L’Emigrazione umbra nel secondo dopoguerra

“L’Emigrazione umbra nel secondo dopoguerra. Foto, documenti e testimonianze della comunità di Fossato di Vico”.

Catia Monacelli e Nicola Castellani, con la collaborazione di Daniela Menichini, Editoriale Umbra, Foligno, 2008.

 Martedì 12 agosto, alle 17,30, sarà presentato per la prima volta, nell’ambito delle manifestazioni estive promosse dall’Amministrazione di Fossato di Vico, l’interessante volume dedicato a “L’Emigrazione umbra nel secondo dopoguerra. Foto, documenti e testimonianze della comunità di Fossato di Vico”, per i tipi dell’Editoriale Umbra. Insieme agli autori Catia Monacelli, Nicola Castellani e Daniela Menichini, ne parlerà lo storico Michele Colucci, esperto dei fenomeni migratori ed autore di numerosi saggi sul tema. Una ricerca originale che documenta la storia dell’emigrazione umbra nel secondo dopoguerra, ed in particolare il caso della comunità di Fossato di Vico, che insieme agli altri centri della dorsale appenninica, tra i quali Gualdo Tadino, Sigillo, Costacciaro e Gubbio, ha visto l’esodo d’intere generazioni, speranzose di migliorare le proprie condizioni economiche e sociali.

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I mestieri del mare dall’Arno al Tevere

I mestieri del mare dall’Arno al Tevere:  la Cooperativa di costruzioni navali dell’Idroscalo (1945-1975). Mostra fotografico-documentaria a cura di Nancy Aluigi Nannini, grafica di Federica Pistola e Lino Corti (Biblioteca “Elsa Morante”, Ostia, dal 17 al 26 gennaio 2008)

In occasione del centenario della nascita del fondatore e presidente della cooperativa, ormai scomparso, la mostra illustra il lavoro svolto dalla società nel corso di circa un trentennio di attività attraverso le fotografie tratte dagli archivi privati e i documenti reperiti presso la Camera di Commercio di Roma. Nata nell’immediato dopoguerra, dopo la distruzione dell’idroscalo di Ostia per i bombardamenti bellici, la cooperativa (CNN) si è infatti trasformata alla fine degli anni Settanta quando, per il pensionamento o per la morte di molti soci fondatori, è diventata la Canados(Cantieri navali di Ostia), un cantiere tuttora attivo e operante nella stessa sede con oltre trecento dipendenti e con una notevole proiezione internazionale.

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L’emigrazione siciliana*

Ti lassu Sicilia bedda mia
Iu parru sulu la lingua to,
e partu e vaju assai luntanu
unni si parra sulu amiricanu
(Franco Trincale, Sicilia a Brooklyn, in Lettera al papà lontano, musicassetta Fonola, s.d.)

 

Semo arivati qui in una cità che si chiama Nuova iorca ed è più grande di tutta la Siggilia che fa spavento tanta è la popolazione nelle strate. Uno si perde. Ma cci sono molti nostri paesani che pare di essere a Rabato e si fa tanto di cuore sentendo il nostro linguaggio
(Luigi Capuana, Gli “Americani” di Ràbbato, Torino, Einaudi, 1974, p. 38)

Nell’ultimo ventennio del Novecento l’emigrazione siciliana è stata raccontata in numerose testimonianze letterarie. Essa aveva già avuto riscontro nella letteratura di viaggio o nelle pagine di Pirandello2, nonché aveva da tempo trovato un proprio spazio nella canzone folklorica: si pensi ai versi di Trincale qui posti in epigrafe, nonché a Lu trenu de lu suli, la ballata di Ignazio Buttitta in memoria di Salvatore Scordo sepolto dalle macerie di Marcinelle3. Dopo il 1980, però, sono apparsi quadretti della vita quotidiana dei migranti, che danno voce proprio a questi ultimi4. In particolare nel 1991 è stata pubblicata La spartenza di Tommaso Bordonaro, dirompente diario di un contadino che ripercorre, tra le altre cose, la propria esperienza negli Stati Uniti5. In seguito la voglia di esprimersi in prima persona ha trovato la via del web: così racconti di singoli, talvolta corredati da foto o da altri materiali, sono apparsi da soli o sono stati inseriti nei dibattiti e nelle raccolte storico-documentarie di associazioni quali Sicilia mondo (http://www.siciliamondo.it/).
Agli inizi del Duemila il settore tra memorialistica e letteratura si è arricchito anche di pagine giornalistiche. Non tutte sono scritte da autori siciliani, né tutte sono imperniate sulla presenza siciliana. Tutte, però, ne ricordano qualche aspetto: la fondazione di città nordamericane che si chiamano Palermo, la colonia siciliana di Brooklyn, i siciliani negli Stati Uniti durante gli anni del proibizionismo e del gangsterismo, l’emigrazione illegale di operai e camerieri siciliani verso gli Stati Uniti alla fine del Novecento6. Inoltre è uscito un romanzo in bilico tra invenzione ed esperienza, che descrive giorno dopo giorno un anno di un laureato siciliano emigrato a Padova7.
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L’immigration dans les textes. France 1789-2002

L’immigration dans les textes. France 1789-2002

Janine Ponty, L’immigration dans les textes. France 1789-2002, Paris, Belin, 2003, 416 pp.

L’immigration dans les textes. France 1789-2002 Janine Ponty, specialista dell’immigrazione polacca in Francia, ha raccolto e commentato più di duecento documenti, in gran parte testi, ma anche carte geografiche, tabelle statistiche e alcuni facsimili di manifesti e documenti amministrativi. Dalla costituzione francese del 1791 ai vuoti accordi dell’ex-primo ministo Raffarin nel 2002, troviamo molti testi normativi, leggi e decreti, nonché rapporti, pamphlets, ricordi e testimonianze, articoli di giornale, interventi politici, ecc.. Gli italiani non godono di certo della parte del leone, neanche per il lungo periodo nel quale sono la prima comunità immigrata del paese, ma sono comunque ben presenti, anche al di fuori dei testi generali, dalla carta delle regioni di partenza del 1900 e dalla presentazione della Francia di Luigi Campolonghi a suo figlio nel 1910 alla lapide tolosana che commemora l’azione di Silvio Trentin e al discorso di Victor Basch al funerale dei fratelli Rosselli. Si potrebbe rimpiangere l’assenza particolarmente pesante di documenti successivi al 1945, 
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