tornare oppure no. A volte spinti dalla semplice volontà di scoprire il mondo o di crescere professionalmente. Altre dal bisogno, dalle necessità. Fatto sta che il fenomeno comincia a prendere piede, richiamando l’attenzione di studiosi e mass media[1].
Proprio da queste premesse è partito il progetto di ricerca Una nuova generazione di emigranti. Il caso italo-finlandese, realizzato in collaborazione con l’Institute of Migration di Turku. Anche questa ricerca, nel suo piccolo, rappresenta una sorta di “viaggio”: un lungo itinerario alla scoperta delle “nuove migrazioni”, fenomeno emergente e tipico dei paesi occidentali, forse non ancora inquadrato in tutta la sua portata. La ricerca mira quindi a far luce su una generazione di “migranti” profondamente diversa rispetto al passato, i cui protagonisti sono ragazzi con un’ottima formazione scolastica e universitaria alle spalle, che alla valigia di cartone hanno sostituito laptop e cellulari.
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