Una nuova generazione di emigranti. Il caso italo-finlandese
Paolo Di Toro Mammarella
Una nuova generazione di emigranti. Il caso italo-finlandese
1. – Nuovi modelli di emigrazione e identità europea
Partire, voltare pagina e ricominciare da un’altra parte, lontano, dove tutto magari è un po’ più facile. Sin dalle origini, l’emigrazione ha accompagnato passo dopo passo le vicende umane, e su di essa sono già stati versati fiumi di inchiostro e di parole. Oggigiorno, molti ricercatori hanno osservato la nascita e lo sviluppo di nuove fenomenologie migratorie nei paesi occidentali, che nella maggior parte dei casi riguardano direttamente le nuove generazioni. A partire dagli anni 1990, gli studiosi si ritrovano a descrivere la cosiddetta “fuga di cervelli”, ovvero, la crescente ondata migratoria che coinvolge una fascia specifica della popolazione. Si tratta di giovani sotto i 35 anni che nonostante il progresso tecnologico, il benessere diffuso e l’aumento dei consumi, decidono comunque di spostarsi oltre confine. Mesi, o anni, che andranno a condizionare in maniera indelebile il resto della vita. Che decidano di tornare oppure no. A volte spinti dalla semplice volontà di scoprire il mondo o di crescere professionalmente. Altre dal bisogno, dalle necessità. Fatto sta che il fenomeno comincia a prendere piede, richiamando l’attenzione di studiosi e mass media1.
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Interviste
Matteo Sanfilippo
Matteo Sanfilippo intervista Claudia Cucchiarato
Nel nostro decennio la bibliografia sulla fuga dei cervelli italiani si è incrociata con quella sull’emigrazione dei giovani. Non abbiamo più quindi solitarie geremiadi, come ai tempi di Cervelli in fuga. Storie di menti italiane fuggite all’estero, a cura dell’Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani, Roma, Avverbi, 2001, e Claudia Di Giorgio, Cervelli export. Perché l’Italia regala al mondo i suoi talenti scientifici, Roma, Nuova Iniziativa Editoriale, 2003. Invece troviamo, da un lato, un forte interesse per le cosiddette skilled migrations, secondo la formula proposta da M. Carolina Brandi dell’Istituto di Ricerca sulla Popolazione e le Politiche Sociali: vedi il suo Portati dal vento. Il nuovo mercato del lavoro scientifico: ricercatori più flessibili o più precari?, Roma, Odradek, 2006, e il numero monografico curato assieme a Sveva Avveduto ed Enrico Todisco, Le migrazioni qualificate tra mobilità e brain drain, “Studi Emigrazione”, 156 (2004). Dall’altro, un discorso che non mira tanto a deprecare il fenomeno, quanto a comprenderlo storicamente: si confrontino Alvise Del Prà, Giovani italiani a Berlino: nuove forme di mobilità europea, “Altreitalie”, 33 (2006), pp. 103-125, e Nuove mobilità europee e partecipazione politica. Il caso degli italiani a Berlino, “Altreitalie”, 36-37 (2008), pp. 130-143, e Giovani oltre confine. I discendenti e gli epigoni dell’emigrazione italiana nel mondo, a cura di Cristiano Caltabiano e Giovanna Gianturco, Roma, Carocci, 2005. Certo molto spesso si finisce per ritornare alla lamentatio della perdita secca di intelligenza: Sergio Nava, La fuga dei talenti. Storie dei professionisti che l’Italia si è lasciata sfuggire, Cinisello Balsamo, San Paolo Edizioni, 2009. Tuttavia la curiosità dei singoli autori ha portato a fare molto di più. A interrogarsi per esempio sui fenomeni migratori connessi alla scelta di studiare all’estero: M. Carolina Brandi, L’emigrazione qualificata e la formazione all’estero, in Fondazione Migrantes, Rapporto italiani nel mondo 2006, Roma, IDOS, 2006, pp. 212-225. Inoltre a chiedersi chi siano e perche si muovano i giovani che costituiscono il nerbo di questi nuovi flussi.
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Una nuova generazione di emigranti
Il caso italo-finlandese
Paolo Di Toro Mammarella
1. Nuovi modelli di emigrazione e identità europea
Partire, voltare pagina e ricominciare da un’altra parte, lontano, dove tutto magari è un po’ più facile. Sin dalle origini, l’emigrazione ha accompagnato passo dopo passo le vicende umane, e su di essa sono già stati versati fiumi di inchiostro e di parole. Oggigiorno, molti ricercatori hanno osservato la nascita e lo sviluppo di nuove fenomenologie migratorie nei paesi occidentali, che nella maggior parte dei casi riguardano direttamente le nuove generazioni. A partire dagli anni 1990, gli studiosi si ritrovano a descrivere la cosiddetta “fuga di cervelli”, ovvero, la crescente ondata migratoria che coinvolge una fascia specifica della popolazione. Si tratta di giovani sotto i 35 anni che nonostante il progresso tecnologico, il benessere diffuso e l’aumento dei consumi, decidono comunque di spostarsi oltre confine. Mesi, o anni, che andranno a condizionare in maniera indelebile il resto della vita. Che decidano di tornare oppure no. A volte spinti dalla semplice volontà di scoprire il mondo o di crescere professionalmente. Altre dal bisogno, dalle necessità. Fatto sta che il fenomeno comincia a prendere piede, richiamando l’attenzione di studiosi e mass media[1].
Proprio da queste premesse è partito il progetto di ricerca Una nuova generazione di emigranti. Il caso italo-finlandese, realizzato in collaborazione con l’Institute of Migration di Turku. Anche questa ricerca, nel suo piccolo, rappresenta una sorta di “viaggio”: un lungo itinerario alla scoperta delle “nuove migrazioni”, fenomeno emergente e tipico dei paesi occidentali, forse non ancora inquadrato in tutta la sua portata. La ricerca mira quindi a far luce su una generazione di “migranti” profondamente diversa rispetto al passato, i cui protagonisti sono ragazzi con un’ottima formazione scolastica e universitaria alle spalle, che alla valigia di cartone hanno sostituito laptop e cellulari.
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