Introduzione
Si ritorna a parlare con particolare insistenza del voto da accordarsi agli italiani all ’estero che non lo domandano, mentre, ben altre, finora insoddisfatte, loro rivendicazioni non sono riuscite a trovare in Italia cervelli e cuori che le ascoltassero1.
Con queste parole il “Bollettino quindicinale dell’emigrazione” annunciava nel marzo 1956 la propria contrarietà al voto ai residenti all’estero. Il dibattito, nella primavera del 1956, si era fatto particolarmente intenso in coincidenza con le discussioni più generali sulle riforme legislative sull’emigrazione. Il mondo degli “addetti ai lavori” tuttavia sembrava particolarmente scettico sulla questione, tanto che non solo il “Bollettino quindicinale” ma anche la rivista “Italiani nel mondo” – attraverso un articolo del direttore, Leonida Felletti – espresse una posizione contraria:
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