Recensione: William Issel, For Both Cross and Flag. Catholic Action, Anti-Catholicism, and National Security Politics in World War II San Francisco, Philadelphia, Temple University Press, 2010, viii, 206 pp.
Stefano Luconi
A poche settimane dall’ingresso degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale, in applicazione del decreto presidenziale 9066 che autorizzava l’interdizione di persone ritenute pericolose per la sicurezza nazionale dalle zone a ridosso della costa del Pacifico, alcune migliaia di italiani e italo-americani residenti in California furono costretti ad abbandonare i luoghi dove vivevano per trasferirsi in aree dell’interno del paese perché furono sospettati di avere rapporti col regime fascista. Una oramai copiosa letteratura, spesso di taglio sensazionalistico o con intenti agiografici verso i membri delle Little Italies colpiti da queste misure, ha attribuito tali provvedimenti alla superficialità degli investigatori e a pregiudizi etnici che, in una fase concitata di emergenza nazionale dopo l’attacco giapponese a sorpresa su Pearl Harbor, finirono per trasformare i legami sentimentali ed emotivi con la terra ancestrale di un gran numero di individui di origine italiana in relazioni di tipo ideologico e politico con il governo di uno Stato nemico.
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